Un cane è un cane. O forse non solo. Un cane è in fuga in mezzo al deserto di neve dell’Antartide. Rincorso da un elicottero, dal quale qualcuno gli sta sparando. Perché lo vuole uccidere? Il siberian husky è veloce, nella sua dinamica corsa riesce a scansare le pallottole. Si avvicina a una base americana, dove alcuni scienziati stanno oziando. L’elicottero atterra: proviene da una base analoga norvegese, non troppo distante. Il cane cerca rifugio, l’uomo col fucile lo rincorre, spara ancora, urla qualcosa di incomprensibile nella sua lingua, colpisce accidentalmente un americano alla gamba. Dalla base qualcuno risponde e uccide l’uomo delirante, mentre l’elicottero, colpito per errore da una granata, esplode. Il cane entra nel rifugio, mentre nessuno sa esattamente cosa sia successo e perché quei due uomini, ora morti, volessero uccidere il cane. Che è solo un cane. O forse non solo.
Ci sono pochi cani che fanno così paura al cinema. Mansueti solo apparentemente. Ricordate Cujo? Lì un pacifico San Bernardo, infilata la testa in una caverna dimora di pipistrelli, viene morso e presto si trasforma in un animale ferocemente aggressivo. Qui l’husky, una volta ospitato nella base, si aggira per i corridoi e le stanze: gli occhi proiettano una luce sinistra, il suo sguardo scruta l’ambiente in modo subdolo e quando viene rinchiuso in una gabbia con altri suoi simili si manifesta per quello che è davvero. Una scena terrificante come poche.
Non è facile dire quale sia il film migliore di John Carpenter, essendo un regista che non è stato mai in grado di fare film brutti. Però La cosa, che probabilmente il migliore lo è, ha un’angoscia insanabile, non solo perché la questione non si risolve e i superstiti sanno, che in un modo o nell’altro, la loro sorte è comunque segnata, con o senza mostro attorno; ma anche per l’incertezza atroce che si ha verso gli altri, non potendo stabilire se siano corpi reali o mutazioni dell’entità aliena che vaga nel cosmo ed entra in contatto con la Terra, come si vede nel prologo lampo.
Quel cane, che presto sapremo non essere esattamente solo un cane, è il primo stadio di una metamorfosi delirante, di un corpo-contaminazione in grado di assumere qualsiasi forma di vita, dove il codice genetico è l’arma segreta per un possibile sterminio di massa. In questo La cosa, nel suo sistema riproduttivo, è forse il film più incredibilmente attuale di questi giorni, dove al pari del Covid è in grado di compiere molteplici cambiamenti, salti di riconoscibilità, rendendo complicata la nostra ricerca e i sistemi per combatterlo.
Chiusi in una base tra i ghiacci, isolati dal resto del mondo, come in un ipotetico lockdown sperimentato dal mondo intero a più riprese negli ultimi due anni, gli scienziati si controllano in modo sospetto, non potendo escludere nessuno come possibili contagiati, quindi potenziali nemici, mortale pericolo: c’è una scena, a film abbondantemente avviato, in cui la scoperta del “falso” arriva attraverso la prova del vetrino (che oggi chiameremo tampone), dove ogni persona è costretta a versare un po’ del proprio sangue (recentemente si è vista un’operazione similare con il sangue vampirizzato nella serie Midnight Mass) per accertare, attraverso un filo di ferro incandescente, chi si sia infettato e vada eliminato.
Nel cinema di Carpenter, dove la minaccia è spesso l’elemento primordiale per la narrazione, il cane che avanza nella scena iniziale verso la base statunitense è la sintesi perfetta della presenza di un agguato, la dimostrazione che si è costantemente chiamati a decifrare l’Altro, a scovarlo nelle forme più cangianti tra assalti a distretti di polizia, fantasmi tra la nebbia in una baia, bambini con un futuro da serial killer, alieni da scoprire attraverso occhiali speciali, liquidi verdi e ancora automobili assassine, vampiri, uomini invisibili, villaggi di dannati, fantasmi da Marte, fino all’ultimo ospedale psichiatrico.
Il cane di La Cosa ha la potenza assoluta del Male nelle sue sembianze più affettuose, depistando l’identità attraverso l’apparenza e la trasformazione dei corpi come in uno specchio cronenberghiano: la contaminazione porta con sé il pessimismo irrimediabile di una storia che trafigge ogni sicurezza e soprattutto ogni speranza, in uno dei finali più disperati di sempre.
Il film
La cosa
Fantascienza - USA 1982 - durata 108’
Titolo originale: The Thing
Regia: John Carpenter
Con T.K. Carter, Kurt Russell, Wilford Brimley, David Clennon
in streaming: su Apple TV Microsoft Store Rakuten TV Amazon Video
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