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Fortunata

Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film

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La recensione su Fortunata

di mm40
2 stelle

Fortunata è una giovane donna della periferia romana con un bel fardello di problemi: una figlia di 8 anni che l'ex marito, violento e spietato, le contende; un lavoro - quello della parrucchiera - precario; una profonda rassegnazione a un destino che non corrisponde affatto al suo nome di battesimo. L'incontro con uno psicologo, assistente sociale della bambina, le cambia la vita.

 

Et voilà, signore e signori, il melodramma: ritorna di prepotenza sui nostri schermi, sulla scia dei più noti lavori ozpetekiani, il genere che imperversava in sala a cavallo della seconda guerra mondiale; aggiornato a questi tempi, carico di problematiche sociali e psicologiche, ma a tutti gli effetti finalizzato al lacrimone facile, al racconto di vita 'vera' colmo di disgrazie, disperazioni e... musica (l'anonima colonna sonora originale di Arturo Annecchino è ripetutamente calpestata da brani famosi disposti in scena come altrettanti videoclip all'interno del film). Fortunata è un film di Sergio Castellitto adeguatamente (doverosamente? inevitabilmente?) scritto da sua moglie Margaret Mazzantini, ovvero in soldoni: un lavoro realizzato con cura da professionisti ben rodati; non ci si può attendere nulla di disastroso e infatti i momenti esteticamente riusciti abbondano, ma le livide inquadrature che pescano senza troppa fantasia i classiconi delle periferie romane (il gasometro, le mura) emanano indiscutibilmente un odore di fasullo e di stantio che mina la potenza affabulatrice che è il vero nucleo dell'opera. Perchè al di là del gioco di parole con il suo nome di battesimo, Fortunata non è un personaggio particolarmente carico di significati o palesemente un simbolo della sua contemporaneità: è una donna (e questo va di moda, ok) romana (e il cinema italiano si è già occupato della Capitale, qualche volta) di estrazione popolare (ma per questo tipo di milieu Pasolini è sulla vetta e qui siamo a valle) con una bambina piccola (elemento base per impietosire il pubblico) e un ex marito violento (il personaggio peggio caratterizzato di tutta la trama: ciecamente manesco, privo di motivazioni razionali, finalizzato a muovere ulteriore simpatia verso la protagonista; tant'è vero che nel finale viene abbandonato in una scena logicamente claudicante - e di lui non si sa più nulla). Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi e la grande Hanna Schygulla sono i nomi principali del cast. Uno scambio di battute per liquidare il lavoro: "Mio padre diceva sempre: chi te lo dice che questa vita è meglio di quell'altra?"; "Però questa è l'unica che conosciamo". No, non l'ha scritto Fabio Volo, ma la Mazzantini. 2,5/10.

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