Regia di Paul Schrader vedi scheda film
VENEZIA 74 - CONCORSO
First Reformed è una antica chiesa semi deserta quanto a fedeli, visitata soprattutto da turisti. La dirige con rassegnata convinzione ed ostinata intraprendenza il reverendo Toller, un ex cappellano militare 46enne, afflitto da qualche trascurato problema di salute, ed ormai solo dopo che la moglie lo ha lasciato, ritenendolo responsabile della morte del figlio, volontario in Iraq su marcata spinta paterna. Quando dopo una funzione una giovane fedele lo avvicina per proculargli un colloquio col marito, il prete pochi giorni dopo si trova davanti ad un uomo che - condizionato dalle nefaste previsioni formulate da un gruppo di attivisti ecologici no global alle cui iniziative ha preso parte facendosi pure arrestare - manifesta tendenze se non suicide, almeno disfattiste e si mostra contrario alla prosecuzione della maternità della consorte, dubbioso sul fatto di far vivere ad un nascituro le pesanti incognite che troverebbero sul pianeta già nel corso del prossimo cinquantennio.
Invano risultano gli effetti delle parole sensate del prelato volte a rassicurare lucidamente l'uomo, ad assicurare non tanto generico conforto, ma una concreta speranza e a far luce con razionalità, più che fede, su una visione del futuro obnubilata da un panico interiore che diventa contagioso e portatore di tentazioni di morte.
Quando però, dopo una svolta drammatica, Toller si rende conto di come gli interessi economici di corporation ed industrie legate ad uno stesso gruppo economico, egemonizzino e influenzano scelte strategiche andando contro gli interessi e la salvaguardia dell'ambiente e dei suoi abitanti (confutando molti dei complotti apparentemente assurdi paventato dal suo assistito), l'uomo decide di armarsi di quegli stessi terribili congegni trovati fortuitamente nel garage del suo problematico parrocchiano, e portare avanti un disegno di giustizia che solo ora appare inevitabile pure al prete.
Con un rigore ed una lucidità narrativa ammirevoli, una asciuttezza che richiama espressamente tematiche e sottofondi, nonché essenzialità limpidamente bergmaniane (ma pure bressoniane, per non parlare di Dreyer) lo splendido, talentuoso cineasta Paul Schrader continua a sorprenderci con nuovi registri e stili di racconto e ci pone qui dinanzi un film potente ed esemplare incentrato sulla potenza dissuasiva di quell'amore, puro, disinteressato, anche carnale, che è la sola forza in grado di distoglierci da quel panico assassino e giustizialista che si nutre delle reciproche paure per generare nuovi orrori ed escalation di una violenza che risponde ad altra violenza e soprusi a danno dei più deboli.
Ad accentuare la riuscita di un film lucido e quasi spietato nel disbrigo della sua dinamica di evoluzione verso una tragedia che matura veloce e inflessibile, ecco un protagonista sofferto e sfaccettato che si avvale di una interpretazione matura ed essenziale da parte di un Ethan Hawke magnifico. Un attore duttile ai generi, che apprezziamo ormai da decenni, ma che forse non abbiamo mai riscontrato così perfettamente e lucidamente in parte.
Un premio alla sua prova non sarebbe per nulla un azzardo, ma quasi un atto dovuto.
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