Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
E bravo Villenevue!
Villenevue, specializzato in operazioni sulla carta impossibili, dopo BR2049, si cimenta nel remake “Dune”, omonimo film di Lynch datato 1984 e tratto a sua volta dal romanzo fiume di Frank Herbert. Beh, il risultato è sconvolgente. Un capolavoro di pericolosa intensità, nel quale poesia ed epica trovano la quadra, lungo un racconto che diviene una visionaria e mistica ossessione. Ma non temete papocchi new age alla Arrival ( per me opera presuntuosa): tutto è riconducibile ad una storia dalla trama elementare ma avvincente (al casato Atreides viene affidata dall’impero la gestione delle risorse del pianeta Arrakis, oggetto delle mire del casato degli Harkonnen), blindata da una sceneggiatura che , considerato il materiale di partenza, fa pochissima confusione e soprattutto si prende il tempo di introdurre ogni singolo personaggio.
A rapporto da Villenevue è chiamato un cast poderoso, che oltre alle star più note che fanno tutte la loro figura ( Momoa, Isaac, Brolin, Ferguson Rampling e Bautista ), annovera il giovane protagonista Timotheè Chalamet, algido e scialbetto, ma perfetto per la parte.
E’ clamoroso il tratteggio dei caratteri, che assumono una dimensione leggendaria grazie ad una messa in scena epica e che pure impallidiscono davanti al vero protagonista, il pianeta “Dune”, pericoloso ed inospitale, almeno quanto i misteriosi nativi Fremen, atavica tribù dai poteri ancora sopiti
Un film pensato per il grande schermo, che rivela una perfezione estetica degna di un feticista
(meravigliosi gli elicotteri libellula) nella quale si rintraccia un armamentario sci-fi pieno di intuizioni , seppur in parte derivarive, dal grande impatto visivo.
Un opera solenne quasi shakespeariana nella sua tragicità, parte di una trilogia che ne mostrerà il disegno finale e ne rivelerà il vero valore.
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