Il Marvel Cinematic Universe è come il maiale. Non si butta via niente. Anzi, tutto si tiene, meglio, si recupera, come dimostra questo terzo Spider-Man con Tom Holland, dove rifanno capolino gli SpiderMan precedenti, sempre griffati Sony (ma allora senza Disney), quello di Tobey Maguire per Sam Raimi di inizio 2000 e quello più recente di Andrew Garfield per Marc Webb.
Tutto parte da una sorta di crisi del multiverso innescata da un incantesimo fallito del Dr. Strange per far dimenticare a tutti l’identità svelata al mondo di Peter Parker/Spidey (alla fine di Spider-Man: Far From Home, e da quel cliffhanger si riparte), che ha attirato prima i villain delle precedenti declinazioni del franchise (a partire da Willem Dafoe/Goblin) e poi i Peter Parker relativi.
Come che sia, anticipata da mesi di mezze dichiarazioni e smentite farlocche, la realizzazione orgasmatica del sogno proibito dei fan hardcore del MCU, ai quali soprattutto il film parla a colpi di inside joke e strizzatine d’occhio (anche d’orecchio: i temi musicali di Danny Elfman e di James Horner ad accompagnare i rispettivi Spider-Man), esplodendo come non mai i concetti cardine di crossover e di continuity della Marvel. Il complicato ingorgo di dimensioni e di personaggi di Spider-Man: No Way Home (dove rispunta pure il Daredevil di Charlie Cox da una delle serie Marvel per Netflix ora chiuse), molto liberamente tratto da un paio di celebri saghe a fumetti, però qua e là s’inceppa e perde colpi.
Non solo, pare quasi a compartimenti stagni, tra una prima parte, scanzonata come i due precedenti capitoli, con Peter alle prese con la sua identità resa pubblica, una seconda che lo vede, in precaria alleanza con il Dr. Strange (Cumberbatch, spassoso, a fare lo spot del suo prossimo film Marvel), tentare di curare i supercriminali da altri universi, in una sorta di buffa convivenza forzata (dove gigioneggiano Alfred Molina/Octopus e Jamie Foxx/Electro) e una terza incentrata sull’alleanza dei tre Spider-Man per rimettere le cose a posto.
Così, però, si perde quel delizioso sapore di teen movie che Jon Watts aveva impresso ai due precedenti film, a loro modo fedeli al mood originario del fumetto, in favore del supereroismo puro, e si trova pure il modo di incupire il brioso Peter di Tom Holland (perfetto come sempre), dotandolo di un suo privato senso di colpa fondativo finora assente, preludio all’ingresso nell’età adulta e a un epilogo amarognolo molto in sintonia con il personaggio.
Alla fine, però, il risultato pare inferiore alla somma delle parti. Alcune piuttosto azzeccate, in particolare la reunion con i due precedenti Spider-Man Maguire e Garfield, occasione di un divertito meta-confronto tra epoche, sensibilità e concezioni del personaggio differenti che diventa quasi una sitcom familiare disfunzionale, ma ancora un altro film tra i tanti cuciti insieme, poi livellati dal solito anonimo perfezionismo digitale.
Guardandoli prendere congedo per tornare nei rispettivi universi (e film), viene da chiedersi, con un po’ di commossa nostalgia nella quale si rispecchia il tempo che passa per noi spettatori fuori dai cinecomix, se non siano stati loro i migliori SpiderMan della nostra vita.
Il film
Spider-Man: No Way Home
Supereroi - USA 2021 - durata 150’
Titolo originale: Spider-Man: No Way Home
Regia: Jon Watts
Con Tom Holland, Zendaya, Benedict Cumberbatch, Marisa Tomei, Jamie Foxx, Alfred Molina
Al cinema: Uscita in Italia il 15/12/2021
in streaming: su Apple TV Google Play Movies Microsoft Store Rakuten TV Timvision Amazon Video
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