Regia di J.J. Perry vedi scheda film
Il troppo stroppia. Sebbene il senso della misura sia generalmente auspicabile, una via maestra per evitare maldestri testacoda, a volte l’esagerazione può non essere il peggiore dei mali, tornando addirittura utile. Ad esempio, per nascondere - o quantomeno ammortizzare - delle magagne, spostando l’attenzione altrove, almeno parzialmente.
Ecco, nel caso specifico di Day shift – A caccia di vampiri, sussistono elementi sufficienti per mettersi le mani nei capelli in preda alla disperazione fin dalle prime schermaglie. Tuttavia, proprio in virtù di alcuni accenti marcati spudoratamente e del macello scatenato in un paio di frangenti prolungati e convulsi, alla fine potrebbe risultare – ad andar bene, s’intende - meno indigesto di quanto lasci intendere per lunga parte dello svolgimento.
Per tutti, Bud Jablonski (Jamie Foxx – Django unchained, Collateral) è un semplice addetto alla pulizia di piscine quando nella realtà, per quanto emarginato dai giri che contano, è un combattivo cacciatore di vampiri.
Quando la sua ex moglie Jocelyn (Meagan Good – La baia di Eva, Think like a man) gli concede solo pochi giorni per risolvere i suoi guai economici prima di cambiare città insieme alla figlia, Bud rientra nell’Unione, l’organizzazione che gestisce le azioni contro i vampiri, grazie all’intercessione di Big John Elliott (Snoop Dogg – Starsky & Hutch, Beach bum), un suo caro amico.
Affiancato da Seth (Dave Franco – The disaster artist, Nerve), un pivello che deve controllarne le mosse, Bud finisce per scontrarsi con la gang di vampiri governata da Audrey (Karla Souza – Instructions not included), che ha intenzione di espandere la sua influenza in quel di Los Angeles.
Per sua fortuna, Bud troverà alcuni alleati insperati e fondamentali, come Heather (Natasha Liu Bordizzo – Guns akimbo, The voyeurs), che gli consentiranno di fronteggiare il nemico, se non ad armi pari, come minimo a testa alta.
Day shift – A caccia di vampiri iscrive il suo nome nell’interminabile elenco di film che narrano dell’infinita lotta tra la luce e le tenebre, degli esseri umani contro i vampiri, guardandosi per bene anche solo di sfiorare ogni sorta di discendenza del mito.
In pratica, ricalcando il consolidato e restrittivo metro delle produzioni Netflix destinate al consumo usa & getta, ammassa addendi e unisce i puntini di rito con una disattenzione aberrante. Dunque, infila un po’ (troppo poco) di horror e un assunto sulle problematiche che attanagliano la gente comune, per poi dilettarsi con parecchia commedia, soprattutto virata al demenziale (anche scatologica), e altrettanta azione, che quando impenna sa essere travolgente, benché piuttosto tamarra.
Sostanzialmente, trattasi di una minestra riscaldata, di una revisione dai raccordi ridotti sotto il minimo sindacale, con handicap riscontrabili ovunque, da notte fonda.
Contestualmente, è talmente spregiudicato da acciuffare un (minimo di) funzionalità. Se è vero che fa acqua da tutte le parti, che il suo svolgimento non si cura nemmeno di prendersi quelle cautele indispensabili, innanzitutto durante la presentazione e le definizione delle coordinate portanti, quando parte per la tangente esibisce un’ignoranza galoppante e – a tratti – esaltante.
Così, sfrutta lo stilema della coppia d’azione allestita sulle differenze (scrivania/campo – imbranato/risoluto) per darsi da fare sul versante comico, con un Dave Franco senza freni a spalleggiare un Jamie Foxx che si sbatte come un dannato (per un attore che ha recitato in film come Ray, rimane comunque uno spreco), mentre per quel che concerne la cinetica, forte di un budget di circa 100 milioni di dollari, ricorre a sparatorie forsennate e a combattimenti rocamboleschi, abbastanza esagitati per consentire di staccare la spina del pensiero.
In sintesi, Day shift – A caccia di vampiri nemmeno tenta di trovare equilibri sostenibili. Rigira la frittata come gli pare ed è sconfortante per il modo precipitoso, annacquato e negligente con il quale dipana la trama, perennemente con il fianco scoperto. Detto questo, va sempre di fretta, procede per strattoni e quando eccede, con scollata irruenza, riesce a far dimenticare, se non altro temporaneamente, l’antifona, quelle convenzioni che spediscono al macero ogni sogno di gloria, depennando ogni pretesa, che altrimenti verrebbe inevitabilmente disintegrata.
Scompigliato, palesemente sbadato e svogliato, comunque sia debordante quanto basta per provare a non pensarci su troppo.
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