C’è body horror e body horror. Il body horror di David Cronenberg non corrisponde né al body horror di Stuart Gordon, né a quello di Jim Muro e di Brian Yuzna. E poi c’è il body horror contemporaneo, e anche lì le distinzioni abbondano. Per esempio: il body horror di Titane è più affine a Possessor che a The Substance. A sua volta, il film di Coralie Fargeat calca le medesime tracce di Men, del quale riarticola e ripropone il senso primario in formato “kolossal”. Alex Garland l’aveva intuito, che l’horror, oggi, deve lavorare principalmente, se non esclusivamente, sullo spessore delle sue immagini. E che quindi deve sollecitare, eccitare, esacerbare lo sguardo spettatoriale. Spessore come texture, trama, volume.

Demi Moore
The Substance (2023) Demi Moore

Fargeat riprende da dove aveva lasciato, dalla caccia a girotondo che chiudeva Revenge, per rilanciarne e assolutizzarne l’assunto: allo scopo di intercettare non tanto la realtà quanto noi, che lo guardiamo, lo viviamo, lo cerchiamo, l’horror odierno, sia esso body horror, rape and revengecreature feature torture porn, deve mettersi in mostra. Farsi mostra. Indipendentemente da qualunque argomentazione sociale, sessuale, filosofica. The Substance è perciò, correttamente, una installazione museale. Le sue scene sono stanze da visitare, nelle quali rimanere allibiti, nelle quali restare intrappolati e schiacciati.

scena
The Substance (2023) scena

Dentro questa galleria due donne, Demi Moore e Margaret Qualley, sono una sola; la più vecchia, star dell’aerobica, procrea la più giovane grazie a un siero miracoloso; la più giovane, però, chiede il controllo, vuole il comando, e la più vecchia intende sopprimerla; il corpo, sottoposto a un tour de force continuo, si sfalda. Una performance d’artista: The Substance è un’esibizione palindroma che si sviluppa per graduale crasi, dalla Walk of Fame alla Walk of Fame, e in mezzo l’horror, in qualità di genere, viene a poco a poco e sempre più intensificato grazie alla sua esposizione. Che equivale a una rappresentazione ostentata, volgare, sfrontatamente plateale. L’effetto è lì in bella mostra da - appunto - vedere: l’inondazione di sangue e di slime sul pubblico di alti funzionari e papaveri accorsi nel finale per celebrare il Capodanno. Quel pubblico siamo noi.

Demi Moore
The Substance (2023) Demi Moore

Questo horror l’abbiamo chiesto, l’abbiamo preteso noi, è ciò che ci spetta, da critici, da studiosi e da storici, da appassionati, è giusto (che sia) così. Altro che la new hypocrisy statunitense, altro che l’elevated horror. Ci voleva una regista europea, sveglia e lucida, a fare l’horror più prepotentemente politico dell’anno, quando per politica si intende, precisamente, la consistenza estetica, e non il tema, non la morale. Le immagini di The Substance urtano e offendono, parlano a chiare lettere. Sono schiaffi, non pizzichi. Non c’entrano niente gli anni 80, The Substance non è nostalgico o, ancora peggio, scontatamente cinefilo: i suoi sono saloni che dispiegano il presente e, con grande e giusto sfoggio, ce lo sbattono in faccia. Assistiamo e ne siamo sommersi.

Autore

Pier Maria Bocchi

Pier Maria Bocchi guarda cinema da quando aveva 5 anni. E forse anche prima.

Il film

locandina The Substance

The Substance

Horror - USA 2023 - durata 140’

Titolo originale: The Substance

Regia: Coralie Fargeat

Con Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Oscar Lesage, Joseph Balderrama, Gore Abrams

Al cinema: Uscita in Italia il 30/10/2024