Nel 2021 Netflix si è comprata la Roald Dahl Story Company, ovvero i diritti per sfruttare l’intero catalogo del celeberrimo scrittore britannico, per una cifra ufficiosamente «poco sopra» i 500 milioni di sterline. Wes Anderson, che di Dahl è fan sfegatato sin dall’infanzia, e che aveva già trasposto un suo testo nella magnifica animazione stop motion di Fantastic Mr. Fox, girava da oltre vent’anni intorno alla possibilità di adattare La meravigliosa storia di Henry Sugar, ma quando è stato finalmente pronto a realizzarlo, i diritti del racconto erano passati, appunto, in mano a Netflix, ed è così che uno dei registi contemporanei più cinefili, più testardamente analogici e più rigorosamente affezionati alla pellicola ha fatto il suo debutto su una piattaforma di streaming.
Con un mediometraggio che è una dichiarazione di poetica, tra i più inventivi lavori dell’autore texano, il più teorico insieme al coevo Asteroid City, di cui è una sorta di satellite, un po’ come il corto Hotel Chevalier lo era di Il treno per il Darjeeling. Qui non c’è continuità narrativa tra i personaggi, ma il legame sta nell’impianto teatrale che accomuna i due titoli: Asteroid City è una pièce ambientata nel deserto, con un alieno «interpretato come metafora»; Henry Sugar è un folgorante gioco di messa in abisso di narrazioni e resoconti, costruiti per diorami consecutivi e recitati con la consueta resa impassibile da un cast tutto britannico (Ralph Fiennes apre le danze con la cornice più esterna, dove interpreta Dahl medesimo), che restituisce ogni dialogo con la surreale ridondanza del discorso diretto romanzesco, compresi i «disse lui» e «dissi io».
L’alieno/metafora, qui, è Henry Sugar stesso, scapolo vacuo e dedito al gioco d’azzardo (lo incarna Benedict Cumberbatch, corpo attoriale che pare forgiato nella stessa materia di cui è fatto il cinema di Anderson), che grazie alla lettura fortuita di un memoir (secondo livello narrativo) scopre la storia di un santone indiano (terzo livello) in grado, tramite meditazione, di vedere senza usare gli occhi. Quello che all’inizio pare un trucco da mentalista con vaste possibilità economiche - dopo un lunghissimo auto addestramento, seguendo le indicazioni del guru Sugar impara a vedere le carte senza bisogno di voltarle, applicando la tecnica in svariati casinò - si rivela una svolta esistenziale che trasforma per sempre il personaggio.
E tra la giungla di cartone e le librerie scorrevoli di un set più ortogonale che mai, Wes mette a segno il trionfo della poetica che anima il suo cinema, quella di uno stile che è, è sempre stato, sostanza: la storia di un uomo superficiale che impara a guardare sotto la superficie delle cose, che scopre che non solo gli occhi vogliono la loro parte, e in quello sguardo trova un senso alla sua vita. E la storia di noi spettatori, continuamente incalzati da innumerevoli sguardi in macchina, che crediamo di assistere alla truffa del secolo a opera di un playboy capriccioso, e scopriamo invece che sotto c’era molto di più; ma fermarsi alla superficie, al dorso coperto (decorato, e sempre uguale) delle carte, significa non vedere un bel niente.
Il film
La meravigliosa storia di Henry Sugar
Avventura - USA, Regno Unito 2023 - durata 37’
Titolo originale: The Wonderful Story of Henry Sugar
Regia: Wes Anderson
Con Benedict Cumberbatch, Rupert Friend, Ralph Fiennes, Ben Kingsley, Dev Patel, Richard Ayoade
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
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