Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
Siete innamorati di Zendaya? "Chi non lo sarebbe" dice Art Donaldson guardando inebetito l'ex tennista Tashi Duncan seduta dall'altra parte del tavolo.
Se ne siete innamorati non resterete delusi. Zendaya emana tanto fascino quanta risolutezza posizionandosi ai vertici di un triangolo amoroso in cui il suo personaggio sembra avere sul piatto della racchetta il match point ad ogni colpo.
I tennisti Art Donaldson (Mike Faist) e Patrick Zweig (Josh O'Connor) provano a starle dietro con il punteggio, cercando di portarsi via l'un l'altro il posto in finale. L'avversaria ed il premio... sempre lei, Zendaya/Tashi Duncan.
Siete appassionati di tennis? Il film non vi tradirà. Sui teloni che circondano il campo da gioco del fittizio torneo di New Rochelle sono stampati il logo della "USTA", la federazione tennis americana, e quello dell'ATP Challengers Tour, il cosidetto circuito degli sfidanti.
Sui campi di Atlanta il nome del torneo, l'Atlanta Open, che si disputa sui campi dell'Atlantic Station dal 2012, si alterna al prestigioso marchio delle "US Open Series" che distribuiscono al giocatore e alla giocatrice che hanno ottenuto più punti nel circuito estivo su cemento un premio in danaro commisurato al risultato conseguito agli US Open. Gli appassionati non mancheranno di riconoscere le gigantografie di Andy Roddick, Sam Querrey e John Isner che campeggiano nell'albergo di Atlanta dove Tashi e Patrick incrociano le racchette dopo molto tempo.
Lungo i corridoi dell'Arthur Ashe Stadium di Flushing Meadows si alternano, invece, le foto dei grandi campioni del torneo che la telecamera di Guadagnino sfoca rendendo le loro presenze appena percettibili.
Mary Joe Fernandez, ex finalista degli Australian Open e del Roland Garros, partecipa al gioco commentando le prestazioni di Art Donaldson, campione in declino, alla vigilia degli Us Open, al quale manca il torneo di casa per completare il "Career Grand Slam".
Gli appassionati della racchetta avranno dimestichezza con i problemi finanziari di un giocatore posizionato oltre la duecentesima tacca del ranking e riconosceranno la legge non scritta, ma piuttosto attendibile, per cui i vincitori in singolare delle finali juniores agli Us Open (ma vale anche per gli altri Slam) difficilmente arriveranno a vincerne una da professionisti. Viktorja Azarenka nel 2005 fu l'ultima vincitrice del torneo Junior a vincere un torneo del Grande Slam tra le "pro".
La sceneggiatura di Justin Kuritzkes è talmente accurata che gli appassionati non avranno alcuna perplessità davanti alla scelta di una giocatrice di tardare il passaggio al professionismo per frequentare gratuitamente l'Università, grazie ad una borsa di studio, e guadagnarsi così un titolo scolastico di alto livello da sfruttare nel caso la carriera sportiva non sia brillante quanto sperato. La tennista americana Danielle Collins non abbracciò immediatamente il professionismo e si laureò nel 2016 rinunciando ai pochi premi in danaro ottenuti nel "WTA Tour " e nel circuito "ITF" mentre giocava per l'Università della Virginia. In seguito avrebbe raggiunto eccellenti risultati come la finale agli Australian Open e il best ranking al nr. 7 potendo contare sulla sicurezza fornita da un titolo di studio cuscinetto.
Vi chiederete poi il senso di giocare un torneo Challenger per un campione. Se le parole di Tashi Duncan non vi convincessero ricordo che André Agassi, nel novembre del 1997, sprofondato in classifica e bisognoso di fiducia, giocò a Las Vegas e Burbank nel circuito minore collezionando una finale ed un titolo. Fu l'inizio della sua rinascita sportiva che culminò con la vittoria al Roland Garros del 1999. E fu, per il Kid" di Las Vegas, il Career Grand Slam.
