Un campo lungo, un’inquadratura dall’alto su Union Square, San Francisco, all’ora di pranzo. Una piccola folla brulica nella piazza, diversi suoni d’ambiente e un po’ di musica riempiono lo spazio. Mentre scorrono i titoli di testa (per primo quello della casa di produzione The Directors Company, fondata nel 1972 da Francis Ford Coppola, Peter Bogdanovich e William Friedkin e rimasta in vita per pochi anni e tre film), la macchina da presa procede con una lenta zoomata in avanti, si avvicina alle persone senza inquadrare nessuno in particolare.

A un certo punto sentiamo un rumore, un brusio, una breve interferenza. La mdp, intanto, continua a scendere piano, sembra puntare verso un mimo di strada, impegnato in una performance di imitazione dei passanti. Un altro brusio disturba il tappeto sonoro. Il mimo cerca la sua prossima “preda” e si accosta a un uomo in impermeabile grigio con una tazza di caffè in mano: lo copia, lo segue per un po’, poi lo lascia andare, la camera invece continua a pedinarlo da lontano, mentre il brusio irrompe qua e là: è lui il nostro protagonista, Harry Caul (Gene Hackman), investigatore privato esperto in intercettazioni che incontriamo qui nel mezzo di un’operazione di spionaggio.

Ecco infatti uno stacco di montaggio che mostra un’insegna davanti a un’antenna e un uomo appostato proprio lì sotto: munito di cuffie e telescopio osserva una coppia nella piazza sottostante, sono due amanti, Ann e Mark, pedinati - scopriremo a breve - da Caul per conto di un cliente. Qualcuno, dunque, sta osservando, ascoltando e registrando la scena. Il cambio d’inquadratura termina lo zoom in di tre minuti con cui si apre La conversazione (1974) di Francis Ford Coppola, una meravigliosa, indimenticabile aurora che sorge su un capolavoro, premiato con la Palma d’oro a Cannes e tornato al cinema, restaurato in 4K, dal 10 al 16 marzo, in omaggio al grande Gene Hackman, scomparso lo scorso 18 febbraio.

Questi tre minuti iniziali di zoom in servono a mettere subito in crisi il punto di vista, a disallineare la dimensione delle immagini da quella dei suoni, a iniettare i germi di una paranoia strisciante che pervade tutto il film fino al suo exploit nella scena conclusiva. La conversazione comincia con quella che crediamo essere un’inquadratura d’insieme imparziale che introduce l’ambiente in cui prende avvio la storia. Non è proprio così: capiamo che qualcosa non torna quando sentiamo per la prima volta lo strano brusio, quel «frastuono digitale», come lo descrive Walter Murch, geniale progettista del suono e supervisore al montaggio, nel volume Il cinema e l’arte del montaggio - Conversazioni con Walter Murch di Michael Ondaatje. Nel momento in cui “mettiamo a fuoco” la provenienza di quel rumore, ripensiamo alla scena da una prospettiva diversa, ed ecco che l’inspiegabile interferenza sonora acquista significato: si tratta della registrazione della conversazione tra gli amanti Ann e Mark che Caul sta sorvegliando per lavoro.

Lo spiega bene Murch parlando della scena: «Si scopre che quello che lo spettatore presumeva fosse un punto di vista neutrale e trascendente è in realtà il punto di vista di un videoregistratore segreto e che quei suoni distorti sono le voci imperfettamente registrate dei suoi obiettivi: la conversazione della giovane coppia di tanto in tanto coperta dai rumori della piazza. Si tratta però di un sistema di scatole cinesi, di un piccolo mistero che si sviluppa per tutto il film finché non si riescono a ricomporre tutti i pezzi del rompicapo».

La scena prosegue, e dopo la zoomata e lo stacco sul “cecchino” sopra il tetto, si susseguono riprese ravvicinate della coppia, cioè i target pedinati da Caul. Le inquadrature talvolta presentano un’interfaccia particolare, così vediamo i due come attraverso la lente di un mirino, bersagli da seguire e di cui registrare ogni movimento, dialogo, gesto. La macchina da presa, dunque, si muove in mezzo alla folla che popola Union Square, prova a scansare la foresta di teste per concentrarsi da una parte sugli amanti spiati, dall’altra su Harry Caul, che intanto si aggira indisturbato e quasi invisibile tra la gente, senza mai perdere di vista i suoi obiettivi.

