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Crazy Dirty Cops

Regia di John Michael McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Crazy Dirty Cops

di mck
8 stelle

“What am I, Huggy Bear now?”


Detective Selvaggi.

 


La versione [dotata di tilde, ovvero del grafema (segno diacritico) “Ñ”] un po' grezza di Chef Rubio (non tragga in inganno l'assenza di quelle “una o due macchioline d'olio sul bavero, quasi impercettibili però, quasi un ricordo della collina” messicana/cubana/portoricana) e la variante [dotata di kroužek (un anello che rappresenta una piccola “o”) sulla “a”, o, meglio, di lettera “Å”] semi-intelligente di Diego Fusaro (l'intelligenza piena, partendo da quel dato modello, si rende da sé irraggiungibile) sono due detective [in pratica, i CHiPs (Francis "Frank" Llewellyn "Ponch" Poncherello & Jonathan "Jon" Andrew Baker) e Starsky & Hutch hanno avuto un frontale coi Beastie Boys e dalle roventi lamiere accartocciate e fumanti è nato “War on EveryOne”, la terza fatica piacevole e appagante di John Michael McDonagh] che, dediti a praticare l'arte di arrangiarsi (creste, mazzette, conguagli, maltolti) gravitando [con trasferta a Reykjavík, come Carlton “Carl” Carlson in “the Saga of Carl” (2013), il 529° ep. (21o della 24a stag.) dei Simpsons] in quel di Albuquerque, New Mexico – e cioè negli ex territori di Walter White in arte Heisenberg e di James “Slippin' Jimmy” McGill detto Saul Goodman [nota per Vince Gilligan e Peter Gould: avete avuto a disposizione per 10 anni - e ce l'avete ancora - una funivia (la Sandia Peak TramWay) e, a mia memoria (attendo smentite, magari da qualche esperto di BB e BCS), non l'avete, mai, utilizzata?!? Dico io: ci volano i condor!!! Beh, no, ma potrebbero... E comunque, gli avvoltoi (Black - Coragyps atratus, e Turkey - Cathartes aura), quelli si] –, finiscono per dichiarare guerra a tutti (forze dell'ordine, amministrative e malavitose), e da lì reiniziare…

 


Cast principale [Alexander Skarsgård (Det. Terry Monroe; "True Blood", "Melancholia", "Big Little Lies", "Hold the Dark") e Michael Peña (Det. Bob Bolaño; "Million Dollar Baby", "Babel", "Lions for Lambs", "My Son, My son, What Have Ye Done", "American Hustle", "the Martian", "Narcos", "the Mule" e..."CHiPs")] che regge alla grande il tour de force situazionista [l'alta, completa, strabordante saturazione di battute e gag regala momenti sospesi, a vuoto, dissonanti, ma si ride più che in “the Guard” e in “Calvary” (perché in “Calvary” si ride, eccome) mess'insieme].

 


Cast di supporto tra il magnifico [Tessa Thompson (“WestWorld”, “Annihilation”) e Stephanie Sigman (“the Bridge”, “Narcos”)], il folle [Caleb Landry Jones (dal pre-finale di “No Country for Old Man”, passando per comparsate in “SuperBad” e “the Social NetWork” e piccoli ruoli in “Byzantium”, “God's Pocket”, “Breaking Bad” e “the Florida Project”, fino ad arrivare alla semi-consacrazione con “AntiViral”, “Get Out”, “Twin Peaks 3 - the Return” e “Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”), David Wilmot, Malcolm Barrett, Derrick Barry] e i due estremi della sottrazione [di bene (Theo James) in meglio (Paul Reiser)].

 


Fotografia, ottima, senza predominanti forzate né accomodanti, di (dato che Larry Smith non segue il regista nella sua prima trasferta oltreoceano) Bobby Bukowski (Arlington Road, Weeds, the Messenger, Rampart, the IceMan, 99 Homes, When We Rise, Gypsy, Jeremiah Terminator LeRoy). Montaggio, ottimo-bis, di Chris Gill. Musiche, ottime-tris, dello stakanovista Lorne Balfe (allievo e collaboratore - non si direbbe - di Hans Zimmer), qui forse alla sua prova migliore (dopo tanti videogame, “Sherlock Holmes”, “13 Hours”, “Ghost in the Shell” e “Rakka”) assieme a “the Florida Project”. Titoli di testa: the Morrison Studio (font: Trade Gothic). Playlist musicale impressionante: Glen Campbell, Fun Lovin' Criminals, Catherine Spaak ("Non è Niente" di Carlo Rustichelli, inserita extradiegeticamente a commento di una trasognante scena d'intermezzo) Lee Hazlewood ("Cold Hard Times"), R.E.M. ("Burning Hell"), Roberta Flack ("Angelitos Negros", utilizzata splendidamente; e d'altronde con lei è ben difficile sbagliare, dall'Eastwood di "Play Misty for Me" a "the Night Of") e the Clash ("I Fought the Law", and the Law Won...). 

 

Andrew Wyeth - “Christina's World” - 1948.

 

Punti di vista: "It's kinda creepy. It's like something bad's gonna happen, but there's nothing she can do about it." - Det. Terry Monroe.  

Trasfigurazione/Rimessa in Scena/Traslazione: “Days of Heaven”, Terrence Malick, 1978.
Riferimento letterale, ovvero presenza fisica in campo di originale o copia: “2001: a Space Odyssey”, il romanzo di Arthur C. Clarke e Stanley Kubrick (nella camera d'albergo / gabbia dello zoo in cui David Bowman muore e rinasce); “Oblivion” di Joseph Kosinski (nel sotto-finale, salvato dalla distruzione e ora montato s'una cornice di rametti); “the KinderGarten Teacher” di Sara Colangelo (durante una visita al MoMA).

 


Il citazionismo – non fine a sé stesso, né mai gratuito, ma non per questo per forza dotato di un senso diegetico – si “spreca”, e aggiunge “colore” e realismo al tutto [oltre al succitato “Christina's World” del 1948 di Andrew Wyeth, compaiono diegeticamente “the Algiers Motel Incident” del 1968 di John Hersey (dal quale Kathryn Bigelow e Mark Boal trarranno ispirazione e molto altro per il loro "Detroit") e “Backlash: the Undeclared War Against American Women” del 1991 di Susan Faludi]. E, al contrario che in “Seven Psychopaths” del fratello Martin, qui “Out of Sight” di Steven Soderbergh, Elmore Leonard e Scott Frank (1998) - ma non "Get Shorty"/"Be Cool" - è citato espressamente live on screen.

 


Detective Pubblici sulle falde rive pendici sponde del Geysir.
“Anziché lo scrittore, mi sarebbe piaciuto fare il detective privato. Sicuramente sarei già morto. Sarei morto in Messico, a trenta, trentadue anni, sparato per strada, e sarebbe stata una morte simpatica e una vita simpatica.” - Roberto Bolaño (dalla 4a di copertina dell'edizione Adelphi de “i Detective Selvaggi”).

 

* * * ¾   

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