Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Nei momenti in cui la luce in fondo al tunnel non si intravede nemmeno munendosi/armandosi di un binocolo, quando la situazione appare disperata e l’incertezza regna sovrana, viene fuori sia il meglio sia il peggio della natura umana. In una siffatta congiuntura, c’è chi pensa solo a se stesso, agli interessi di bottega, e chi non si arrende continuando a tendere la mano come gesto di aiuto, anche quando questa coraggiosa postura comporta un pericolo fuori programma, mentre gli atti di eroismo si alternano con azioni guidate daun opportunismo privo di scrupoli.
Ieri come oggi, uno scenario di guerra detta condizioni di straordinaria difficoltà, che rientrano in queste categorie, con una precarietà quotidiana, separazioni forzate, rinunce dolorose e sacrifici che in qualsiasi altra contingenza sarebbero considerati insostenibili.
Blitz si installa nel mezzo di feroci bombardamenti che non concedono tregua, in un riquadro d’epoca che il cinema ha più volte raccontato (appena a valle de L’ora più buia, nel medesimo frangente di Lady Henderson presenta), mostrando qualità di assoluta eccellenza ma anche alcuni limiti, con disposizioni nette/palesi, che pescano dal ricco bacino dei precedenti in materia così come dalle attitudini/preferenze che hanno marcato a fuoco la produzione di Steve McQueen, un cineasta che in questo caso sceglie/accetta di discostarsi parzialmente dal registro che ha caratterizzato la sua premiata/stimata attività.
Londra, settembre 1940. Mentre la città è tartassatadagli attacchi aerei orchestrati dai tedeschi, il governo caldeggia lo spostamento dei bambini nelle aree di campagna, considerate maggiormente sicure.
Così, Rita (Saoirse Ronan – Amabili resti, Brooklyn) decide di separarsi da George (Elliott Heffernan), il figlio avuto da un uomo di colore che ha perso anni addietro, ma quest’ultimo non accetta di buon grado la decisione. Alla prima occasione utile, il ragazzino si lancia dal treno che lo sta trasportando lontano dalla madre e comincia un accidentato viaggio di ritorno verso casa, lungo il quale incontra persone disposte ad aiutarlo, come il soldato Ife (Benjamin Clémentine – Dune), ma anche chi, come Albert (Stephen Graham – This is England, Boiling point), intende sfruttarlo per fini illeciti.
Farà tutto il possibile per ricongiungersi con sua madre, mentre Rita vive ore di incredibile angoscia, tra ricordi del passato e notti insonni, con un giovane soldato (Harris Dickinson – Beach rats, Triangle of sadness) pronto a sorreggerla nel momento del bisogno.
Dopo una tripletta – molto apprezzata, ma poco vista, soprattutto dalle nostri parti – di produzioni televisive (Small Axe, Uprising e Occupied city), Steve McQueen torna a cimentarsi con un lungometraggio, a sei anni di distanza da Widows – Eredità criminale. Con Blitz l’autore londinese scrive e dirige una pellicola dal sapore old style che rende vivido il contesto storico (le fiamme che aprono il film ne sono un esempio consono/efficace), alimentandosi di dettagli e di momenti sopraffini, tuttavia è contestualmente anche strozzatoda un flusso narrativo contrassegnato da segmenti autonomi, che lancia costantemente la palla in avanti.
Nello specifico, viene eletto come prioritario lo sguardo ad altezza bambino (l’esordio di Elliott Heffernan è da lustrarsi gli occhi), per quanto venga continuamente avvicendato con quello di Rita (Saoirse Ronanemana/sprigiona – ancora una volta - una classe melodrammatica di caratura superiore, purtroppo sfruttata solo in minima parte), illustrando un viatico che ricorda L’impero del sole (con scampoli di Oliver Twist, il personaggio interpretato dall’ottimo Stephen Grahamè come se sbucassedirettamente dalle sue pagine) per il peregrinare del protagonista.
Praticamente, Blitz è un libro aperto dal taglio – in prevalenza – favolistico, che genera un convincente/persistente trasporto emotivo, accompagnato da una componente estetica nella quale la mano dell’autore è facilmente riconoscibile e che si avvale di un impianto fotografico – di Yorick Le Saux (Solo gli amanti sopravvivono, Irma Vep) - in grado di illuminare/valorizzare i particolari allestendo una prelibata/attinente tavolozza cromatica, per quanto non manchino le note discutibili, per non dire lascive/stonate.
Così, alcuni personaggi, che si fanno apprezzare in un battibaleno, devono forzatamente uscire di scena in anticipo, e altri che sembrano meritevoli di usufruire di maggior spazio (su tutti, il Jack assegnato al lanciato Harris Dickinson) rimangono incastrati in un limbo perenne, mentre alcuni frangenti vengono risolti frettolosamente (vedasi l’avvolgente flashback che menziona la love story di Rita) e anche alcuni fascicoli che ricordano come le discriminazioni non muoiano mai, neanche quando gli sforzi dovrebbero spostare l’attenzione altrove, sono appioppatie chiusi a stretto giro di posta.
Insomma, Blitz finisce per essere – sempre considerando i limiti imposti dal quadro generale – il lavoro più canonico/spensierato di Steve McQueen (12 anni schiavo, Hunger e Shame rimangono apogei lontanissimi), una specie di pamphlet – intasato e meccanico, per quanto empatico - di quello che avrebbe potuto essere disponendo di un altro formato (quello seriale, avrebbe indubbiamente offerto la possibilità di esplorare/espandere personaggi e temi).
Un prodotto dalla genetica piuttosto ordinaria, nel quale prevale lo spirito di servizio, quantunque il tour de force annoveri squarci di considerevole pregio, nel quale le singole istantanee vincono – a mani basse - sull’insieme, ricco d’impulsi (come l’audace e vistosa colonna sonora siglata da Hans Zimmer – Dunkirk, Dune) ma contaminato da sviolinate transitorie/improvvide, sottolineature non approfondite in modo adeguato e smagliature non riassorbite (il capolinea è oltremodo svuotato, sparato a salve).
Con un ruolino di marcia costellato da ostacoli da superare e da un significativo calore/patrimonio umano, didascalie congrue che si affiancano ad altre spannometriche, punti fermi e organi ausiliari, determinazione e smarrimento, resilienza e fiamme infernali, cambi di marcia ed elementi ricorrenti, per un moto ondulatorio che procede a zig zag, tra occasioni prese al volo e altre dissipate senza pensarci più di tanto.
Malleabile e intermittente, polifonico e schematico.
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