Questa sequenza, con i primi piani insistiti su Ann e Mark, ritornerà a più riprese nel corso del film, diventando immagine-ossessione nella mente di Caul, che continuerà a scomporre, ricomporre, analizzare e sezionare la scena alla ricerca del dettaglio risolutorio. L’incipit poi si conclude con l’investigatore che si avvicina a un furgoncino parcheggiato nei pressi della piazza ed entra nel veicolo: lì dentro ci sono strumenti audio e cuffie con cui Harry e la sua squadra stanno spiando la coppia, lì si nasconde il piccolo “quartier generale” della missione d’intercettazione che ribalta la prospettiva della scena, rendendola quindi qualcosa di diverso da ciò che pensavamo in apertura di film.

Tutta la sequenza iniziale, poi, è costruita sull’idea di sorveglianza: la colonna sonora rivela che c’è qualcuno in ascolto, ma anche la macchina da presa funziona come strumento di controllo, infatti insiste su primi piani della coppia con inquadrature che la isolano dal resto dell’ambiente, come per volersi avvicinare e provare a captare quello che si dicono i due, ingrandendo i dettagli per sciogliere il mistero - Coppola ha iniziato a scrivere la storia alla fine degli anni 60, dopo la visione di Blow-Up di Michelangelo Antonioni; un’altra ispirazione è, ovviamente, La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, con il voyeurismo spostato dalla percezione visiva a quella uditiva, e nelle intenzioni del regista La conversazione doveva unire il thriller hitchcockiano allo studio psicologico di un personaggio totalmente anonimo, un uomo comune.

Anche il lento zoom in avanti dell’incipit è un movimento che imita le videoregistrazioni di sorveglianza: la mdp cala dall’alto e si posa su Harry Caul, lo osserva, lo segue, lo tiene d’occhio, mettendo a tema già nei primissimi minuti del film un’ossessione che muta in paranoia. Da un certo punto del film in poi, lo stesso Harry - maniacale con la sua privacy - si sentirà spiato e scivolerà tra le braccia di un’alienazione sempre più incontrollabile, che lo spingerà a sventrare il suo appartamento, nella bellissima scena finale, in cerca di una cimice che non esiste (la paranoia è dietro l’angolo: lo scandalo Watergate è avvenuto solo due anni prima dell’uscita di questo film quasi profetico, visto che l’idea per la storia risale al 1966, e capacissimo di cogliere lo spirito dei tempi).

Come già anticipato, alcuni frammenti della sequenza iniziale - cioè le riprese e registrazioni della conversazione della coppia - torneranno ripetutamente nel corso del film, osservate e ascoltate ossessivamente da Harry Caul, che proverà a ricomporre i pezzi del dialogo e capirne il senso. Il punto di vista del racconto è il suo, la prospettiva con la quale vediamo il mondo è quella distorta e parziale di questo tecnico del suono schivo, riservato, apparentemente anaffettivo e appesantito dai sensi di colpa per un evento passato.

Già nell’incipit guardiamo e soprattutto sentiamo la realtà filtrata da Caul, con quella interferenza che disturba i rumori ambientali di Union Square, quella traccia audio male interpretata e su cui Harry proietterà il proprio vissuto, costruendoci sopra una storia che non aderisce alla realtà (lui è convinto che i due amanti siano le vittime). Ecco allora che, nella scena di apertura, avvertiamo subito un distacco tra immagini e suono, come se le due piste non fossero sempre perfettamente allineate, sintomo dello scollamento tra verità e suggestione di cui è prigioniero il protagonista; c’è uno schermo che lo separa da ciò che è reale, una lente allucinata, un rivestimento (caul in inglese significa “sacco amniotico”), e così anche l’impermeabile traslucido che indossa nell’incipit e per la maggior parte del film diventa simbolico: «Harry Caul è un uomo con una membrana tra se stesso e la realtà», spiega ancora Walter Murch, «e il film è la storia di come si libera di questa membrana e di quanto sia doloroso per lui».
Il film
La conversazione
Thriller - USA 1974 - durata 115’
Titolo originale: The Conversation
Regia: Francis Ford Coppola
Con Gene Hackman, Frederic Forrest, John Cazale, Allen Garfield, Cindy Williams, Michael Higgins
Al cinema: Uscita in Italia il 10/03/2025
in streaming: su Paramount Plus Apple TV Channel Apple TV Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV
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