Un rumore basso, un terremoto dalle viscere della terra, come se qualcosa stesse risalendo spezzando le radici degli alberi e facendo franare una montagna. Un movimento di camera in avanti, che osserva una foglia e poi si alza e comincia a svolazzare ululando, dalle profondità del bosco verso la casa.
Una corsa febbrile ed entusiasta per raggiungere l’ultimo rimasto in piedi, dopo che gli altri sono stati tutti abbattuti. Come il vento, quest’occhio agitato spalanca una porta, due porte, l’ultima la spezza letteralmente in due, e può finalmente penetrare dentro Ash. O forse fargli qualcos’altro: per quello ci sarà, sei anni dopo, Evil Dead II.
Ma intanto c’è l’ironia oscura del finale del primo leggendario The Evil Dead (in italiano La casa), annata 1981, per classico gruppo di giovani ragazzi e mattanza assortita ad opera dello spirito dei morti. Un finale che è come una firma col sangue che Sam Raimi incide in chiusura della sua apocalisse personale del e nel genere horror.
Uno strascico (letteralmente), che è quello fisico e rumoroso di un occhio che perlustra, osserva, spia dalle finestre e penetra le cose per tutta la durata del film, dando loro vita – o togliendogliela. Si potrebbero sprecare i casi di soggettive che come in The Evil Dead e prima di The Evil Dead spiano dalle finestre (Halloween, 1978), aggrediscono (i film di Dario Argento fin dall’Uccello dalle piume di cristallo, 1970), corrono nel bosco lasciandosi dietro scie di urla (Oh, I Can’t Stop! del videoartista polacco Zbig Rybczynski nel 1975). In The Evil Dead quest’occhio indagatore ha uno scopo programmatico ben preciso: iniettare follia ovunque passi.
Al Male viene dunque affidato un punto di vista inspiegabile e senza consistenza, che finché non innerva corpi animati o inanimati è semplicemente invisibile e vive nel buio e nella nebbia. I personaggi del film di Sam Raimi sono tesi continuamente tra due estremità: ignorare una presenza invisibile che è sotto il loro naso, o percepirla fisicamente come antagonista e cercare di sfuggirle. Nel finale non c’è scampo, e non c’è anche se il sole è sorto da dietro gli alberi più alti del bosco portando la luce: Ash può percepire quel Male, l’ha visto incarnarsi e disincarnarsi davanti ai suoi occhi subito prima dell’alba, quando sua sorella Cheryl e il suo amico Scott si sono disintegrati in un vortice surrealista di stop-motion, liquidi organici e schifosi scarafaggi. Ora può vederlo arrivare e può vederlo mentre gli entra dentro, non diversamente da come il ramo del bosco, all’inizio del film, ha violentato sua sorella Cheryl fra le frasche.
Perché il film è in continua dialettica spaziale con questo punto di vista svolazzante: dove può andare, che può fare, chi attaccherà? Soprattutto, può entrare in casa? Anche se sembra, alla fine, che ce ne siamo liberati, lui è invece lì ad aprire tutte le porte che vuole, a violentare anche la casa, a controllarla come a manipolare un’universale rivolta delle cose inanimate, quasi a dimostrare che il Cinema può fare quello che vuole fuori da ogni regola. Alla fine del film, dopo un processo di graduale appropriazione dei suoi luoghi, la casa è finalmente sua.
Il film
La casa
Horror - USA 1982 - durata 85’
Titolo originale: The Evil Dead
Regia: Sam Raimi
Con Bruce Campbell, Ellen Sandweiss, Richard DeManincor, Theresa Tilly, Betsy Baker, Philip A. Gillis
in streaming: su Rakuten TV Apple TV Microsoft Store Amazon Video
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