Il volto di una donna, capello corto biondo, occhi vispi ma lontani. Ha lo sguardo concentrato. Una voce over ci introduce i suoi pensieri: la sua mente sta fluttuando nel passato, a un momento di sesso con un ragazzo a vent’anni. Flash erotici e ovattati irrompono nel presente. La camera torna sul viso della donna, poi si sposta di lato; dietro al suo profilo c’è un uomo che parla.

L’inquadratura si allarga: siamo nel salotto di una psicologa durante una terapia di coppia. A partecipare alla seduta, per ricucire i brandelli rotti del loro matrimonio, ci sono Steve (Jay Duplass) e Molly (Michelle Williams), strepitosa protagonista della bella miniserie Dying for Sex, disponibile su Disney+ e creata da Kim Rosenstock e Elizabeth Meriwether a partire da una storia vera.

Ecco allora che i due coniugi sollevano il problema della loro relazione: non fanno sesso da anni. «Dalla sua diagnosi di tumore al seno?», suggerisce la terapista. Click. A neanche un minuto dall’inizio della miniserie, composta da otto puntate di circa 30 minuti l’una, abbiamo già i temi centrali della vicenda (annunciati a chiare lettere fin dal titolo): il sesso e la malattia.

Ed è interessante soffermarsi su questo incipit per la sua abilità di scrittura, che, evitando “spiegoni” e patetismi, puntando anzi su vivacità e ironia, ci porta in medias res nella (fine)vita di Molly. Un esempio? L’episodio continua con la seduta in cui Steve racconta alla terapeuta frammenti di intimità coniugale mentre Molly commenta fra sé in modo schietto e pungente, con lo spettatore che ascolta i suoi pensieri in voce over (se Steve dice «non facevamo molto sesso quando avevi il cancro», allora Molly nella sua testa ribatte: «Perché dicevi che senza capelli ti ricordavo tuo padre»).

Ancora, il marito prosegue la “confessione” alla terapeuta dicendo che Molly ha un rapporto complicato con la sessualità. Un altro click, ancora un piccolo assaggio di un altro argomento centrale nella miniserie, quello dell’abuso - si scoprirà che la protagonista ha subito una molestia a sette anni dall’allora fidanzato della madre.

Poi una telefonata interrompe definitivamente la seduta: Molly risponde al cellulare, è il suo medico che la informa dei risultati della biopsia, purtroppo non ci sono buone notizie. Un momento di vuoto, come se il tempo stesse con il fiato sospeso: non sentiamo ancora il resto della conversazione, ma vediamo Molly in strada, confusa, diretta verso un mini market, impreca tra sé («fuck, fuck, fuck»), mentre i ricordi avvolgenti del rapporto sessuale avuto a vent’anni continuano a inondarle la mente. Stacco sul titolo dello show.

La puntata prosegue ed è interessante seguirla perché introduce la co-protagonista di Dying for Sex, Nikki (Jenny Slate), la migliore amica di Molly, l’altro polo della miniserie. Il suo arrivo è come uno tsunami pronto a travolgere, perché Nikki è caotica e sopra le righe ma è fedele, devota, infinitamente buona. E su questo rapporto si sviluppa un ulteriore importante tema della storia, quello dell’amicizia femminile, che vive di momenti spassosissimi e altri commoventi (si veda l’ultimo, doloroso episodio, quando anche di fronte alla morte non mancano perle di comicità a rischiarare la tristezza).

È a Nikki infatti che Molly racconta il resto della telefonata con il medico, così anche noi spettatori possiamo colmare quel piccolo vuoto lasciato poco prima: scopriamo che quel fastidioso dolore all’anca era in realtà un cancro, che si è diffuso alle ossa e promette alla malata terminale solo una manciata di anni di vita. Nel rivedere la breve scena della telefonata accade qualcos’altro, perché compare dal passato, davanti agli occhi di Molly, la se stessa a sette anni, vestita con un body rosa da danza classica: inizia un campo/controcampo tra l’adulta e la sua versione bambina, un immaginato dialogo allo specchio in cui una donna ripensa alla propria vita e realizza di essere insoddisfatta e bloccata da traumi irrisolti; adesso l’ha capito, proprio ora che la fine si avvicina e che il tempo, per lei, inizia a scorrere più velocemente.

Nei minuti aurorali di Dying for Sex, dunque, sono concentrati tutti i grandi temi attorno a cui ruota questa preziosa miniserie - il diritto di disporre del proprio corpo di donna nella vita come nella morte, la sessualità e il piacere femminile, l’abuso, le relazioni di amicizia -, sempre introdotti con intelligenza in modo diretto, senza censure ma rispettoso, sviluppati da una scrittura vivacissima e acuta, sempre in perfetto equilibrio tra commedia e dramma. Così questo primo episodio, questo incipit, detta il ritmo, che batte sempre alto fino alla meravigliosa conclusione, e setta il tono tragicomico di uno show capace di tenere insieme con grazia picchi di genuino divertimento e abissi di emozioni che strappano il cuore. È l’inizio della fine per Molly, eppure non potremmo essere più contenti di averla incontrata.
La serie tv
Dying for Sex
Commedia - USA 2025 - durata 28’
Titolo originale: Dying for Sex
Creato da: Elizabeth Meriwether, Kim Rosenstock
Con Michelle Williams, Maria Jung, Pawel Szajda, Emiko Dunn, Jenny Slate, Kim Rosenstock
in streaming: su Disney Plus
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