Vent’anni e incinta

«Non è amore, è solo sperma». E lo sperma, come recita la prima battuta di Ninjababy, «fa schifo». Su svariati livelli, ma in particolare, per Rakel, perché ha fatto sì che un feto s’insinuasse e si acquattasse nel suo ventre come un ninja, senza farsene accorgere, finché il tempo non è scaduto. La pancia non prominente, l’abitudine di prendere la pillola per saltare il ciclo, l’assenza di nausee: Rakel prenota subito l’IVG, ma la ginecologa le rivela che il ninja sta lì da almeno sei mesi e l’aborto non si può più fare.

Ventenne caotica e goffa, aspirante fumettista squattrinata, amante della birra e del sesso, abituata a parlare disinvoltamente di ogni sua funzione corporale (è un po’ come se - ha notato qualcuno - in Molto incinta di Apatow a scoprirsi gravido fosse Seth Rogen), Rakel è ancora gioiosamente in cerca di sé, ma ora ha meno di tre mesi per decidere che fare dell’ingombrante inquilino, una volta partorito; il quale, come se il fastidio non bastasse, assume pure le sembianze di un loquace scarabocchio, e la tormenta.

All’opera seconda, la norvegese Yngvild Sve Flikke scala l’arduo sentiero delle commedie sulle gravidanze indesiderate, adattando il graphic novel Fallteknikk di Inga H Sætre (autrice dei disegni che s’intrecciano con precisione mai ingombrante al live action). Lo fa con leggerezza, con un senso di fresca liberazione, affidandosi alla sua protagonista (Thorp, bravissima nel dar corpo a una giovane donna buffa e a tratti sgradevole, contradditoria e autentica): Ninjababy è un tumultuoso ritratto di ragazza, sincero e cangiante, capace d’infilarsi tra l’esilarante e il commovente, l’imbarazzante e il doloroso. E cadere in piedi, proprio come un ninja. 

Il film