Regia di Jonas Alexander Arnby vedi scheda film
When Compost Dream
La coazione a reiterare l’uso dei luoghi comuni di un sotto-genere, quale che sia, concentrandoli tutti in un’ora e mezza, è quel che rendeva “When Animals Dream”, l’esordio nel lungometraggio di Jonas Alexander Arnby, un lavoro più che discreto, ed è ciò che va ad innervare e sostenere anche questa sua opera seconda, “SelvMordsTuristen - il Turista Suicida” (rilasciato sul mercato internazionale col titolo di "Exit Plan"), scritta da uno degli sceneggiatori del film precedente, Rasmus Birch, non riuscendo, però, a realizzare e conseguire un eguale intento: l’esito si sfilaccia barcamenandosi fra l’incomprensibilità della ragion d’essere della fatica
[motivazione, insomma, che non sia solo quella di mettere in scena, in un contesto che s’aggira fra la segregazione insita nell’OverLook Hotel (la narrazione realistica si consuma estinguendosi con l’immagine “non freez-frame” pre-conclusiva di “the Shining”) e le atmosfere sospese a mezza via fra “Youth”, “the Lobster”, “Shutter Island” e “A Cure for Wellness” (e, con atteggiamento dicotomicamente inverso, “the Road to Wellville”), una crassa - e francamente insussistente anche nel regno del “Ma sì, dai, perché no?!” - crasi orrorifica tra Dignitas e CapsulaMundi che, a parte la sua stessa esistenza, non ha alcuna ragion d’essere]
e l’inconsistenza del risultato.
Paradossalmente, la cesura compiuta dal frettoloso finale repentino, ne salva il totale, concedendo all’assenza di contenuto co-portante (l’altra parte fondamentale è costituita dal percorso psicologico che spinge a prendere una decisione di tale gravità terminale) un se pur minuto valore formale.
[No, non sono miei edit, si tratta di reali banner pubblicitari tratti dal sito: passi per Giovanni, ma se oggi, diversamente immagino da quando sono stati messi a dimora, papà e nonna sono alti 15/20 metri e hanno almeno un metro e mezzo di circonferenza, i loro figli e nipoti, quanti anni dovrebbero avere, per poterli ancora commemorare, 250? Comunque, bella idea.]
Nikolaj Coster-Waldau (“NatteVagten”, “Game of Thrones”, “Shot Caller”, “Domino”), il protagonista quasi assoluto, una via di mezzo fra Mads Mikkelsen, Josh Holloway e Bryan Cranston, regge da sé il film.
Folgorante apparizione canora della Kaya Wilkins (in arte Okaya Kaya) di "Thelma".
Bella fotografia di Niels Thastum (già col regista per “When Animals Dream”). Buon montaggio di Yorgos Mavropsaridis (che, strano ma vero, è il taglia e cuci di fiducia di Yorgos Lanthimos). Ottime musiche di Mikkel Hess (anch’esso alla seconda collaborazione consecutiva col regista, e qui per l’occasione ancor più incisivo).
Parafrasando l’opera prima del regista, questa si potrebbe intitolare, senza intelligibilmente spoilerare alcunché: “When Compost Dream”.
* * ¾ (***)
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