C’è body horror e body horror. Il body horror di David Cronenberg non corrisponde né al body horror di Stuart Gordon, né a quello di Jim Muro e di Brian Yuzna. E poi c’è il body horror contemporaneo, e anche lì le distinzioni abbondano. Per esempio: il body horror di Titane è più affine a Possessor che a The Substance. A sua volta, il film di Coralie Fargeat calca le medesime tracce di Men, del quale riarticola e ripropone il senso primario in formato “kolossal”. Alex Garland l’aveva intuito, che l’horror, oggi, deve lavorare principalmente, se non esclusivamente, sullo spessore delle sue immagini. E che quindi deve sollecitare, eccitare, esacerbare lo sguardo spettatoriale. Spessore come texture, trama, volume.
Fargeat riprende da dove aveva lasciato, dalla caccia a girotondo che chiudeva Revenge, per rilanciarne e assolutizzarne l’assunto: allo scopo di intercettare non tanto la realtà quanto noi, che lo guardiamo, lo viviamo, lo cerchiamo, l’horror odierno, sia esso body horror, rape and revenge, creature feature o torture porn, deve mettersi in mostra. Farsi mostra. Indipendentemente da qualunque argomentazione sociale, sessuale, filosofica. The Substance è perciò, correttamente, una installazione museale. Le sue scene sono stanze da visitare, nelle quali rimanere allibiti, nelle quali restare intrappolati e schiacciati.
Dentro questa galleria due donne, Demi Moore e Margaret Qualley, sono una sola; la più vecchia, star dell’aerobica, procrea la più giovane grazie a un siero miracoloso; la più giovane, però, chiede il controllo, vuole il comando, e la più vecchia intende sopprimerla; il corpo, sottoposto a un tour de force continuo, si sfalda. Una performance d’artista: The Substance è un’esibizione palindroma che si sviluppa per graduale crasi, dalla Walk of Fame alla Walk of Fame, e in mezzo l’horror, in qualità di genere, viene a poco a poco e sempre più intensificato grazie alla sua esposizione. Che equivale a una rappresentazione ostentata, volgare, sfrontatamente plateale. L’effetto è lì in bella mostra da - appunto - vedere: l’inondazione di sangue e di slime sul pubblico di alti funzionari e papaveri accorsi nel finale per celebrare il Capodanno. Quel pubblico siamo noi.
Questo horror l’abbiamo chiesto, l’abbiamo preteso noi, è ciò che ci spetta, da critici, da studiosi e da storici, da appassionati, è giusto (che sia) così. Altro che la new hypocrisy statunitense, altro che l’elevated horror. Ci voleva una regista europea, sveglia e lucida, a fare l’horror più prepotentemente politico dell’anno, quando per politica si intende, precisamente, la consistenza estetica, e non il tema, non la morale. Le immagini di The Substance urtano e offendono, parlano a chiare lettere. Sono schiaffi, non pizzichi. Non c’entrano niente gli anni 80, The Substance non è nostalgico o, ancora peggio, scontatamente cinefilo: i suoi sono saloni che dispiegano il presente e, con grande e giusto sfoggio, ce lo sbattono in faccia. Assistiamo e ne siamo sommersi.
Il film
The Substance
Horror - USA 2024 - durata 140’
Titolo originale: The Substance
Regia: Coralie Fargeat
Con Demi Moore, Margaret Qualley, Dennis Quaid, Oscar Lesage, Joseph Balderrama, Gore Abrams
Al cinema: Uscita in Italia il 30/10/2024
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