Regia di Sergio Castellitto vedi scheda film
Fortunata (2017): locandina
Imbarazzante.
Fortunati coloro che non avranno l'ardire – o la sfiga – di posare gli occhi sull'ultima fatica della letale, ammanicatissima coppia Castellitto-Mazzantini.
Non si salva niente, non si salva nessuno, nemmeno un disegnino appeso alla parete o l'armadio in fondo alla stanza che se ne sta per i fatti suoi: il ritratto di periferia coatta e cafona, “disperata”, plasmato con mani tozze e testa diabolica dai coniugi di cui sopra, è una lardosa, untuosa, fasulla rappresentazione grondante i peggiori grassi tossici e malevoli di stereotipi rancidi, mezzucci da quattro soldi (che proprio quattro … non sono) e acconciature ideologico/teoriche fetide e sudicie.
La “storia” è una sequenza di (stra)fatti come tante (madre in procinto di divorziare alle prese con marito violento e stronzo, figlia problematica, lavoro in nero, cronica carenza di soldi, prospettive di miseria e sogni nel cassetto): roba vista, stravista, rigurgitata mille volte, infilata per sacri condotti oramai ampiamente alla(r)gati.
Per quanto derivativa, inutile, superficiale, condita di dialoghi pesantemente risibili (quando va bene) e scelte/svolte narrative sempre rispondenti a precisi rigonfi canoni (sua maestà l'eccesso), non è neppure il male peggiore.
Ma contribuisce – poiché, altresì, fa da pretestuoso sfondo – al funesto, dannosissimo insieme.
Che sta – attaccato come mille mitili marciti al piccolo scoglio, infettandolo – nell'idea di fondo, nel pingue disegno generale, nella carica dopata di ultra-retorica ed enfasi che stenderebbe cento elefanti peraltro già stecchiti da un pezzo.
E se il romanesco marcato è una bolsa dichiarazione d'intenti, e i toni – dominano isterismi, soapoperismi, kitsch e artificiosità diffusa – danno le esatte coordinate della disgustosa, irricevibile fuffa, caratterizzando scene ad altissimo, estenuante contenuto di ridicolo che non fa ridere ma solo urtare (il dottorino Accorsi che sbrocca urlando del suo “codice deontologico” mentre un secondo dopo mette i tentacoli sulla mammina Trinca è d'indescrivibile idiozia; e non è affatto un unicum, vedi la scenata alla stazione di polizia con colpo di scena tramite confessione annesso: una tragedia), sono i personaggi ad ammantare di un velo mortifero qualsiasi pretesa di “autenticità” e respiro drammaturgico.
Burattini drogati di uno spettacolo ipertrofico, scadentissimo e terrificante – tanto più quanto invece si dà arie autoriali –, la donna Fortunata di nome ma non di fatto, la di lei figlia con problemi comportamentali, lo spasimante dottore, l'amico tossico dal cuore buono e tutto il circondario di comprimari “borderline”, assommano miseria ad altra miseria, impensabile al già incredibile.
Complici/vittime/spettatori gli attori: da Jasmine Trinca imbiondita sciampista di provincia con broncio ed espressione “indurita” d'ordinanza a Stefano Accorsi maldestramente abbaiante, da Alessandro Borghi (auto)replicante al suo peggio alla malcapitata Hanna Schygulla (un ruolo assurdo, sciagurato: da Fassbinder, Wenders, Tarr a Castellitto: che avrà mai fatto di male??!).
Inutili nonché insignificanti sottotesti e presunti pensieri “alti” (i riferimenti reiterati alla tragedia di Antigone) così come i “ricercati” movimenti di macchina definibili banalmente come sorrentinismi d'accatto, mentre sballata risulta persino la scaletta musicale (in scaletta, random, Cure, Creedence Clearwater Revival, Vasco Rossi).
Imbarazzante, sì.
Aspirano a descrivere chissà quale realtà parallela, Mazzantini & Castellitto; alla loro - sovraccarica, sovraeccitata, sovraesposta - maniera. Fortunata non è neorealismo: è realismo del neo. Così grosso da coprire qualsiasi espressione residua di Cinema.
Voto 1. Tutto per il magnifico culo d'una munifica Jasmine Trinca inquadrato nel finale - come Tinto Brass comanda - mentre le casse sparano Vivere di Vasco.
Micidiale.
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Io sulla coppia Castellitto/Mazzantini avevo messo una pietra sopra già dai tempi di "Non ti muovere", all'epoca pure assai apprezzato dalla critica ma per me piuttosto irritante, proprio per alcuni difetti che mi pare tornino ingigantiti in questo "Fortunata". Certo viene da chiedersi: se questo è stato uno dei pochi titoli italiani selezionati a Cannes...
