Regia di Ron Howard vedi scheda film
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C’è una grotta turistica meravigliosa in Thailandia. C’è una grotta turistica meravigliosa all’interno del monte Tham Luang Nang Non. Fantastica e mortale se le cose non vanno come dovrebbero, questa caverna fitta di stalattiti e stalagmiti e cunicoli e strettoie larghe come un uomo. E soprattutto se l’ingresso a questo antro immenso in una regione monsonica dove può piovere per mesi di fila, è lasciato a disposizione di chiunque, senza orari né sistemi di sicurezza. Libero ingresso anche per dodici ragazzini e per il loro giovanissimo tutore. Succede che ne nasca un incidente di gravità planetaria, nel quale queste tredici vite hanno rischiato di essere spezzate molto prima del tempo e per un’assurda leggerezza generale.
Tredici vite - Scena iniziale del film
Lo sceneggiatore e romanziere britannico William Nicholson (che nel 2019 ha anche diretto il discreto Le cose che non ti ho detto – Hope Gap) scrive la sceneggiatura per questa ultima pellicola del regista Ron Howard (visto di recente il suo Elegia Americana del 2020) che torna ai livelli più alti in una carriera da cineasta luminosa ma a volte piegata anche alle esigenze della commerciabilità. Ne scaturisce la ricostruzione per lo più asciutta e fedele alla realtà, del drammatico episodio che nell’estate del 2018 vide coinvolti i giovanissimi giocatori di una squadretta di calcio del distretto di Mae Sai, provincia thailandese di Chiang Rai. I ragazzi dopo un allenamento si precipitano, accompagnati dal proprio allenatore, alle accattivanti grotte di Tham Luang Nang Non e si addentrano per circa tre chilometri nell’intricato sistema di gallerie rocciose. Di lì a poco comincia una battente pioggia portata dal monsone. L’acqua, attraverso delle caditoie naturali, filtra all’interno della montagna sovrastante e in poco tempo causa l’allagamento della grotta. Il gruppo dopo qualche ora è dato per disperso. Di lì a poco si mette in moto la macchina dei soccorsi e del volontariato. Da tutto il mondo (oltre quaranta le nazioni mobilitate) un po’ alla volta ma con rapidità, giungono esperti di ogni materia allo scopo di trovare un modo per rintracciare e salvare i ragazzi.
In alto a destra il regista Ron Howard sul set con i ragazzini
che hanno interpretato i calciatori dispersi (foto cineblog)
Da tali premesse e sotto la direzione esperta di Howard, nasce una sorta di documentario con l’anima da film, che per i primi venti minuti è parlato in thailandese in presa diretta, con sottotitoli. Più docufilm nella primissima parte quindi, più cinema autentico nella successiva, da quando in scena entrano i personaggi – interpretati da nomi di pregio a livello internazionale - che più degli altri diedero un contributo decisivo alla gigantesca operazione di salvataggio. Grazie a una sostanziosa quantità di scene subacquee molto ben realizzate e a effetti speciali accurati che conferiscono al racconto in immagini un alto livello di realismo e capacità di coinvolgimento e di tensione, l’opera afferra l’attenzione dello spettatore che per quasi due ore e mezza resta avvinghiato alle vicende narrate.
Tredici vite - Volontari deviano l'acqua piovana
una scena del film (foto celluloidportraits)
Viaggiano in parallelo la sofferenza dei genitori angustiati in un’attesa snervante durata quasi un mese; la complicata gestione dell’intero dramma da parte di un coraggioso governatore; l’audacia dei soccorritori e in particolare dei due speleologi sommozzatori inglesi, ai quali venne l’idea decisiva per tentare di portar fuori quei ragazzi abbarbicati per giorni su uno sperone roccioso per scampare al continuo innalzamento del livello dell’acqua. All’esterno, cruciale è l’impegno senza sosta di un gruppo di volontari che, grazie a un improvvisato sistema di dighe e tubi, devìano tonnellate di acqua piovana che, altrimenti, sarebbero filtrate all’interno delle grotte.
Tredici vite - Da sinistra in primo piano Viggo Mortensen e Colin Farrel
(foto hotcorn)
Il cast – oltre a tanti nomi thailandesi e asiatici più in generale – vede come frontman tre interpreti di acclarata affidabilità: Viggo Mortensen (quest'anno nel cast di Crimes of the Future, di David Cronenberg) nella muta subacquea dello specialista in soccorsi della Cave Rescue Organization e del British Cave Rescue Council Rick Stanton, burbero sommozzatore mosso in un primo momento dal solo senso del dovere, ma via via più coinvolto dai sentimenti umanitari dell’impresa cui è chiamato a dare il proprio contributo e infine insignito del George Medal nell’elenco della galanteria civile; Colin Farrell (ruolo di rilievo nel recente [2022] The Batman), l’altro speleosub britannico della Cave Rescue Organization John Volanthen, amico e collega di avventure di Stanton, più giovane e pacato e empatico, conscio della competenza e genialità del compare; Joel Edgerton (anche lui quest'anno protagonista dell'apprezzato thriller Master Gardener) nella muta subacquea del dottor Richard ‘Harry’ Harris, anestesista e sommozzatore australiano, che nelle grotte di Tham Luang Nang Non mise in pratica la tecnica ideata in particolate da Rick Stanton. Ruolo più defilato per Tom Bateman (Assassinio sul Nilo, 2022), anche lui a personificare un sub della squadra messa insieme per il salvataggio dei giovanissimi calciatori e del loro mister; Lewis Fitz-Gerald, interprete australiano, fa Vernon Unsworth, cittadino britannico residente in Thailandia, prima persona con competenza in speleologia a recarsi sul luogo della scomparsa. L’attore thailandese Sahajak Boonthanakit (Trappola infernale nel 2020), veste i panni del governatore Narongsak Osottanakorn, gran coordinatore ‘politico’ di una situazione tragicamente complicata, nel proprio àmbito anch’egli in qualche modo eroico, con una importante presa di responsabilità nel momento cruciale. Sukollawat Kanaros, attore e modello thailandese, è Saman Kunan, seal della Royal Thai Navy - la Marina militare thailandese - e unico soccorritore a perdere la vita nelle grotte, durante un intervento subacqueo. Un altro sommozzatore e seal della Marina, Beirut Pakbara, morì l’anno successivo a causa di un’infezione del sangue contratta durante le operazioni.
Tredici vite - Joel Edgerton in una scena del film (foto hotcorn)
Una fotografia di alto livello (del thailandese Sayombhu Mukdeeprom, un fidato del nostro Luca Guadagnino) e un montaggio accurato (James D. Wilcox) che contribuisce alla verosimiglianza dell’intera pellicola e alla sua capacità di catturare la partecipazione del pubblico, fanno di quest’ultima opera dell’indimenticato Richard ‘Richie’ Cunningham di Happy Days, un film imperdibile.
Voto 8,8.
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