Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Qualche lungaggine avrebbe potuto forse essere sacrificata, ma le due ore e un quarto scorrono comunque che è una bellezza, quasi tutte sulle spalle di un Robert De Niro tornato a giganteggiare dopo una serie di filmetti da strapazzo.
La più grande truffa finanziaria della storia americana ha come protagonista Bernie Madoff, un bagnino ebreo diventato il presidente del Nasdaq. Proprio così: presidente del Nasdaq. Un essere talmente malvagio da essere paragonato a Ted Bundy, il serial killer che dormiva a fianco delle teste mozzate delle sue vittime. Lo schema Ponzi applicato da Madoff arrivò alla cifra impensabile di 65 miliardi di dollari: un castello di carte costruito coinvolgendo moglie (una sempre bellissima, ma scheletrica Michelle Pfeiffer), fratello e figli, tutti ignari, tutti abilmente manipolati, tutti vessati dalla sua tirannia.
Il notevolissimo film di Barry Levinson (uno dei suoi migliori, con Good Morning, Vietnam) è il racconto - attraverso l'espediente narrativo di una lunga intervista in carcere - del momento in cui quel castello di carte venne giù, coincidendo con l'enorme crisi finanziaria del 2008. È anche la storia - girata benissimo - di un'autentica nemesi (i figli non gli sopravvissero), frutto di una truffa perpetrata per decenni con mefistofelica determinazione. Qualche lungaggine avrebbe potuto forse essere sacrificata, ma le due ore e un quarto scorrono comunque che è una bellezza, quasi tutte sulle spalle di un Robert De Niro tornato a giganteggiare dopo una serie di filmetti da strapazzo.
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