Credo più per le entrature di Castellitto che altro: di prodotti almeno dignitosi ce ne saranno eccome ... Non so come sia stato ricevuto a Cannes, chissà (ma si parla d'altro, giustamente).
I difetti della letale coppia ci son tutti, sì, e anche peggio (stante la portata di paragoni francamente improponibili). Ciao.
Gran bella recensione, che condivido in tutto, con una sola eccezione: ho visto culi di gran lunga migliori di quelli della Trinca.
Ahahah, vero; però merita, dai. E questo è l'unico vero commento "tecnico" che si può fare a quest'insensatezza di film ...
https://www.pressreader.com/italy/il-fatto-quotidiano/20170612/281840053648728
"Qualcuno a Fortunata ha dato una stella su cinque per il mio culo, non ho capito se è un complimento."
Ecco spiegato perché la perspicacia m'ammalia (anche senz'apostrofo) meno - statisticamente - di un bel fondoschiena (pardon: CULO).
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Sono completamente in disaccordo, Greg. Almeno tre stelle su cinque: una per chiappa, più una per l'insieme. Eddai.
[Trinca è una delle attrici più intelligenti e attraenti (e attraenti perché intelligenti) del "cinemaitaliano", le sue scelte/chiamate registiche non le fanno onore.]
Questo messaggio è stato inviato dal mio telefono a disco in bachelite senza fili utilizzando chiappatalk.
Buaaahhhh! Non sono io : è mezza stella. Per me sì, è un complimento (il voto specifico sarebbe un sette e mezzo). Lei l'adoro (dall'esordio con Moretti al dittico Miele-Un giorno devi andare), spero sparisca però dall'infestante orbita castellittiana.
Ribadisco il mio disgusto per Fortunata (film-personaggio-mazzantinitudine-acclamazione nazionalpopolare-investitura cannense) ...
Mo' me cerco l'app chiappatalk.
Ai 4 che citi, sui quali concordo in pieno, aggiungerei Giordana e un solo Bonello, il primo, mentre il f.lli Taviani non mi è proprio dispiaciuto, ma i vari Milani, Molaioli, Ponzi (Veronesi è un peccato di gioventù) non le rendono onore. "Quel che passa il convento", anche, certo, ok, però, dai...
Ne L'Apollonide risaltava più il collettivo, e tra loro direi Céline Sallette e Adéle Haenel ma nel complesso una buona prova corale. Taviani mah (non per colpa sua), Placido mi manca Il grande sogno, Ponti orribile (rimanendo lei splendida, eh) come il primo Castellitto, mentre Tommaso di KRS, The gunman (in entrambi, uno "dentro"il film, l'altro "extra", è emerso il meraviglioso "difetto" della dentatura) e Slam prove trascurabili.
Effettivamente, però, se su google inserisco parole chiave (nome-cognome-titolo del film-parte anatomica) questa po'po' di recensione è al secondo posto nonché l'unica, a quanto pare, corrispondente alla ricerca ... Nel caso, potrei discutere direttamente con l'interessata, che dici?
Il discorso sulla coralità vale anche per il Maraviglioso Boccaccio, ne facevo proprio un punto di qualità rispetto a film in cui ha un ruolo comunque non secondario.
Ah, Céline Sallette!!
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Jasmine, ricordati che io parlavo bene di "un Giorno devi Andare" prima ancora che uscisse, e che Gregorio al tempo beveva solo la spuma e non sapeva manco pronunciarlo il tuo nome: Giasmaina, Iasminne, cose così...!
un romanzone popolare che tenta di raccontare la periferia,nulla di nuovo per la gran carita' e in parte condivido tutte le tue osservazioni anche se il tono da de profundis che vedo nei commenti in calce alla tua rece mi sembrano un po' sproporzionati e il premio di Cannes alla Trinca certifica che qualcosa di buono dal film bisogna segnalare...oltre al bel culetto in coda alla pellicola...per me due stelle e mezza,grazie del tuo commento
Posto che i premi certificano poco, faccio notare che da parte mia nessun de profundis (da "imputare" anche alla rece, allora), ma un an die freude callipigio.
Rivendico certo il deprofundisare, tutto guadagnato da questo filmaccio in zona "impegnata" che è balordamente distaccato dalla (da qualunque) realtà. Premio o non premio, che non conta nulla.
Ciao.
Sono arcisicuro che tu abbia ragione. Quindi non avrò l'ardire. Ma che, scherziamo... ?! Grazie.
Ma no, quale sicurezza: non dico addirittura di vederlo (è come se consigliassi a qualcuno di bersi un intruglio di coca-cola, latte, camomilla e grappa) però anche fidarsi ciecamente non è il massimo. Certo se conosci già il cinema di Castellitto e non ti aggrada allora puoi stare benissimo alla larga da questo, ecco. Ciao.
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