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Challengers

Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film

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Barone Cefalu

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La recensione su Challengers

di Barone Cefalu
4 stelle

Deludente deriva tecnicista, ma già se ne vedevano i segni progressivi ed altalenanti, film dopo film, di Luca Guadagnino, che sacrifica un cinema forse imperfetto ma sincero e con una sua forza (Io sono l’amore, Chiamami col tuo nome), a confezioni estetiche e sociali furbe, patinate, volutamente "cool".

 

Ciò che è patetico, e mi dispiace dirlo, è questa ricerca da parte del regista quasi di voler apparire giovane, di interpretare e capire bene i segni delle nuove generazioni immergendosi in un mondo che viene spesso scalfito, esacerbando in questo ultimo caso gli aspetti più consumistici e di immagine tradendo le ragioni di fondo, di utilizzare un linguaggio spesso facile e spettacolare, servendosi di una fotografia ineccepibile e notevole, di un utilizzo della macchina, così come le musiche, spesso ingombranti che sottolineano quello che forse avrebbe avuto bisogno di un racconto solido alle spalle.

 

 

Difficile affezionarsi a due amici/rivali se prima si evita e si sorvola nel farci affezionare a questi personaggi. Quindi è successivamente inutile giocare con le parti, con una storia stravista nel cinema di contendenti, come nel titolo, verso una donna, nella vita e nello sport. Si resta distanti, come a guardare fuori da una finestra, per tutto il film. Impossibile il coinvolgimento, se non per gli amanti forse del gossip e sport di apparenza.

Ritengo che l’idea dei flashback, per quanto ben fatta, abbia indebolito parecchio la struttura narrativa invece di arricchirla, diventando mero accessorio estetico e compiaciuto. Inutile parlare di relazioni, intrighi, o di sessualità aperta, quando alla base manca un forte sostegno narrativo ed un sottotesto.

 

Abbastanza bravi gli attori, anche se personalmente trovo Zendaya ancora un’attrice fin troppo immatura e, ahimè, sopravvalutata, spremuta dal mercato cinematografico e di immagine. Ma il regista è notoriamente sensibile ai nuovi idoli, come Villeneuve, altro regista fin troppo osannato. 

 

Da notare a sprazzi anche alcune influenze e simmetrie dal cinema dell’ultimo Wes Anderson. Ingombranti anche le etichette e gli sponsor nel film, un continuo rimando a tutti gli sponsor possibili ed immaginabili, da Nike ad Uniqlo, da Fila a Coca Cola, da Head a Wilson, a Babolat, a mille altri. 

Virtuosismi di macchina e tanta computer graphic in campo, ma con un cuore che se c’è, non si vede.

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