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Blood: The Last Vampire

Regia di Hiroyuki Kitakubo vedi scheda film

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La recensione su Blood: The Last Vampire

di Genga009
8 stelle

Tratto da un romanzo di Mamoru Oshii intitolato Kemonotachi no yoru (La notte delle bestie), Blood: The Last Vampire è il primo film d'animazione giapponese creato completamente in CGI, una sorta di Toy Story orientale. Questo mediometraggio - circa tre quarti d'ora di durata - narra, in sintesi, una missione sotto copertura che deve affrontare una ragazza vampiro di nome Saya nella base statunitense di Yotaka, in Giappone. Siamo a metà degli anni Sessanta, poco prima che cominci la guerra del Vietnam. Saya è l'ultimo vampiro originale rimasto sulla Terra e, per conto dell'agenzia segreta Red Shield, deve eliminare dei chiotteri rilevati nei pressi di una base militare. I chiotteri sono esseri umani che, dopo essere stati morsi e quindi infettati da un vampiro originale, sono divenuti anch'essi vampiri. Il film, partendo da questo incipit, prosegue seguendo le azioni di Saya, la quale, una volta infiltratasi nella scuola privata che si trova nella base statunitense, scopre che le creature sono proprio all'interno dell'istituto.

 

 

locandina

Blood: The Last Vampire (2000): locandina

 

 

Il mediometraggio comincia con una delle scene più riuscite dal punto di vista registico dell'intera storia del cinema d'animazione: un'assassinio in metropolitana diretto magistralmente che, con l'ausilio di tecniche inusuali per un film animato (zoom, carrelli, brevi piani sequenza), genera una tensione palpabile durante tutta la sanguinosa sequenza. Le atmosfere del film sono tetre e oscure, con uno sguardo al gotico anche se radicate saldamente in un universo dark-fantasy dalle scenografie realistiche. Tutto l'apparato tecnico dell'opera, creato dalla Production I.G, si presenta di altissimo livello; una banco di prova per Innocence (2004) di Mamoru Oshii, dopo Wall•E (2008), il miglior film d'animazione di sempre dal punto di vista grafico. La durata del mediometraggio, tuttavia, limita la qualità di una sceneggiatura di Kenji Kamiyama pesantemente incompleta soprattutto nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione dei personaggi. Dopo il successo di quest'opera sono stati creati svariati videogiochi, ulteriori romanzi ed un manga a tema Blood, dunque credo fosse intenzione della produzione sin dall'inizio lasciare questo film a "penzolare" per poi spremerlo successivamente sviluppando altre forme di business che attirassero l'attenzione. È un gran peccato, perché se Blood: The Last Vampire avesse avuto una trama più corposa sarebbe risultato ad occhi chiusi un capolavoro.

Il tema che il film affronta in maniera esaustiva proviene, infatti, dal soggetto originale: la questione imperialista degli Stati Uniti d'America in Giappone (molto cara a Oshii), la quale viene messa in scena sottoforma di sottomissione del popolo giapponese agli usi e costumi statunitensi. Si osserva un popolo culturalmente castrato, incatenato perché perdente, che non ha la minima voglia di riscattarsi. I sottotesti si possono trovare al di là della storia e dei personaggi principali, in quanto niente emerge dalle vicende che accadono ma tutto si può scorgere se si dà uno sguardo ai fondali, a cosa la camera non riprende in primo piano. La città di Yotaka sembra essere sospesa nel tempo, un paese fantasma in cui si nascondono creature aberranti e sangunarie. La protagonista stessa se ne accorge praticamente appena arrivata, quando immediatamente capisce che sia dentro sia fuori la scuola in cui deve indagare qualcosa decisamente non va. I demoni sono coloro che non si fanno mai vedere alla luce del sole.

 

Film inserito nei capolavori della storia del cinema animato. (come capo d'opera)

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