Bisogna assolutamente contattare l’FBI, in Kimi, perché «internet è interstatale», come i delitti che avvengono sulle navi da crociera in mare aperto (Lasciali parlare?). Chi ha l’autorità su quello che ascoltano gli assistenti vocali che abbiamo in casa? Ancora una volta per Steven Soderbergh il fulcro del discorso è nei rapporti e negli squilibri di potere: come in High Flying Bird, alla struttura di controllo ufficiale se ne affiancano almeno un altro paio, sotterranee, parallele - i guru delle startup non hanno remore ad affidarsi a killer e scagnozzi dai metodi sbrigativi, per dire.

Zoë Kravitz
Kimi (2022) Zoë Kravitz

E allora a quale gerarchia deve appoggiarsi la protagonista Angela Childs per denunciare il presunto delitto che è rimasto incastrato tra le registrazioni del dispositivo domestico che dà il titolo al film? Chi è davvero in grado di leggere l’organigramma, e come decidere a chi rivolgersi tra il machine learning dell’Intelligenza artificiale dalla voce calda e le dinamiche aziendali “disumane”? Che tutta la faccenda sia una questione di piani e livelli, di basso e alto (come la planimetria piena di segreti provvidenziali della casa di Angela), è esplicitato già dai giochi continui di verticalizzazioni che Soderbergh compie sulle vetrate, gli appartamenti e le finestre dei palazzi che affacciano sulla strada in cui si concentra la vicenda: quando poi ci si allontana dal block, la messa in scena tutta inquadrature “di sorveglianza” lascia il posto a grandangoli negli esterni che fanno sembrare Zoë Kravitz minuscola, fuori scala come in un film di Gondry, schiacciata contro i muri e le siepi, stretta nelle proprie ossessioni e paranoie come i personaggi di Unsane Effetti collaterali.

Zoë Kravitz
Kimi (2022) Zoë Kravitz

L’apparato minimal si concede una sovraimpressione gonfissima solo quando Angela entra in connessione con la visualizzazione interiore della violenza subita dalla donna che ha affidato al suo Kimi la registrazione della propria fine misteriosa. Quella donna è un ingranaggio sacrificabile del meccanismo, proprio come la stessa Angela, e starà dunque alla protagonista riapplicare le giuste distanze in questo “mondo rovesciato”, di fatto ristabilendo così una posizione di dominio sugli uomini che invadono il suo spazio privato sanificato, e forse anche su quello che ha l’ardire di bussarle alla porta con un mazzo di fiori in mano.

Zoë Kravitz
Kimi (2022) Zoë Kravitz

Dopo aver profetizzato il nostro presente pandemico con anni di anticipo in Contagion, Soderbergh fa il suo film di lockdown, con mascherine e gel igienizzanti bene in vista, dove è possibile fare tutto a distanza via videochiamata, dalle visite del dentista alle riparazioni delle linee telefoniche, fino ai meeting coi pezzi grossi che si collegano da casa con i figli casinisti che disturbano la riunione. Al di là dell’anima da instant movie e dei reiterati omaggi cinefili, è innanzitutto l’ennesima lezione linguistica e produttiva messa a segno da un cineasta capace di ridurre all’osso, come il suono secco di una sparachiodi, la sceneggiatura di un veterano di Hollywood come David Koepp.

Autore

Sergio Sozzo

Sergio Sozzo è il direttore editoriale di sentieriselvaggi.it. Ha pubblicato saggi su Stallone, Shyamalan, Lav Diaz, Schoedsack, Alice Rohrwacher, Corso Salani, Miyazaki. Ha curato e condotto trasmissioni sul cinema per radio e web tv. Tiene corsi sulla critica, sul giornalismo cinematografico, sulle culture digitali. È stato aiuto regista di Abel Ferrara per il documentario Piazza Vittorio.

Il film

locandina Kimi

Kimi

Thriller - USA 2022 - durata 90’

Titolo originale: Kimi

Regia: Steven Soderbergh

Con Zoë Kravitz, Byron Bowers, Rita Wilson, Erika Christensen, Jacob Vargas, Jaime Camil

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