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Fantasia 2000

Regia di Registi vari vedi scheda film

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La recensione su Fantasia 2000

di Alvy
9 stelle

Il coraggio di Roy E. Disney, figlio di Roy O. Disney (fratello di Walt e co-fondatore dello studio), nel realizzare, contro i dubbi di una dirigenza scettica e recalcitrante, una nuova versione di Fantasia quale omaggio allo zio e al padre e quale dimostrazione delle potenzialità dell'animazione contemporanea, è ampiamente ripagato. Da riscoprire.

 

Michael Eisner, all'epoca di fatto l'unico a comandare in Disney dopo l'uscita di scena di Katzenberg e la morte prematura di Frank Wells, era assolutamente contrario ad investire tempo e risorse in una nuova versione di Fantasia che era stata concepita da Walt Disney già nel 1940 come un'opera d'arte sì assoluta ma in costante evoluzione che avrebbe dovuto avere costanti re-release cinematografiche negli anni con continui mutamenti nelle scalette in termini di animazioni e scelte musicali (non a caso tale scelta 'filologica' è confermata dalla presenza in questa versione del 'vecchio' L'apprendista stregone, presentato senza cambiamenti e con l'aspect ratio originario proprio per questo motivo).

 

Realizzare nuovi Fantasia era una scelta in linea con l'eredità di Walt ma per anni messa da parte sia perché nel 1940 l'originale fu un fiasco critico e commerciale sia perché, anche dopo che negli anni Sessanta se ne iniziò a capire la portata rivoluzionaria, sembrava qualcosa di assolutamente anti-commerciale.

 

Se esiste Fantasia 2000, se è stato realizzato in un'epoca in cui la Disney era già in parte quella che conosciamo purtroppo oggi, il merito è solo e soltanto di Roy E. Disney, figlio di Roy O. Disney, fratello di Walt e co-fondatore dello studio. Roy E. Disney voleva omaggiare la memoria dello zio e del padre con una versione modernizzata di Fantasia che fosse al contempo un omaggio alla grande opera del 1940 e una dimostrazione delle potenzialità dell'animazione contemporanea. 

 

Il risultato è straordinario se si considera quanto ostracismo dovette sopportare Roy E. Disney nel racimolare risorse e animatori adatti ad un'impresa simile visto che i progetti di punta dell'azienda erano costantemente considerati altri (la gestazione dell'opera si protrasse per anni). Ovviamente è impossibile tributare un'eccellenza piena perché viene meno la portata pionieristica dell'originale ma è abbastanza ingeneroso non riconoscere la poeticità immensa di alcuni segmenti, tutti in stile d'animazione differenti, su cui spiccano Rhapsody in BlueConcerto per Pianoforte e Orchestra n. 2. E, soprattutto, dispiace che alcuni cinefili non riconoscano il coraggio di un'opera così smaccatamente anti-narrativa e anti-commerciale che infatti fu flop al botteghino ampiamente prevedibile e che oggi quasi nessuno è interessato a recuperare.

 

Peccato, perché è una meraviglia per gli occhi e per le orecchie. 

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