Saint-Martial, Occitania. Un paesino di 197 abitanti. Come in un western c’è un uomo che torna a casa. Lo fa per rendere omaggio al fornaio defunto del villaggio. Una persona a cui era legato (certo, ma da cosa?). E per la famiglia di lui, che lo ospita: la madre («che ti vuole bene», continuano a ripetergli: sì, ma quanto? E come?) e il figlio rude, aggressivo, spartano che manifesta sentimenti contrastanti verso la sua figura (perché? Cosa c’è dietro?). Jérémie, così si chiama il Nostro, è stato lasciato dalla compagna ed è disoccupato. Si può prendere il proprio tempo: e questa dimensione improduttiva ed esplorativa, rarissima nel cinema e nel mondo di oggi, è solo il primo degli anacronismi di Miséricorde.

Félix Kysyl, Jacques Develay
L'uomo nel bosco (2024) Félix Kysyl, Jacques Develay

Un titolo originale che è un manifesto, un sentimento, una postura etica e un atteggiamento morale: non un semplice indicare una figura in un luogo, un dato aneddotico, un banale inquadramento geografico. Intorno a questi personaggi ci sono un popolano sovrappeso dal cuore apparentemente d’oro (perché Jérémie dovrebbe essere geloso di lui?) e un curato di campagna che si muove saggio e silente. C’è un omicidio. Sappiamo chi è il colpevole. Lo sa anche il sacerdote (sì, ma in che modo?). E non è esattamente una denuncia quel che desidera. Guiraudie è uno dei maggiori registi francesi di oggi: il suo cinema è asciutto, surreale, sub-reale, sub-normale, paradossalmente placido nonostante sia pieno di elementi che potrebbero provocare un banale spettacolo. Sta tra Bruno Dumont e i fratelli Larrieu, tra il mitologico e il prosaico, tra l’assurdo e il proverbiale. Cioè in un cinema eccentrico, che si sposta dal centro e dal certo: non urbano per temi e location, e soprattutto interessato a sottrarre lo spettatore all’orientamento automatico, ideologico e morale, che propongono le immagini, le storie, le retoriche a cui siamo abituati. E che chiamiamo, in maniera assolutamente perversa e politicamente rassegnata, “realismo”.

Félix Kysyl
L'uomo nel bosco (2024) Félix Kysyl

Così Guiraudie apre L’uomo nel bosco, liberamente tratto dalle 1.038 pagine del suo romanzo Rabalaïre, con la figura tipica del coinvolgimento, la soggettiva: un lungo camera-car che porta il pubblico e Jérémie, insieme, l’uno su dentro l’altro, al paesello. Il cinema, dice Apichatpong Weerasethakul, è un «mezzo di trasporto». Perciò questo coincidere si fa subito imperfetto, slitta, scarta, spinge altrove: a cominciare dalle mancate risposte alle domande poste qui sopra, lo spettatore è accompagnato in un luogo in cui i moventi non sono dati, i desideri non presentano retroscena psicologici comprensibili, le norme sociali si reinventano in maniera libera, non conforme a quelle conosciute. Ai “Cahiers” (che han consacrato il film come il migliore del 2024) Guiraudie dice di voler «rendere possibile l’improbabile». Il che significa, soprattutto, ricontrattare il termine “normale”, e proporre a chi guarda un luogo utopico, in cui poter sperimentare sentimenti e posizionamenti oltre ogni logica e morale. La misericordia, per esempio. C’è più Bresson che Chabrol, qui dentro.

Autore

Giulio Sangiorgio

Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.

Il film

locandina L'uomo nel bosco

L'uomo nel bosco

Drammatico - Francia 2024 - durata 103’

Titolo originale: Miséricorde

Regia: Alain Guiraudie

Con Félix Kysyl, Catherine Frot, Jacques Develay, Jean-Baptiste Durand, David Ayala

Al cinema: Uscita in Italia il 16/01/2025