Siamo all’aperto. Alex (Monica Bellucci) sta leggendo un libro, Experiment with Time di J.W. Dunne, coricata su un prato, circondata da persone che prendono il sole e da bambini che giocano con un erogatore d’acqua.
Mentre in sottofondo scorre la settima sinfonia di Beethoven, la macchina da presa di Gaspar Noé ruota su se stessa intorno all’asse verticale dato dall’erogatore, salvo poi uscire dall’asse e perdersi instabilmente in una spirale verso il cielo bianco, tra le nuvole, mentre la musica scompare e il bianco si frantuma in dei flash stroboscopici.
Un suono oscuro e meccanico si infiltra fino a diventare assordante. Se fissiamo lo schermo, qualcosa sembra muoversi. Se freeziamo i momenti bui, si può vedere una vorticante Via Lattea. Quando il flash finisce, una gigantesca scritta appare: “Il tempo distrugge tutto”.
In Experiment with Time, Dunne individua nei sogni premonitori la dimostrazione dell’inesistenza del libero arbitrio: “Il futuro è già lì”, come dice Alex in ascensore al fidanzato Marcus (Vincent Cassel) e all’ex fidanzato Pierre (Albert Dupontel) raccontando del libro che sta leggendo. Il regista Gaspar Noé sa bene che in un film non può essere altrimenti: il film è lì e non potrà mai cambiare in nessuna sua ripetizione. È una macchina – riproducibile in eterno – e come tale asseconda un meccanismo immutabile, stabilito dal suo creatore.
Allora, piuttosto che lanciarci indizi di cosa potrà accadere, Noé ci fa percorrere a ritroso la storia dello stupro di Alex e dell’omicidio di Pierre ai danni di un uomo, mostrandoci il vero finale all’inizio del film, con tanto di titoli di coda; un finale che diventa finale tout court nella versione “inversa” di Irréversible (Irréversible: Inversion Integrale), che Gaspar Noé ha presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia nel 2019, 17 anni dopo la storica controversa presentazione al Festival di Cannes nel 2002. Il citazionismo di Noé, che piazza sopra il letto di Alex e Marcus il poster di 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, richiede però urgentemente che il finale del film sia davvero quello della versione del 2002.
Sia perché questo permette al regista il “riavvolgimento” della storia e il suo personale “esperimento col tempo”, sia perché il film, che narrativamente si chiude (o si apre?) con la scoperta della gravidanza di Alex, allude all’idea di una rinascita, come nel capolavoro kubrickiano. Salvo poi inscriverla nel trituracarne epilettico dei flash finali, che è la macchina-film in sé: sappiamo come andrà a finire, sappiamo che Alex entrerà in coma a seguito di uno stupro e sappiamo che, a causa dei calci dello stupratore – il Tenia, interpretato da Joe Prestia – il bambino non ha troppe chance di sopravvivere.
La fine, che è l’inizio, non è la fine né l’inizio di niente, né tantomeno una rinascita: è la conferma di una circolarità immutabile e infinita. I movimenti di camera del finale di Irréversible, che condividono le traiettorie nauseanti di gran parte del resto del film, rappresentano una sfida formale molto ambiziosa, coerente con le intenzioni di tutta la carriera trentennale di Gaspar Noé: dare corporeità al tempo, farlo sentire a livello fisico, edificarlo con le materie prime di “sangue, sperma e lacrime” come declama il suo protagonista e alter ego Murphy (Karl Glusman) in Love (2015). Nella fattispecie di Irréversible, immaginarlo come una rotazione perpetua, una catena di montaggio, un cinematismo fatto di ruote dentate che si trasmettono l’assurdità degli eventi. Non il caos, ma un ordine che non ha senso, e che può essere molto crudele.
Il film
Irréversible
Drammatico - Francia 2002 - durata 95’
Titolo originale: Irréversible
Regia: Gaspar Noé
Con Monica Bellucci, Vincent Cassel, Albert Dupontel, Philippe Nahon
Al cinema: Uscita in Italia il 24/05/2002
in streaming: su Apple TV Google Play Movies
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta