«Ho visto tanti fantasmi, ma non nel modo in cui pensate. Un fantasma può essere molte cose. Un ricordo, un sogno, un segreto. Dolore, rabbia, colpa. Nella mia esperienza, il più delle volte rappresenta ciò che noi vogliamo vedere. La maggior parte delle volte, un fantasma è un desiderio». Sono queste le parole che Mike Flanagan fa pronunciare al personaggio di Steve Crain in The Haunting of Hill House (2018), sua prima produzione seriale, una teoria che riassume alla perfezione l’orrore messo in scena in film e serie tv da uno dei migliori autori contemporanei di horror su piccolo e grande schermo.
Le storie del regista nato a Salem (un presagio?) nel 1978 sono infestate (letteralmente: nella già citata Hill House Flanagan si diverte a nascondere 43 ectoplasmi negli angoli bui delle inquadrature), sono piene zeppe di spettri, anche quando ci sono altre creature a far loro compagnia nell’oscurità. E infatti pure tra i vampiri, i preti, gli angeli e i fanatici religiosi di Midnight Mass c’è spazio per un fantasma, che compare nell’incipit, nel primo episodio, chiamato Genesi, della miniserie del 2021.
La puntata si apre sulla figura di un pesce (simbolo cristologico, ma che Midnight Mass parlasse di religione era già chiaro dal titolo) posto sul retro di un’auto, illuminato dai lampeggianti della polizia; è notte e una carrellata ci porta nel mezzo di un incidente, uno scontro frontale tra due macchine.
Il movimento fluido della mdp ci “spiega” la scena: una ragazza è stesa a terra, due paramedici provano a rianimarla; di fronte a lei un uomo è seduto sul ciglio della strada, ammanettato. Un primo piano ci introduce Riley, (quasi) protagonista di questo racconto corale, che con sguardo annebbiato prova a mettere a fuoco ciò che è accaduto.
Stacco sulla ragazza a terra, che non dà segni di vita. In questa sorta di campo/controcampo tra un carnefice ubriaco e una giovane vittima il primo vede morire davanti ai suoi occhi la seconda: l’immagine di lei coperta di sangue, con il volto sfigurato dallo schianto e ornato da schegge di vetro gli rimane impressa a forza sulla retina, mentre quelle luci rosse e blu sottolineano impietose il dramma.
L’alcolizzato Riley, guidando in stato d’ebbrezza, ha ucciso un’adolescente. Viene condannato in tribunale e poi scortato in carcere: lo vediamo nella sua cella, dietro le sbarre, ha ricevuto alcune fotografie dalla famiglia e una Bibbia. Scende la sera, è il momento di coricarsi, di dormire, forse di dimenticare.
Riley si sdraia ed ecco che la mdp ruota con eleganza di 180º sul suo sguardo fisso nel vuoto: di fronte a lui appare il fantasma della ragazza che ha ammazzato, esattamente come l’ha “fotografata” quando è morta - sangue, frammenti di vetro, lampeggianti. Di nuovo un campo/controcampo tra i due, scandito da un montaggio secco, inquietante, ancora gli occhi di Riley smarriti, ancora sangue, vetro, lampeggianti. Il senso di colpa diventa un’immagine terribile che dà il tormento in eterno.
Questa bellissima aurora è da sempre, nella mente di Mike Flanagan, la prima scena di Midnight Mass, il progetto più personale del regista, che qui scrive e dirige tutte e sette le puntate, e che ha coccolato la storia per anni, pensandola prima come libro, poi come sceneggiatura per un lungo, infine come script per la tv (segni della sua ossessione sono gli easter egg in due film: in Hush e in Il gioco di Gerald compare una copia di un romanzo con lo stesso titolo).
In tutte le versioni in cui Flanagan ha ideato Midnight Mass, questo è l’inizio della narrazione. E non sorprende: l’autore sa cosa vuol dire avere un problema di alcolismo, conosce bene il tormento di Riley e riversa in lui molto di sé (non solo la dipendenza, ma anche l’ateismo e la concezione della religione e della fede); dunque la sequenza rappresenta una delle sue più atroci paure, lo scenario peggiore.
Metterlo in scena, dare corpo agli spettri, significa allora elaborare un trauma, guardarlo in faccia, fino a quando non farà più paura - l’arco narrativo di Riley si conclude nell’episodio 5: nel momento del suicidio, rivede la ragazza morta, che ora gli appare “integra”, com’era prima dell’incidente, una sorta di figura angelica che gli tende la mano, lo perdona e soprattutto gli permette di perdonarsi.
«Un fantasma può essere molte cose», dicevamo, ma ogni volta è la proiezione minacciosa di emozioni e pensieri umani, la rappresentazione deforme di un grumo interiore. E ogni volta il fantasma, per Flanagan, è un’immagine, la versione distorta, da incubo del reale. È così in Midnight Mass, e lo era già in molte opere precedenti: in Somnia la madre malata terminale di cancro diventava un mostro per il figlio rimasto orfano; in Hill House “la donna dal collo storto” è la raffigurazione della fine per la tormentata Nellie; in Bly Manor lo spirito del fidanzato di Dani la perseguita con i suoi occhi-fanale. Gli spettri assumono la stessa forma che avevano nel momento in cui sono passati dall’altra parte. Sono istantanee di morte, visioni sinistre di paure profonde che aleggiano di fronte a noi e ci costringono a sostenere lo sguardo.
La serie tv
Midnight Mass
Horror - USA 2021 - durata 60’
Titolo originale: Midnight Mass (2021)
Creato da: Mike Flanagan
Con Crystal Balint, Mike Flanagan, Matt Biedel, Quinton Boisclair, Annarah Cymone, Alex Essoe
in streaming: su Netflix Netflix basic with Ads
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta