Regia di Chris McKay vedi scheda film
StarShip SturmTruppen: una lepida (o tiepida, ora non saprei dire) idiozia. [Una sola inquadratura del film para-heinleniano di Paul Verhoeven vale più di 'sta cosa, che tuttavia, anche se orrendamente, intrattiene. E allora (in)trattenetevi pure voi!]
Perché mai dovrebbero esistere gli YA (Young Adult) e non i DA (Dumb Adult), gli RA (Retarded Adult) e gli FMA (Fucking Moron Adult)? Quei film, insomma, adatti a tutti quelli che (*) esprimono il possesso di un QI inferiore all’aliquota ordinaria dell’imposta sul valore aggiunto? E infatti esistono!, e lottano insieme a noi per preservare la razza umana dal pericolo costituito dal sublimante (**) salto quantico della trascendenza kurzweiliana. Minchia, siamo salvi! ♥
(*) «Pump Six» di Paolo Bacigalupi (2008)
(**) «the Hydrogen Sonata» di Iain M. Banks (2012)
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Il testo integralmente riportato qui di seguito è tratto da un foglio a righe vergato a mano in stampatello in lingua englotica o inglesica che dir si voglia (tipo - o, meglio, typo - "Yvan Eht Nioj") e recentemente - nell’Anno 35 post-Singolarità - ritrovato (con anonime correzioni a latere: a tratti risulta arduo dividere il testo originale, che sembra opera di un ottusangolo, dalle correzioni successive, quantomeno non del tutto idiote e in parte dotate di buon senso e di pre-senno del poi) in una sedimentazione discarichizia identificabile, grazie alla tecnica della comparazione stratigrafica, come appartenente all’Era dei Fessi (e perciò prontamente acquistato dal Museo dei Citrulli), ed altrimenti ad essa riconducibile per la evidente natura del tutto inconsapevolmente parodica (in realtà, ovviamente, è materiale prezioso atto a codificare – ma non a decifrare – quell’Era Oscura) del contenuto espresso.
Bah, ho lavorato a ‘sta cosa (e 1), ma non è che mi convinca molto, alla fine. Senti un po’ qua, anche se oramai è fatta e fra meno di un anno tutti potranno assistervi. Un po’ di tempo fa (quanto non lo so: il tempo che ci vuole per fare ammuffire l’equipaggio e far sopravvivere i passeggeri del cargo), in Severnaja Zemlja, diciamo fra il periodo in cui l’arcipelago è stato scoperto [da Boris Andreevic Vil'kickij e compagni (d’avventura), o dagli avi di Plinio il Vecchio, ora non ricordo bene] e lo scoppio della Bomba Zar, giusto per dare in modo al ghiaccio superficiale di richiudersi, un plagio dell’astronave — INIZIO SPOILER — di «Alien» — FINE SPOILER — sbaglia rotta e/o manovra d’atterraggio e si schianta al suolo. Nel 2050 gli esseri umani, con i gas di scarto prodotti dal loro cervello a partire principalmente dalla Rivoluzione Industriale, riescono a sdilinquire il permafrost creando un circolo vizioso (*) a crescita esponenziale...
[ma questi saranno affari loro, io qui nel 2020 o giù di lì sto benissimo, a parte ‘ste stupide notizie di un’influenza pangolino-chirottera (evidentemente hanno finito le papere e i maiali) che si sta diffondendo dalla Cina, mammècheccazzomenefregammè che c’ho il Pacifico di mezzo]
...così da far sciamare le Idre Bianche Spinose fuori dal Ghiacciaio dell’Accademia delle Scienze e per tutto il pianeta Terra portando in pochi mesi la popolazione mondiale di esseri umani da 10.000.000.000 a 500.000 individui. I superstiti di metà XXI secolo allora, avendo per le mani un’appena inventata ed ancora in rodaggio tecnologia rudimentale di dislocazione temporale (JumpLink: e sorvoliamo sul come - e sul… quando - è stata collocata la «zattera» del wormhole collegata al presente...), decidono di interrompere Brasile-Argentina [o Scozia, o Puzzonia, ché non voglio nemmeno pensare possa essere la Francia, quella in blu, pezzenti mangiarane&lumache (hm... bbbone!) senza bidet!], la finale dei campionati del mondo di calcio per fighette [chè noi c’abbiamo il football, diocristo, ma oramai ‘sta cosa (e 2) del soccer ci sta invadendo come un’invasione invasiva di europei e canadesi e gente di San Francisco], e proprio durante un "O contropedu!", per avvertire i loro genitori e nonni ancora belli in forze del pericolo che i loro figli e nipoti stanno correndo nel futuro, della serie: «Venite a salvarci, presto, che poi quando toccherrà a voi subire l’invasione, beh, qualcosa nel frattempo – eh-eh, capita la battuta? – c’inventeremo, edddai, su!». E così tutti gli eserciti vengono spediti nel 2050 o suXgiù di lì o là, ma fa ritorno a baita a mala pena un soldato su 5, e per lo più menomato e impossibilitato a ritornare al fronte, e così viene istituita una leva obbligatoria globale che arruola a forza (fornendo loro divise casual e informali gentilmente concesse da Gucci veste Merda, ché le mimetiche erano finite, o comunque mancavano quasi tutte di una manica o di un gambale, che lo sapete com'è, dai, la guerra) la zia Gerania, quella che c’ha la merceria verso il centro, e il cugino Fittobaldo (che, poveretto, lo sanno tutti, di problemi ne aveva già a sufficienza di suo, senza bisogno della precettazione), i quali saranno poi entrambi protagonisti di una sinceramente commovente (come solo la Ronzina Cavalleria del Destino Manifesto e del Sogno Americano avvolta nelle Stars and Stripes sa essere) scena d’eroico sacrifizio (rimane però francamente insopportabile il fatto che questi civili non si sparino addosso l'un l'altro per sbaglio con le armi automatiche a ripetizione messe loro a tracolla: più che uno spot all'esercito - che cmq. non è, per lo meno non primariamente, per altre ragioni, del tipo che vengono quasi tutti, dopo essere stati costretti alla mobilitazione generale, massacrati -, lo è nei confronti della NRA). E poi pum-pum, pam-pam, sdeng-tonf, scrash! Ed ecco che arriva il climax rivelatorio — INIZIO SPOILER — à la «the MidNight Sky» —FINE SPOILER —, solo che è passata a mala pena un’ora e non siamo manco a metà film. Stringiamo le chiappe, dunque, e acceleriamo. Del materiale alieno finisce nel passato (decimare la popolazione del 2020 per salvare quella del 2050 è ok, ma dal 2050 aiutare - senza alcuna contropartita negativa - quella del 2020 inviando cavie aliene da studiare divertendosi a vivisezionarle no, eh) consentendo così di scoprir...
– grazie a un ragazzino, in stile «Godzilla vs Kong», con un momento in quota YA, che mica siamo tutti DA, RA o FMA qui, eh, e non certo a Quelli Là del Futuro, dei totali incapaci, e men che meno qui nel presente all’ONU burocratico, alla NATO disciolta come le calotte polari e al Governo U.S.A., sì!, ma che davvero vogliamo fidarci del Governo U.S.A. che io manco mi farò immunizzare se mai riusciranno a produrre un vaccino per ‘sta influenza che, dicevo, sembra stia invadendo le prime pagine dei giornali quando io voglio sapere come va a finire ‘sta cosa (e 3) della Brexit perché sarò anche statunitense ma io mi tengo informato su chi ci liberò dagli indiani ma nulla potè contro i neri –
...l’ubicazione del sito originario d’atterraggio e d’invasione, ed ecco che si parte! Un gruppetto ristretto composto da eroici reduci delle guerre umane passate ed aliene future, cospirazionisti e il fondatore della «Amazon delle Biotecnologie», bucando le difese aeree di Putin con un C130 rivestito di Domopak, ché quelli - Spara, Juri!, alle Vittime del Futuro! - ti fanno fare la fine del piccione per molto meno (**), salvano l’Umanità Intera, o meglio, nello specifico, quella della Linea Spazio-Temporale Secondaria, la «Nostra», ora divenuta, dal PdV antropocentrico, Principale, essendo stata creata (va beh, semplifichiamo le cose, dai, ch’è inutile qui sottolineare il fatto che ad ogni passaggio di materia subatomica «lungo/attraverso» il tempo si viene a creare una Lina S-T alternativa), dalla ex-Primaria, con l’apertura del «corridoio», e con buona pace di quella futura originaria ora retrocessa e declassata a vicolo cieco, ma che non dimenticheremo, mai! E intanto ecco sopraggiungere un lieto fine di spielberghiana ("War of the Worlds") memoria.
(*) Piccola nota marginale: nel 2050, con il livello di scioglimento dei ghiacci perenni sovramarini descritto nel film, che cazzo ci fa Miami (che in questi giorni ne sa qualcosa, purtroppo) ancora mezza barzotta?
(**) «For All ManKind - 2».
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Amazon, alla distanza che corrisponde a quella, un po’ allungata, intercorrente fra la prima e la seconda dose di un vaccino contro il SARS-CoV-2 a RNA messaggero, o a quella, un po’ accorciata, fra la prima e la seconda dose di un vaccino contro la COViD-19 a vettore virale, presenta, distribuendolo, in repentina successione, un altro film da **¼ - 4.5: (gran parte dei produttori - Paramount, SkyDance, New Republic -, ai quali si aggiunge David S. Goyer, sono gli stessi di "WhitOut Remorse", e come il film di Sollima quello di McKay inizia... in una piscina): è la 2ª volta che accade considerando le circa 750 opinioni/recensioni da me pubblicate in un decennio di permanenza su filmtivvù: evviva.
Ha però ancora in catalogo due serie, la piattafoprma di streaming di Jeff bezos & soci: una buona, «Crisis in Six Scenes», di un autore che ha licenziato rescindendo un contratto pluriennale ritenendo dei pettegolezzi più importanti delle sentenze di tribunale, l’altra eccezionale, «the Romanoffs», fra le opere cinematografiche più importanti degli anni ‘10 - e che sull’argomento di cui sopra ha detto quasi tutto il dicibile con «Expectation», «the Royal We» e «House of Special Purpose» -, non rinnovandola.
Chris McKay (co-direttore delle animazioni e supervisore di "the Lego Movie", regista di "the Lego Batman Movie" e produttore di "the Lego Movie 2" e di "the Lego NinjaGo Movie") mette in scena la terza sceneggiatura (dopo quelle di "DEadFall" e "24 Hours to Live") di Zach Dean: un minimo dell'umorismo presente nei film basati sui mattoncini di legno e poi plastica creati dal falegname e carpentiere Ole Kirk Kristiansen a inizio anni '30 (tra)passa, il resto muore. Al confronto, cose come "John Carter", "TomorrowLand", "WarCraft", "Elysium", "Oblivion" e "After Earth" - o persino puttanate conclamate quali "Edge of (aridanghete) Tomorrow" - svettano.
Betty Gilpin ["Nurse Jackie", "American Gods", "the Hunt" e, a proposito di cancellazioni, forzate o «inevitabili», e passando a Netflix, che almeno ha pagato o quasi tutte le maestranze per gli episodi della 4ª stag. non girati (sono state completate solo le riprese del pilot di annata, e chissà se potrà servire da base per un film conclusivo, à la «DeadWood»): «GLOW»] è il motivo per cui ho assistito al film.
J.K. Simmons è difficile sbagli una posa. Chris Pratt (Avengers, Jurassic World, Guardians of the Galaxy, the Kid) se la cavicchia, e in un paio di scene «serie» funziona bene, così come, in altre, decisamente no. Un po’ meno sul pezzo, e comunque poco incisiva, a parte la «presenza» che porta seco, Yvonne Strahovsky («Dexter», «the HandMaid’s Tale»), ma va sottolineato il fatto che la percentuale di battute idiote che deve recitare è mediamente superiore alla media di tutti gli altri personaggi (e anche la scena alla "Alien 3" non aiuta). Sam Richardson (apprezzato recentemente per due piccole parte in "Good Boys" e "Promising Young Woman", e come protagonista di "WereWolves WithIn") chiude bene il cast principale, primo dei comprimari.
Fotografia di Larry Fong («Lost», molto Zack Snyder - con l’assalto alla piattaforma petrolifica fortificata che però ricalca quello delle mura di Gerusalemme nel «World War Z» di Forster/Seresin -, e poi «Super 8» e «Kong: Skull Island»). Montaggio (logicamente industriale) di Roger Barton (molto Michael Bay, più «Star Wars: Episode III - Revenge of the Sith», lo «sperimentale» «Speed Racer», il succitato «World War Z», e un altro MonsterVerse: «Godzilla: King of the Monsters») e Garret Elkins. Musiche di Lorne Balfe, di solito co-compositore al fianco di nomi più stilisticamente riconoscibili, espressivi ed efficaci (molto Zimmer, anzi troppo - per (ancora) Bay, e Verbinsky, Howard, Nolan... -, e si sente, ma anche Max Richter per «Ad Astra» di James Gray e la buona prova per «Crazy Dirty Cops» di J.M. McDonagh ), e qui in a solo a fare il suo dovere e portare a casa (ché le musiche, al pari di certi insopportabili dialoghi, siano utilizzate in maniera didascalica e ridondante, non è colpa sua) la pagnotta (senza companatico).
Ché no: la colpa è mia, e solo mia (e un po’ di Betty Gilpin).
Trent’anni che paion di più, ma in realtà son solo 7 giorni, anzi due ore abbondanti, e pure troppo.
"Colpa mia / non lo sapevo // Altrimenti / lo dicevo // Ma non a te!"
[«Colpa Mia (Ulisse Cha Cha Cha)» di Francesco ♥ Salvi, da «Limitiamo i Danni», 1990]
StarShip SturmTruppen: una lepida (o tiepida, ora non saprei dire) idiozia.
Una sola inquadratura del film para-heinleniano di Paul Verhoeven vale più di 'sta cosa (e 4; ops), che tuttavia, anche se orrendamente, intrattiene. E allora (in)trattenetevi pure voi!
**¼ - 4.5, e forse, anzi, quasi 4.75, ma sì!
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