Regia di Lay Jin Ong vedi scheda film
Due fratelli tra le luci e le uggiosità di Kuala Lumpur: uno è sordomuto e responsabile, l’altro è violento e incontrollabile. La prima ora di questo piccolo dramma sottoproletario è dedita a inquadrare i due protagonisti, a far riverberare nella loro vita traumi e difficoltà - a partire dalla prima immagine del giovane suicida. Conducono una doppia vita - altri doppi, altri yin e yang al FEFF 2023, dopo Ditto e You & Me & Me - eppure sono inseparabili. Finché il melodramma non li separa.
Non è un film che brilla per originalità né si libera da una sostanziale perenne medietà - nonostante il plot twist a metà film, che per poco illude di sfiorare un coeniano picco di nonsense - ma non si può negare che l’esordiente Jin Ong sia un caso raro di regista in grado di fare delle scelte, anche sdrucciolevoli e inconsistenti, ma a sincera caccia di personalità. Anche al prezzo di inserirla a forza in un soggetto scolastico. I ralenti, i flashback rivelatori, i primi piani: è un regista che sa inquadrare i volti e sa trarne in modo straziante le disperazioni. Si può pensare che sia essenzialmente merito delle sole interpretazioni; e invece no, perché bravi attori bisogna saperli ben inquadrare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta