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Before the Frost

Regia di Michael Noer vedi scheda film

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La recensione su Before the Frost

di supadany
8 stelle

Festa del cinema di Roma – Selezione ufficiale.

Esse quam videri è un’affermazione che meriterebbe di essere tramandata, diffusa e tutelata, al punto di inculcarla come regola morale da seguire, soprattutto considerando che il mondo reale funziona esattamente all’opposto e non certo dall’altro ieri. Di fatto, avere conta più di essere e anche se gli affari vanno male, l’importante è non darlo a vedere, per semplice orgoglio o per non perdere il rispetto delle persone più influenti.

Un meccanismo perfetto e altrettanto malevolo, fonte immemore di mostri e approfittatori, gente che dinnanzi all’occasione di sistemarsi cambia radicalmente forma mentis, esattamente come succede in Before the frost, un ammirevole esempio del rigoroso cinema danese, comunque sia interessato a costruire una parabola dalla rapida assimilazione.

Danimarca, 1850. In un territorio rurale, la qualità della vita di Jens (Jesper Christensen) e della sua famiglia peggiora ogni anno, tanto che l’anziano comincia a prendere in seria considerazione l’idea di concedere la mano di sua figlia Signe (Clara Rosager) a un vicino, per unire le forze e avere più possibilità di sopravvivere all’inverno che verrà.

Questo fin quando non irrompe sulla scena di Gustav (Magnus Krepper), un facoltoso colono di origine svedese, pronto a formulare un’offerta che potrebbe far cambiare radicalmente i piani di Jens e il futuro di Signe.

 

Jesper Christensen

Before the Frost (2018): Jesper Christensen

 

Subito dopo aver diretto una produzione internazionale di un certo livello qual è Papillon, Michael Noer torna a lavorare nella sua Danimarca e con Before the frost imbastisce un affresco integerrimo, che descrive i rapporti – di forza e comunicazione - tra ricchezza e povertà, un viaggio indietro nei secoli che utilizza un linguaggio limpido e scandaglia questioni che, pur cambiando modalità di svolgimento, non sfiorisce mai.

Entrando in un ambiente rurale, ne esamina il modello sociale inflessibile, emblematico nella sua organizzazione già in chiesa, dove i posti sono assegnati in base alla disponibilità economica e chi non è in grado di donare delle monete viene automaticamente declassato. Una rappresentazione analoga e rafforzata scaturisce dall’attività agricola, fotografata in un periodo di ribasso, complice l’irruzione americana, con il gioco di variabili tendenti alla depressione, deboli equilibri che richiedono di sognare, permettono di annusare un’opportunità fino a sfiorarla per poi ripresentare il baratro che rischia di far perdere tutto.

Un assetto che la mano ferma di Michael Noer sostiene in tutte le sue connotazioni, nel quale l’inserimento di un cambio di rango annovera svariati contrappunti: le reticenze iniziali, l’arte di abituarsi a uno stato migliore dimenticando un’etica fin lì sovrana, l’obbligo di confrontarsi con il presente e un passato che, nella sua ampiezza, non può accettare lo stravolgimento facendo orecchie da mercante.

 

Jesper Christensen

Before the Frost (2018): Jesper Christensen

 

L’opera di Michael Noer è un affresco struggente, che implica riflessioni continue e mutevoli, sull’essere umano, la sua natura e le condizioni che ne dettano i comportamenti, mantenendo una guida sicura, una lucidità tipicamente nordica, sottolineata anche da esterni scarsamente illuminati e da interni irradiati da candele, con l’apporto fisico e comportamentale di un fiaccato, e scafato, Jesper Christensen e della giovane Clara Rosager, un fiore sciupato e restio, che tratteggia magnificamente il passaggio - invero l’unico poco oculato di tutto il film, al netto della trasformazione dell’attrice – dalla miseria all’agio.

Rigoroso nella forma, sferzante nel contenuto.

Una prelibatezza.

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