Ci sono alcuni brani della bella colonna sonora di Rone (cioè Erwan Castex) che sembrano appartenere a Michel Rubini o ai Tangerine Dream (periodo Miracle Mile). E alcuni, uno in particolare, intitolato proprio Paris 13TH, richiamano le sonorità del Vladimir Cosma di Diva. Tutto torna.
Perché l’incipit notturno di Parigi, 13ARR. , dopo alcune panoramiche sugli edifici del quartiere parigino del titolo originale, Les Olympiades, nel 13° arrondissement, è un’altra panoramica, breve e leggera, nell’appartamento di Émilie, tra le fioche luci di tre vetrinette a libreria, un televisore, molte ombre e la ragazza nuda sdraiata sul divano che intona una canzone in mandarino mentre le note echeggiano nell’ambiente ispessite dal microfono: e la memoria non può non tornare all’astrazione del loft di Richard Bohringer nell’esordio di Jean-Jacques Beineix, blu elettrico e acquario a onde, pacchetti di Gitanes e pezzi di puzzle, su cui Fredric Jameson ha scritto numerose parole illuminate.
Come credo fortemente non sia casuale se in entrambi i film un decisivo incontro a due avviene al parco, qui in pieno giorno e tra la gente, in Diva alle prime luci del mattino. Decisivo soprattutto per lo sguardo, il nostro e quello del regista: è lo sguardo che coglie della contemporaneità il dialogo e il legame inscindibile tra soggetto e spazio, tra individuo e luogo. E naturalmente sono le immagini a esserne il varco, l’espressione, il “modo giusto”. Come prevedeva il cinéma du look, di cui Diva è il primissimo rappresentante. Nell’adattare con Céline Sciamma e Léa Mysius tre racconti a fumetti di Adrian Tomine, Audiard lo fa rivivere, quel movimento artistico-estetico così incompreso e condannato (all’epoca), però senza immalinconimenti vintage, e, nonostante il bianco e nero, senza vezzi autoriali.
Il “nuovo” cinéma du look di Audiard trova ragione nella sua stessa tesi storica, laddove tra persona e oggetto, e tra personaggio e set, esiste un vincolo che non presenta più alcuna soluzione di continuità. L’identità, i sentimenti e i ruoli nascono anche così, attraverso l’integrazione tra l’io e le sue geometrie spaziali. Parigi, 13ARR. si sviluppa non soltanto con il confronto dialettico e con il sesso (abbondante, grazie al cielo: da quanto al cinema non si scopava con questo piacere e con questa libertà?) ma pure per mezzo di telefonini, chat, internet, e si chiude con un lieve carrello e una dissolvenza in nero su un citofono.
Le giovani donne e i giovani uomini di questo magnifico film pulsante e produttivo sono assetati di vita, che completano con le proporzioni e gli orizzonti del loro posto. Non ci sono ansie di fuga, non c’è claustrofobia. Il dottorando Camille, l’ex impiegata di call center Émilie, l’agente immobiliare Nora e la divetta porno del web Amber Sweet esistono, si cercano, si trovano, si amano, si lasciano e si ritrovano in quanto immagini aderenti ad altre immagini. Non è un catalogo di figurine e fotografie hipster, Parigi, 13ARR.: è la legittimazione di un matrimonio felicissimo e eterno, quello tra il sé e le superfici in cui il sé trova le misure per essere e stare.
Il film
Parigi, 13Arr.
Drammatico - Francia 2021 - durata 105’
Titolo originale: Les Olympiades
Regia: Jacques Audiard
Con Lucie Zhang, Makita Samba, Noémie Merlant, Jehnny Beth, Camille Léon-Fucien, Océane Cairaty
Al cinema: Uscita in Italia il 24/03/2022
in streaming: su Amazon Prime Video Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV Timvision
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta