La profonda amicizia tra due teenager afroamericani, lo studente Elwood (Ethan Herisse) e il proletario Turner (Brandon Wilson), li aiuterà a sopravvivere in un lager chiamato riformatorio? “Nickel boys” erano chiamati i teenager rinchiusi nel famigerato carcere minorile della Florida, l’Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, vicino a Tallahassee. Fondato nel 1900 per rieducare piccoli delinquenti, anticonformisti drastici e orfani abbandonati, il sinistro complesso fu chiuso nel 2011 dopo la scoperta di fosse comuni e le testimonianze (a lungo inascoltate) su assassinii mai indagati, torture, frustate e abusi sessuali ripetuti e continuati nei decenni, commessi dallo staff dirigenziale e di custodia soprattutto nei confronti di neri e ispanici. Fino al 1968 anche nel lager vigeva l’apartheid. Solo oggi saranno risarcite le centinaia di vittime della Dozier, dopo una lunga battaglia legale condotta da una vittima di abusi, il bianco Jerry Cooper, morto nel 2022 e alla cui testimonianza s’ispira I ragazzi della Nickel, il bestseller di Colson Whitehead e il film che ne è stato tratto.

Due candidature all’Oscar 2025 (miglior film e sceneggiatura non originale) per questa opera prima lanciata al Telluride Film Festival, co-prodotto dalla Louverture Films (Bamako di Sissako e alcuni Apichatpong Weerasethakul, tra gli altri) e diretta con sfrontato impegno e originalità di fraseggio, tra Scappa! - Get Out e Moonlight, dal newyorkese nero RaMell Ross, impostosi nel 2018 con il documentario sperimentale Hale County This Morning, This Evening, impietoso ritratto di una città dell’Alabama. Ross non ci prende per mano. Il lungo racconto è in doppia soggettiva, il che rende la lettura più complessa e mentale del virtuosistico noir Una donna nel lago (1947). Qui si gira in pianisequenza, ma a punto di vista alternato: nel primo tempo siamo gli occhi “riformisti” di Elwood. Poi a guidarci è lo sguardo più “pratico”, disincantato e inventivo di Turner. Infine la doppia soggettiva avrà una intrigante spiegazione logica, estetica e politica.

Il film è sulle cicatrici aperte della memoria. Ross ha scritto I ragazzi della Nickel con Joslyn Barnes (alla guida della Louverture con Danny Glover), rielaborando il romanzo dell’afroamericano Colson Whitehead, 55 anni, premio Pulitzer 2020 (l’aveva già vinto nel 2017 per La ferrovia sotterranea, altro affresco storico antirazzista). Premiati nel frattempo da varie associazioni dei critici Usa: il copione; l’attrice Aunjanue Ellis-Taylor (Nana, la nonna di Elwood), soprattutto per la scena dell’abbraccio; la fotografia di Jomo Fray, la cui pulizia e calore cromatico accentua, per contrasto, gli orrori, in campo e fuoricampo, ma che sa ben piazzare anche il pugno in faccia dell’istantanea in stile La jetée in b/n, regalandoci inattese percezioni tattili; e il veterano montatore Nicholas Monsour, dalla ritmica inquieta, che va avanti e indietro nel tempo, attratto dalla non-fiction, dal repertorio (Martin Luther King, viaggi spaziali, linciaggi...), dal dettaglio avulso, dalle inquadrature eccentriche e squilibranti, dall’omaggio a La parete di fango di Stanley Kramer (1958) con Sidney Poitier e Tony Curtis, la prima coppia mista di prigionieri che si odiano e, assurdamente, si amano.
Il film
I ragazzi della Nickel
Drammatico - USA 2024 - durata 140’
Titolo originale: Nickel Boys
Regia: RaMell Ross
Con Ethan Herisse, Daveed Diggs, Ethan Cole Sharp, Brandon Wilson, Aunjanue Ellis-Taylor, Hamish Linklater
in streaming: su Prime Video
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