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Club Zero

Regia di Jessica Hausner vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Club Zero

di axe
6 stelle

La signorina Novak fa parte del corpo docente, in qualità di nutrizionista, di un prestigioso istituto scolastico di una nazione del Nord Europa. Le vengono assegnati alcuni studenti desiderosi, per migliorare loro stessi o guarire patologie, di modificare le loro abitudini alimentari. L'insegnante propone soluzioni via via più incisive, riducendo il numero di ragazzi interessati e giungendo infine a "dominare" quelli più motivati; li convince a diventare membri del "Club Zero", un indefinito insieme di persone le quali condividono l'assoluta astinenza da cibo. Quali siano le conseguenze sul fisico dei giovani, è cosa facilmente intuibile. La regista austriaca Jessica Hausner dirige un film profondamente critico nei confronti della società occidentale; tale impostazione è rintracciabile non tanto nella drammatica evoluzione della trama e nel relativo epilogo, quanto nel quadro sociale ed umano descritto. Gli studenti che si rivolgono alla signorina Novak motivano la loro scelta riferendo istanze di vario genere; dalla lettura delle stesse traspaiono in varia misura insoddisfazioni personali e consapevolezza delle problematiche ecologiche connesse all'intenso sfruttamento delle risorse del pianeta. La docente affianca a precise indicazioni circa cosa e come mangiare, tecniche meditative; gradualmente riduce le quantità e qualità di alimenti ed infine, percependo d'avere il controllo sulla mente dei giovani, propone loro di non mangiare più. Ciò inteso come non nutrisi. Capita, infatti, che i ragazzi vomitino quanto ingoiato non appena fuori controllo altrui. La mente domina il fisico, il quale reagisce come è naturale che accada; un ragazzo diabetico finisce in ospedale causa mancata assunzione di insulina. La mente di Novak, a sua volta, controlla quella dei giovani. Ella li tranquillizza circa la non necessarietà di alimentarsi; sottointende che ciò porterà alla morte dei soggetti rapidamente sottoposti a tale regime, ma ciò non è un male. Tale consapevolezza giunge all'evidenza dei protagonisti lentamente, ma essi non ne sono affatto turbati, in quanto ritengono la morte una trasposizione dell'anima in un diverso stato di esistenza. Lo pensa pure l'insegnante ? Non lo sappiamo. Ma è certo che la donna agisce con coscienza e volontà, in qualità di adepta di un culto legato ad una imprecisata divinità alla quale ella si rivolge per chidere aiuto nella realizzazione del piano. Novak ha gioco facile nel manovrare le menti dei giovani; insoddisfatti di loro stessi, con una vita familiare sgradevole - pesano l'assenza o il pessimo rapporto con genitori che, in realtà, non fanno molto per i loro figli - poco interessati allo studio, apparentemente privi di passioni, piuttosto scarsi nelle attività fisiche o artistiche che eseguono nell'istituto, privi dell'istinto che li spinge ad una continua ricerca del miglioramento, in quanto, per motivi di censo, non hanno ne hanno alcuna necessità, lasciano che la mente vaghi, conosca la realtà e, riconoscendo la loro condizione di privilegiati tra i privilegiati, essendo incapaci di mettere a frutto le proprie energie per realizzare un qualcosa di buono, accusano sensi di colpa; maturano una grave sofferenza, che possono lenire solo grazie alle parole della loro "guida spirituale". I comportamenti suggeriti, inizialmente, migliorano il rendimento e l'umore dei ragazzi. Esaurite in ciò le ultime energie che il fisico può chiamare a raccolta, i protagonisti si stringono intorno alla signorina Novak e con lei - nel frattempo allontanata dall'istituto, probabilmente a causa delle sue azioni, previo allarme dei genitori dei ragazzi, ma adducendo un motivo diverso - scompaiono ... per sempre. Solo una ragazzina è salva; è stata "costretta" ad abbandonare il gruppo per andare in villeggiatura con i genitori. Ma non è pentita, ne' dispiaciuta, e si prepara ad essere una nuova signorina Novak; una guida spirituale - così è mostrata nell'allegoria dell'epilogo - pronta a riempire un vuoto, in quello che la regista tratteggia come un mondo nel quale moralità, sentimento, passione scarseggiano terribilmente. Discrete le interpretazioni; il ruolo di Novak è di Mia Wasikowska, attrice e regista australiana; fredda, imperturbabile, realizza il suo piano con estrema pazienza, senza mai tradire emozioni verso chi consapevolmente conduce verso la morte. Assassina a sangue freddo o prima vittima, ella stessa, di una propria follìa ? Impossibile esserne certi; la fine della donna e dei suoi "adepti" è avvolta nel mistero. I connotati dei due ruoli sfumano l'uno nell'altro, nell'ottica di un "vuoto morale" che apre la strada al più intenso relativismo. Le ambientazioni sono razionali, ma fredde, quasi deserte. Non c'è vitalità nell'istituto scolastico, nelle vie della cittadina, nelle case, persino nei locali destinati all'arte. I personaggi agiscono per "convenzioni", procedono per inerzia e sono disperatamente soli. I festeggiamenti del Natale rappresentati nella seconda parte del film sono tra i più tristi che abbia mai visto. In tal desolante contesto, è dunque plausibile che alcuni giovani, pur di "vivere", scelgano di ... morire; insieme e per un ideale, per quanto assurdo sia. Il ritmo del racconto è lento ed alcune sequenze sono disturbanti. La narrazione è accompagnata da una colonna sonora a tratti "minimale", non sempre gradevole. La ricostruzione del contesto e la caratterizzazione dei personaggi è tanto pessimista da essere irreale. Ragazzi presumibilmente dotati di una certa istruzione, per quanto grave sia la loro depressione, non posso essere tanto facilmente manipolabili; alla stessa maniera, non è plausibile che dei genitori, pur non in grado di avere un dialogo con i loro ragazzi, non siano in grado di comprendere che la loro salute fisica è, ad un certo momento, in grave pericolo, a causa di un vero e proprio plagio. Ne' le reazioni ai gravi eventi in epilogo possono essere composte come appaiono, anche nei confronti dei vertici dell'istituto, a loro volta colpevolmente inerti nei confronti dell'insegnante maliziosa. Ad ogni modo, comprendo le intenzioni della regista, la quale muove una durissima critica con intenso uso di simboli ed allegorie. Un film senza dubbio interessante, ma da vedere ... con cognizione di causa.

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