Tutte le famiglie felici si somigliano, ciascuna famiglia infelice è infelice a modo suo, e ogni albero genealogico nasconde dei segreti: in basso, nelle radici che affondano nel passato, o in alto, magari in una casetta di legno appoggiata sui rami. Dove stia il segreto dei Graham, la famiglia protagonista di Hereditary, Ari Aster lo mostra da subito: proprio con una misteriosa casa sull’albero si apre il suo film d’esordio.
La sua è dall’inizio, più che una dichiarazione di fallimento, una confessione sincera, una richiesta allo sguardo che suona così: “Siccome hai visto tutto, siccome sai già troppo, e non ti puoi più sorprendere, giochiamo a carte scoperte. Il segreto è davanti a te, il male è lì, e quello che ti farò vedere certificherà il tuo sapere: è solo un esperimento di conferma, un’artificiosa messa in scena, un modellino di cui abbiamo il pieno controllo. Sappiamo già come andrà, ma vieni, guarda comunque anche tu”. Ecco allora che, da una posizione demiurgica, astratta dalle vicende, attraverso inquadrature che sono “immagini neutrali degli eventi” del tutto simili ai perfetti diorami che Annie, la protagonista interpretata da Toni Collette, compone per una mostra d’arte, lo sguardo esamina la storia del verticale collasso della famiglia Graham a causa di una forza oscura: il corteo per la morte di Ellen, matriarca misteriosamente legata all’occulto; l’assurda decapitazione di Charlie, la piccola bambina di casa, morbosamente legata alla nonna defunta; il tracollo psichico della stessa Annie, incapace di spiegare come qualcosa stia per prendere possesso della sua casa e della sua vita; la risposta anemica di suo marito Steven, che non vuole credere per raziocinio ai segnali demoniaci che lo circondano; la confusione esistenziale del loro figlio Peter, divorato dai sensi di colpa e dai sentimenti repressi; la comparsa di Joan, presunta amica che spiega alla famiglia come comunicare con i propri cari nell’aldilà.
I Graham vedono che qualcosa di oscuro e terribile sta accadendo davanti ai loro occhi ma rimangono fermi; cadono a pezzi senza reagire, mentre l’odio cresce intorno a loro e dentro di loro. La loro tragedia è quella della superbia di Eracle, di cui Peter sente parlare a lezione: “Eracle pecca perché si rifiuta di vedere tutti i segnali che gli sono stati messi davanti. Crede di avere il controllo, ma in realtà non ha mai avuto scelta”. Ma questa è anche la tragedia dello sguardo privilegiato dello spettatore, che soccombe all’angoscia mentre assiste a ciò che accade da fuori, pur sapendo già da dove proviene il male (la nonna Ellen è l’iniziatrice del maligno, Joan è parte della sua congrega infernale), pur riconoscendone la natura metaforica (quelli in controluce sono i rodati temi dell’alienazione famigliare, del dolore, del trauma, come già in Rosemary’s Baby).
Nel finale del film Steven muore carbonizzato, Annie si suicida accoltellandosi in aria, Peter cerca di fuggire dagli spettri evocati da Joan e si lancia dalla finestra, ma una luce lo raggiunge ed entra dentro di lui.
Il ragazzo si sveglia e segue il corpo levitante di sua madre nella casetta sull’albero, quella da cui tutto era iniziato; lì una congrega satanica lo attende in cerchio rituale, lo acclama, lo incorona: non è più Peter, ma Charlie, a sua volta posseduta da Paimon, uno degli otto re dell’Inferno, finalmente in possesso di un corpo maschile. Il piano di nonna Ellen è completo, il diavolo trionfa grazie ai corpi incubatori della famiglia Graham. Nell’immagine finale del film si vede il rituale presidiato da Re Paimon attraverso le pareti della casa sull’albero.
È una visione impossibile, generata da un punto di vista inattuabile, l’ultimo colpo d’occhio di un demiurgo per cui il male assoluto pare contenuto in una piccola miniatura, un modesto artefatto plastico, il concept di un set cinematografico. Quest’inquadratura certifica Hereditary non tanto come un cinico meccanismo che costringe i suoi disperati personaggi a non avere scelta o come un catalogo di situazioni grottesche tanto per, quanto piuttosto come un film che mette in forma la paralisi cognitiva dello sguardo contemporaneo, la sua tragica (e tragicomica) incapacità di tradurre uno strapotere, la sua onnipresenza, la sua onniscienza, in una pratica di comprensione e, soprattutto, d’azione. Dopo aver giocato con il sapere e con il vedere, mostrandone l’inefficacia, è come se Aster di nuovo comparisse, chiedendo: “Ora che hai visto tutto, sai ogni cosa, capisci a fondo e sei in totale controllo, dimmi sguardo, perché ancora tremi?”.
Il film
Hereditary - Le radici del male
Horror - USA 2018 - durata 120’
Titolo originale: Hereditary
Regia: Ari Aster
Con Toni Collette, Gabriel Byrne, Alex Wolff, Ann Dowd, Milly Shapiro
Al cinema: Uscita in Italia il 26/07/2018
in streaming: su Paramount Plus Paramount Plus Apple TV Channel Apple TV Google Play Movies Amazon Video Timvision
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