Al termine di una lotta con lo xenomorfo, icona indiscussa dell’horror sci-fi ormai da più di 40 anni, la dottoressa Daniels (K. Waterson) e Tennessee (D. McBride), unici sopravvissuti dell’equipaggio della USCSS Covenant insieme all’androide Walter (M. Fassbender), si preparano al sonno criogenico in attesa che l’astronave raggiunga un pianeta da ripopolare, portando a destinazione le migliaia di coloni e di embrioni umani che trasporta.

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Alien: Covenant

Sembrerebbe il lieto fine che ci aspetta quando dei personaggi sconfiggono un temibile mostro, ma i mostri della saga Alien (specie nei prequel di Scott) sono ben altri. Poco prima di essere congelata Daniels si accorge che Walter è in realtà l’androide “gemello” David, una versione con meno funzionalità ma capace – parrebbe – di provare dei sentimenti perlopiù negativi e che è intenzionato a ribellarsi ai suoi stessi creatori. La scienziata non fa in tempo a fermarlo e David rimasto solo sulla nave espettora due embrioni xenomorfi adagiandoli insieme a quelli umani e marcia accanto ai coloni ibernati al suono di Wagner soddisfatto per la carneficina che sta per compiere, una carneficina “creativa” e creatrice, artistica e teologica.

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Alien: Covenant

L’ultimo tassello della saga di Alien, uscito nel 2017, continua le vicende di Prometheus e offre l’occasione a Ridley Scott per approfondire e chiarire quelle tematiche filosofiche e religiose già presenti nel sottotesto del film del 1979. Se nel classico con Sigourney Weaver lo xenomorfo era un simbolo del femminino e con una donna finiva per scontrarsi, all’interno di una nave dal nome Mother, dopo aver infettato tutti i membri dell’equipaggio uscendo dai loro stomaci come un bambino dall’utero, il prequel del 2012 si concentrava sul senso della creazione e rispondeva alla domanda millenaria della nostra specie: chi ci ha creati? I giganti Ingegneri a partire dal loro stesso DNA come noi abbiamo creato gli androidi. La risposta alla domanda “perché siamo stati creati?” ha quindi forse le fattezze della deludente “perché chi ci ha creati poteva farlo” che David si sente dire da Charlie nel precedente film.

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Alien: Covenant

In Alien: Covenant allora è lo stesso androide a voler farsi creatore, distruggendo prima i suoi creatori e i creatori dei suoi creatori, e contribuendo alla nascita del violento e selvaggio xenomorfo, come a voler suggellare un percorso peggiorativo che dai divini ingegneri conduce a un animale assassino. Prometeo che ruba il fuoco agli dèi provocandone l’ira è il simbolo della peculiarità umana: creare oggetti artificiali sfidando l’ordine naturale delle cose. Scott ci mostra che siamo noi stessi una bestemmia per il divino, e forse per questo i nostri stessi creatori vogliono distruggerci. Ma David ha capito qualcosa che i suoi padroni umani non vogliono cogliere: per sopravvivere all’ira di tuo padre o di tua madre devi distruggerli a tua volta e poi farti madre tu stesso. Ed ecco perché Covenant nel finale torna alle origini, la plancia della nave sembra di nuovo un utero con tanto di placenta e feti appesi al soffitto, e l’inizio della fine si esemplifica nella “covata malefica” (cronenberghiana in fondo) dell’androide che teneva gli embrioni dentro di sé e lascia che sia l’incubatrice a crescerli.

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Alien: Covenant

Le critiche storiche al primo film erano di misoginia, forse in parte confermata dai sequel fino al capitolo di Fincher in cui lo xenomorfo tornava a essere covato in un utero umano, e questi ultimi capitoli non sembrano discostarsene. Ma più probabilmente Scott vuole porci di fronte al terribile mistero della creazione, che sia la creazione artistica, come le aspirazioni pittoriche e musicali di David, o quella teologica, come il soffio vitale degli ingegneri; mistero ancor più terribile se dagli anfratti dello spazio, oscuri e al contempo lontani, si consuma vicino a noi, magari dentro di noi. È il passaggio storico dal “terrore venuto dallo spazio profondo” e dai mostri radioattivi al body horror, l’horror chirurgico: la consapevolezza agghiacciante che l’universo che conteniamo sia più insondabile di quello che è possibile osservare in una notte stellata.

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Alien: Covenant

Autore

Dario Denta

Nato a Bari nel 1994, ha studiato Matematica e Filosofia tra Perugia e Firenze, caporedattore de Lo Specchio Scuro, è uno dei conduttori del podcast di cinema Salotto Monogatari. Ha scritto su Shiva Produzioni, L’inutile, Ghinea, La Chiave di Sophia, agit-porn e Immoderati e ha dato un piccolo contribuito al Dizionario Mereghetti 2022. Si interessa di estetica del cinema e della videoarte.

Il film

locandina Alien: Covenant

Alien: Covenant

Fantascienza - USA 2017 - durata 122’

Titolo originale: Alien: Covenant

Regia: Ridley Scott

Con Michael Fassbender, Katherine Waterston, James Franco, Callie Hernandez, Billy Crudup, Carmen Ejogo

Al cinema: Uscita in Italia il 11/05/2017

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