Bravo Guadagnino, hai imparato perfettamente la lezione wachowskiana di "Speed Racer": dal montaggio ipercinetico nel seguire i corpi sportivi in perenne tensione (letteralmente orgasmico il finale della pellicola) suddiviso su più piani temporali "flashback" al finale estatico, che chiude perfettamente e geometricamente (tranquilli, il triangolo amoroso non è assolutamente euclideo) un affresco umano stratificato - come gli anelli di una cipolla che richiama pure la struttura "mementiana" del film - e contraddittorio innervato su una superficie da biopic sportivo in realtà di pura finzione, ma che paradossalmente riscrive il genere, come l'anno scorso Nolan ha riscritto il genere biografico-storico con "Oppenheimer".
Che dire poi di Zendaya così tanto odiata dai cinefiletti? Semplicemente stratosferica nel suo essere una femme fatal che incarna il ruolo di madre, matrigna, maestra e mastermind nel manipolare i suoi due "bianchi" che, però, forse con quell'abbraccio fraterno finale hanno spezzato finalmente quel malefico sortilegio che li ha portati, per assurdo, a giocare a tennis come se fosse una relazione, realizzando così finalmente il sogno del vertice più forte del triangolo (lo ribadisco ancora: nessuna geometria euclidea viene tirata in ballo, tranquilli). Gli allievi quindi hanno superato la maestra? Ai posteri l'eros dell'interpretazione.
Quel che è certo, è che Guadagnino si riconferma essere uno dei migliori registi italiani contemporanei. Purtroppo emigrato all'estero, ma forse è meglio così se son questi i risultati lavorando con queste ottime maestranze: da una superlativa Zendaya finalmente "adulta" (ottima scelta quella di Guadagnino che ha visto "Euphoria", inutile che lo neghi, Sam Levinson emerge in certi punti della pellicola) al magnifico duetto di co-protagonisti formato da Mike Faist e Josh O'Connor, passando poi per il fantastico esordio come sceneggiatore di Justin Kuritzkes, fino ai leggendari Trent Reznor e Atticus Ross, che in "Challengers" regalano una delle loro migliori colonne di sempre (la sto ascoltando in loop a tutto volume in questo momento).
Insomma, l'ultimo film di Luca Guadagnino da potenziale cagatona si è rivelato uno dei migliori film dell'anno, che con quel finale estatico mi ha fatto davvero godere, come alla fine succede al trio che forse sarà pronto a ricominciare a vivere. O forse vivere sta semplicemente nell'attesa del piacere stesso. Masterpiece epocale? Vedremo, ad oggi il miglior film di Guadagnino per me, che già ci aveva insegnato come inquadrare al meglio i corpi con "Chiamami col tuo nome", qui più che mai importanti ai fini del racconto, in cui le parole mentono ma le immagini no. La vita alla fine è una partita di tennis. E il tennis è una relazione. "Match point" è fiero di "Challengers", che riporta il tennis centrale all'interno del dibattito cinefilo e cinematografico.
Correte in sala a vedere questo filmone, il nostro Guadagnino (inter)nazionale merita di incassare, sennò a furia di flop rischia veramente di non lavorare più per sempre. Eh no, non è solo un film sul tennis. "I, Tonya" insegna (W MCKENNA GRACE), ma qui siamo ad un livello superiore, qui veramente viene totalmente riscritto un intero genere.
W il Cinema, W Zendaya, W Euphoria, W Sam Levinson, W Disney Channel. Ora finalmente abbiamo una nuova diva.
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