Una macchina a mano che accarezza come un carrello, che ti mostra cose terribili senza edulcorarle nel nome dell’epica, ma che ha anche pietà delle ferite, le sofferenze, le debolezze, gli errori e gli orrori che ti sta mostrando: un giro intorno a un cumulo di cadaveri in mezzo ai quali si fa strada, all’improvviso, una mano spalancata che implora aiuto; un ospedale militare vicino alla linea del fronte della Prima guerra mondiale; un cortile nel quale allestire un’esecuzione “esemplare”; un buco nero che funziona anch’esso da ospedale, infossato da qualche parte in mezzo a un altipiano.
Campo di battaglia non racconta la guerra come ce la immaginiamo, quella che si vince a colpi di fucile e cannoni e titoloni sui giornali («Vittoria!»), ma l’altra: la guerra di chi è malamente sopravvissuto al fronte e non vuole tornarci, di chi ne cura le lacerazioni, di chi combatte le malattie, anche quelle sconosciute, anche le epidemie improvvise e devastanti, di chi è ligio alle regole e chi, invece, le regole le aggira e le inventa, e di chi si tira su le maniche e va avanti. «Qui non muore nessuno» non sono solo le ultime parole pronunciate nel nuovo film di Gianni Amelio, ma una specie di mantra, ripetuto due volte, un atto di volontà folle e disperato in un mondo fatto di malattia, dolore, morte, incomprensioni, buio, ricerche e certezze tutte più o meno vane. Non un film di guerra, perciò, ma un film sulle guerre che tutti, isolati o in gruppi, popoli, etnie, tutti noi poveracci, abbiamo combattuto e combattiamo quotidianamente.
Dietro una rigorosa ambientazione storica, fatta non solo e non tanto di divise, vagoni ferroviari, ville palladiane, quanto di linguaggi, dialetti incomprensibili l’uno all’altro che si mescolano in quel crogiolo di sangue, Campo di battaglia ci parla soprattutto di quello che stiamo vivendo, rinunciando all’epica e scegliendo invece un sofferto, rigoroso umanesimo. Importa poco, in realtà, chi vince e chi perde, se c’è un “buono” e un “cattivo” tra i quali scegliere: Giulio (Alessandro Borghi) e Stefano (Gabriel Montesi), i due amici e compagni di università divenuti medici militari, racchiudono entrambi ambiguità e debolezze, anche se oggi (ma forse anche allora, nel 1918, «l’anno della vittoria», come annuncia un’amara didascalia iniziale) è inevitabile scegliere la rigorosa dedizione alla ricerca e alla “salvezza”, costi quel che costi, cui si dedica Giulio dietro i suoi occhialini tondi, sfidando la combattiva rigidità di Stefano, figlio di una classe che non ammette sconfitte, ma che è umanamente morta.
E affidarsi a chi ha perso ancora prima di cominciare a “giocare”: la loro compagna di università, Anna (Federica Rosellini), che in quanto donna non à riuscita a laurearsi in medicina e per questo è diventata volontaria crocerossina, anche lei al fronte, testarda custode della vita. Un gran film sull’utopia, immerso per lo più in anfratti scuri e dolorosi (rari gli esterni e spesso grigiastri), dove niente sembra poter sopravvivere, se non quel filo assurdo che tiene ciascun essere legato alla vita. Nonostante tutto, anche oggi.
Il film
Campo di battaglia
Drammatico - Italia 2024 - durata 104’
Regia: Gianni Amelio
Con Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti, Vince Vicenzio, Alberto Cracco
Al cinema: Uscita in Italia il 05/09/2024
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