«The Happiest Place On Earth!». La tagline di Walt Disney World strilla pimpante e boriosa che quel regno magico di divertimenti “è il posto più felice della Terra”. Chissà cosa ne pensa la seienne Moonee, visto che l’unico castello incantato che conosce è il Magic Castle Inn and Suites, uno sgangherato motel color pastello a due passi dal famoso parco a tema in Florida, un rifugio per senzatetto in cerca di residenza in cui la bambina abita con la giovane madre single disoccupata. Dietro l’angolo di un luogo dove sorgono scintillanti giostre e attrazioni, all’ombra della fiaba, brulica un’umanità di emarginati che vivacchia di espedienti, s’arrabatta come può e rimira da lontano l’illusorio, beffardo American Dream.

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Un sogno chiamato Florida

Per questo popolo di outsider il regista indie Sean Baker, ora in sala con la Palma d’oro Anora, ha sempre avuto un affettuoso occhio di riguardo, decentrando il suo cinema sempre verso i margini, tra i perdenti e i reietti made in Usa. Non fa eccezione Un sogno chiamato Florida, sesto lungo nel quale affida il racconto alla monellissima adorabile Moonee (la brava Brooklynn Prince, ottima anche nei panni spettrali di Flora in The Turning - La casa del male e in quelli della baby detective della serie Home Before Dark), abbassando la prospettiva alla sua altezza fin dall’inizio: il film comincia in compagnia della piccola protagonista e la sua banda di “bimbi sperduti” che scorrazzano attorno al motel pronti a compiere qualche malefatta, mentre la mdp li pedina, regolandosi sulla loro statura e seguendo la loro bislacca quotidianità, alimentata a junk food e scandita da scherzi agli altri residenti della struttura, fughe dal custode Bobby (il comprensivo, amorevole guardiano di quel regno decadente, interpretato da Willem Dafoe), gite tra appartamenti abbandonati e chioschi di gelato dove sfoderare un broncio a regola d’arte per ottenere un cono gratis dai passanti.

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Un sogno chiamato Florida

«Nei film di Baker c’è sempre qualcuno che corre, che si agita», notava Roberto Manassero nella Lost Highway dedicata al regista statunitense su Film Tv n. 23/2024, e in effetti anche qui la storia di apre e si chiude con una corsa. Nel finale di Un sogno chiamato Florida, i servizi sociali bussano alla porta della sgarrupata mamma Halley - senza lavoro e in ristrettezze economiche, aveva iniziato a prostituirsi nella stanza-casa, mentre la figlia se ne stava nella vasca da bagno, “protetta” dalla musica a palla - e Moonee sta per essere portata via, probabilmente affidata a un’altra famiglia.

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Un sogno chiamato Florida

In quel momento, la spavalderia che l’aveva accompagnata e sorretta per tutto il film crolla di colpo di fronte alla cruda realtà. La piccola si allontana dagli assistenti sociali, va dall’amichetta Jencey e solo a quel punto scoppia in un pianto disperato, torna ad avere sei anni e ad avere paura di un mondo che le mostra i denti aguzzi e da cui non si può scappare.

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Un sogno chiamato Florida

A quella conclusione così amara Sean Baker decide di appiccicare un “happy ending”, un posticcio e malinconico “e vissero tutti felici e contenti”: Jencey, davanti alle lacrime inarrestabili dell’amica, prende Moonee per mano e inizia a correre. Direzione Disney World: le due principesse giungono finalmente ai piedi di quel castello magico tanto vicino quanto irraggiungibile, inseguendo un lieto fine che ha un gusto aspro.

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Un sogno chiamato Florida

Pare quasi immaginata quella corsa liberatoria e surreale, sottolineata anche da uno stile visivo differente: se tutto il film è girato in 35 mm, l’ultima scena è invece ripresa con un iPhone 6s Plus (come già la Los Angeles di Tangerine era inquadrata attraverso un iPhone 5), di nascosto, senza autorizzazioni; una sequenza rubata che ha la forma della fantasia, giustapposta a un pre-finale triste e duro a mo’ di consolazione, sapendo però che il sogno sarà sempre un passo troppo in là per essere davvero afferrato.

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Un sogno chiamato Florida

Un sogno chiamato Florida

Drammatico - USA 2017 - durata 115’

Titolo originale: The Florida Project

Regia: Sean Baker

Con Willem Dafoe, Brooklynn Prince, Bria Vinaite, Caleb Landry Jones, Valeria Cotto, Christopher Rivera

Al cinema: Uscita in Italia il 22/03/2018

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