Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film
Mamma Roma stavolta si chiama Fortunata (Trinca), abita a Torpignattara, periferia romana, fa la parrucchiera a domicilio, veste sempre in minigonna, ha una figlia difficile da gestire e che sputa sempre addosso ai compagni di scuola (Centanni), è separata dal marito, una guardia giurata, che vorrebbe riaverla con sé (Pesce). Il suo sogno nel cassetto è quello di aprire un negozio da parrucchiera, ma i debiti la sovrastano, i problemi anche e l'unica persona che la sostiene è un tatuatore con qualche disordine psichico (Borghi) e madre malata di Alzheimer a carico (Schygulla). Nell'androceo di Fortunata entra anche Patrizio (Accorsi), psicologo che prende in carico il caso della bambina per poi innamorarsi della madre. Ma l'instabilità emotiva di Fortunata gli rende impossibile sottrarsi alla tempesta.
Tratto anche stavolta da un racconto della moglie Margaret Mazzantini rimasto a lungo nel cassetto, il sesto film da regista di Sergio Castellitto vede di nuovo al centro della scena una donna (Non ti muovere, Venuto al mondo, Nessuno si salva da solo) alla ricerca di sé stessa. È un festival di letteratura banale che gronda dai dialoghi e di situazioni spesso inverosimili, ossimoricamente calate in un contesto verista con qualche acuto tra l'onirico e il metafisico (con tanto di stridente riferimento colto all'Antigone), sempre legato ai trascorsi turbolenti vissuti dai personaggi. Tra questi ultimi, si distinguono ancora una volta quello interpretato da Edoardo Pesce, credibilissimo nella parte di un marito ancora legatissimo alla ex moglie, e dal camaleontico Alessandro Borghi. È stata invece Jasmine Trinca l'unica a portare a casa un premio: il massimo alloro vinto come migliore attrice al festival di Cannes. Tutta sopra le righe, occhi bistrati e capelli mesciati alla bell'e meglio, perennemente sboccata, l'attrice romana ha anche avuto l'ardire di mostrare il suo corpo androgino alla cinepresa. Misteri della settima arte, come quello della sua attività di attrice. Meno male che sul finale arriva Vasco con la sua Vivere. Altrimenti ci sarebbe voluto il Malox.
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