Insomma tutto quadra in questa storia sportiva persino gli scambi violenti sul campo, i movimenti esplosivi dei protagonisti che sembrano giocatori professionisti. Guadagnino sa scegliere le inquadrature, usa il rallenty e improvvise accelerazioni che prendono in contropiede e bruciano le linee del campo. Zweig è un mix tra la pazzia di John McEnroe, I'assurdo servizio di Jay Berger ed il "lavoro sporco" praticato da Brad Gilbert mentre Donaldson è un concentrato di analitica e spietata cura dei particolari alla Ivan Lendl.
Seguite con emozione il cinema di Luca Guadagnino? Dietro al manifesto del circuito tennistico internazionale c'è la sua firma.
Tramite i flash back che interrompono la finale Guadagnino filma i tre set che raccontano la rivalità e la complicità sentimentale tra Zweig e Donaldson durata tredici anni. Il primo set vinto facilmente da Zweig è la proiezione degli anni della tarda adolescenza in cui il talentuoso tennista aveva sconfitto l'amico sul campo degli Us Open conquistando i favori di Tashi. Nel secondo set il ribaltone sportivo corrisponde agli anni fecondi in cui Donaldson si sostituiva, finalmente, all'amico diventando il marito di Tashi e il campione affermato vincitore di sei Slam. L'ultimo set ê quello più combattuto ma non sembra offrire spettacolo tra errori e scorrettezze a profusione. Gli stessi errori e le stesse scorrettezze le avevano commesse e subite i due amici ormai allontanati dal campo e dai risultati. Dal torneo galeotto di Atlanta al challenger della verità, dove si sarebbero decisi i destini di tutti e tre, Patrick e Art si scontrano a distanza sul campo minato dei sentimenti, alternando vantaggi e svantaggi.
Guadagnino lascia al tie-break il ruolo decisivo su cui è bene tacere. Al di là della perfetta struttura narrativa la sensibilità dell'autore si manifesta nelle ambiguità dei suoi protagonisti. Tashi è sessualmente attratta dalle orecchie a sventola di Zweig ma si accasa con l'uomo che le dà maggior sicurezza. Sarebbe più corretto affermare che Tashi sceglie il tennista di minor talento ma potenzialmente più dedito al lavoro. L'atleta più facile da costruire sotto la sua direzione e dal quale ricavare i maggiori risultati. Tashi sceglie l'uomo con cui condividere la propria vita secondo logiche professionali. Forse per questo Guadagnino non filma una scena di sesso tra lei ed il marito del quale è coach, guru ed anche un po' madre padrona.
Donaldson si mantiene in bilico tra desiderio eterosessuale ed omosessuale. Ma forse Donaldson è semplicemente più sensibile e le sue fragilità sono fraintese. Di certo il magnetismo che esercita Zweig è lapalissiano quanto la sua mancanza di ambizioni professionali ed il sesso tra lui e la protagonista è emblema della voglia di vivere intensamente la vita piuttosto che la professione.
Guadagnino non risolve pienamente le ambiguità sessuali e sentimentali dei protagonisti ma l'abbraccio finale e la liberazione delle emozioni, tanto in campo quanto sugli spalti, significa davvero molto; un ritrovato equilibrio nelle forze, una ricalibratura della tensione delle corde (emotive), una maggior centratura sul campo da gioco (della vita), il ritrovamento di quel doppio vincente da troppo tempo mancante.
Non sapremo cosa faranno Tashi, Art e Patrick delle loro vite, se un delizioso lob, un imprevedibile drop shot, un lungolinea esplosivo od un passante tagliente. Sboccerà un amore covato per anni? Si rinsalderà un'amicizia fraterna interrotta? Donaldson diverrà protagonista della propria esistenza? Tashi lascerà via libera alle emozioni?
Le domande escono fulminee dall' impatto della pallina schiacciata contro corde di una racchetta ma la risposta al colpo dipende da mille variabili. Un refolo di vento, un granello di sabbia sul campo. Guadagnino ci lascia immaginare se la risposta si fermerà sul nastro o farà partire l'urlo liberatorio della vittoria.
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