Ha un titolo dal doppio significato il secondo lungometraggio del francese Sébastien Marnier, presentato nel 2018 alla 75ª Mostra di Venezia: L’ultima ora sembra indicare, almeno all’inizio, l’ora conclusiva di una giornata scolastica, il momento dell’uscita da scuola (in originale è L’heure de la sortie), luogo in cui comincia questo ottimo, arguto thriller, racconto cupo e tesissimo che coinvolge sei studenti modello e il loro supplente, «un’opera sulle paure invisibili della nostra società», come spiegava il regista su Film Tv n. 27/2019, un film che striscia abilmente nella paranoia del contemporaneo, scava nell’angoscia rispetto a questioni urgenti (quella ambientale), dà forma all’ecoansia delle nuove generazioni. E, arrivati alla fine, collocati al loro posto tutti i pezzi del quadro, si mette a fuoco il senso di quel titolo, che assume sfumature apocalittiche, nero pece.
L’ultima ora termina avvolto dall’oscurità, dall’ombra. Al suo opposto, inizia con una luce accecante. La prima inquadratura del film mostra un sole incandescente nel cielo: non una benevola fonte di illuminazione e vita, ma una minacciosa palla infuocata; in sottofondo si sentono rumori inquietanti, sembrano fischi acuti, ultrasuoni, come se qualcosa di impercettibile galleggiasse nell’aria. Dopo circa un minuto, compare un uomo: apre una finestra, guarda fuori, inondato da quel calore asfissiante. Poi il suo sguardo torna all’interno della stanza: è l’aula di una scuola, il prestigioso istituto privato Saint Joseph.
L’uomo alla finestra, un insegnante, osserva i suoi studenti dal fondo della classe, i suoi occhi passano in rassegna le nuche e i capelli dei ragazzi. Ecco che qualcosa dall’esterno richiama l’attenzione del professore: ancora quel suono sinistro udito poco fa, quel sibilo fantasma - ricorda l’indistinguibile soffio mortale di E venne il giorno di M. Night Shyamalan, che si apriva anch’esso su una ripresa del cielo. L’uomo lentamente prende una sedia e l’avvicina alla finestra, ci sale sopra e si butta di sotto.
Lo schianto al suolo fa voltare gli alunni, che accorrono e guardano giù, sul pavimento su cui giace il corpo scomposto del loro insegnante. Gli ultimi a guardare in basso sono sei ragazzi, gli intelligentissimi e tremendi protagonisti del racconto, enfant prodige quanto terrible che daranno filo da torcere al docente sostituto Pierre Hoffman: hanno voti altissimi eppure aspirano a lavori “umili”, sono arroganti e non sorridono mai, sono fin troppo lucidi e disincantati sulla realtà che li circonda; stanno escogitando un piano che tengono segreto, simili agli altrettanto precoci e cinici piccoli protagonisti di Un gioco da bambini di J.G. Ballard (di cui tra l’altro viene citato il romanzo post-apocalittico La terra bruciata) o a quelli di Favolacce dei fratelli D’Innocenzo. Loro lo hanno capito che il tempo è scaduto, che il pianeta ha i giorni contati, che «non c’è più un futuro», come dice uno di loro a Pierre. E allora si allenano - attraverso azioni portate al limite: si picchiano, provano a soffocarsi e annegarsi - al distacco, a una malata atarassia, a non provare più nulla, per salutare per sempre «il vecchio mondo, il mondo del declino e degli addii».
Lo spiazzante incipit di L’ultima ora ci cala fin da subito in uno stato di disagio, di malessere, che non ci abbandonerà fino alla fine. Da questo iniziale e inspiegabile suicidio germoglia la paranoia che accompagna il nuovo arrivato Pierre, smarrito in un groviglio sempre più fitto di dubbi, sospetti, ossessioni: le domande sul gesto del suo predecessore (perché si è buttato dalla finestra? Perché proprio a scuola?) si sommano alla fissazione per i misteri dei fanciulli prodigio. Un film che è un ideale controcampo - che si sposta dallo sguardo dei più adulti a quello dei ragazzi - dell’ugualmente paranoico Night Moves di Kelly Reichardt, che assumeva la prospettiva di tre giovani ecoterroristi.
Ma il lungo di Marnier, già dalla prima scena, ci dice che non c’è comunicazione tra una generazione e la successiva, che il divario è incolmabile: l’impotente professore suicida (forse spinto alla follia dagli allievi?) si sottrae al suo ruolo di guida e non può fare altro che andarsene, lasciando un’ultima disperata lezione agli studenti, cioè prendere la porta d’uscita. Diverso l’insegnamento di Pierre, che nel finale, di fronte all’esplosione della centrale nucleare, non arretra, sta dalla parte dei ragazzi (come miss Novak in La sala professori di İlker Çatak), prova ad avvicinarsi a loro (stringendo la mano di Apolline), consapevole che ormai la campanella dell’ultima ora è già suonata da un pezzo.
Il film
L'ultima ora
Thriller - Francia 2018 - durata 94’
Titolo originale: L'heure de la sortie
Regia: Sébastien Marnier
Con Laurent Lafitte, Emmanuelle Bercot, Gringe, Pascal Greggory, Gregory Montel, Thomas Scimeca
Al cinema: Uscita in Italia il 04/07/2019
in streaming: su Amazon Prime Video Timvision
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