Buio, silenzio, assenza. Si potrebbe riassumere, in maniera essenziale, con queste tre parole l’aurora di Alien (1979) - a proposito: recuperate il numero 147 della newsletter Singolare, femminile, dedicato a Sigourney Weaver, l’eroina della saga Ellen Ripley.
L’incipit del capolavoro di Ridley Scott - esemplare primigenio che dà origine a un prolifico franchise e a innumerevoli copie, riscritture, imitazioni - nasce nell’oscurità dello spazio (e nello stesso modo finisce): prima uno sfondo nero, bucato dalla timida luce di alcune stelle lontane, poi una silhouette, con i credits che scorrono e le cinque linee verticali che poco a poco si trasformano nelle lettere che compongono il titolo.

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Alien
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Ancora, l’astronave Nostromo che galleggia tra le tenebre. I primissimi minuti sono avvolti dal buio, elemento che ricopre tutto il film (e l’intera saga): il reperto della navicella aliena ritrovato dagli astronauti è sepolto nell’ombra, mentre lo xenomorfo cresce nelle viscere del corpo ospite e si annida negli angoli scuri in attesa di attaccare, ed è proprio grazie alla mancanza di luce che il regista riesce abilmente a giocare con la paura dello spettatore (si pensi al primo assalto dell’alieno al malcapitato Harry Dean Stanton).

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L’inizio di Alien è poi scandito da pochi, sinistri rumori e suoni, e c’è un certo silenzio che pervade la scena di apertura (ripresa dall’incipit quasi muto del nuovo capitolo, il midquel Alien: Romulus di Fede Álvarez, che si pone come rispettoso omaggio al capostipite, al quale narrativamente si aggancia, come la navicella dei protagonisti che attracca alla “vecchia” stazione spaziale della Weyland-Yutani). In fondo lo diceva anche la geniale tagline del film, inventata dall’attrice e autrice Barbara Solinger Gips, moglie di Philip Gips, graphic designer al lavoro sul poster: «Nello spazio nessuno può sentirti urlare!».

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Il silenzio, qui, è soprattutto assenza di parole: per i primi sette minuti non ci sono dialoghi, perché non ci sono esseri umani, solo l’occhio della mdp che perlustra i labirintici corridoi vuoti della Nostromo, mentre l’equipaggio si trova ancora nelle capsule, addormentato. Ma quindi a chi appartiene quel punto di vista altro? Questi movimenti di macchina esplorativi sganciati da un soggetto (uno «sguardo indecidibile», come suggerisce Gianni Canova nel fondamentale L’alieno e il pipistrello - La crisi della forma nel cinema contemporaneo) suscitano un senso di inquietudine, e non solo perché non sappiamo chi sta effettivamente guardando: di fronte a un luogo umano ma svuotato dalla presenza umana, ecco che si avverte quella «sensazione di eerie» di cui parla Mark Fisher in The Weird and the Eerie e che «si verifica quando c’è qualcosa dove non dovrebbe esserci niente, o quando non c’è niente dove invece dovrebbe esserci qualcosa».

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Lungo i cunicoli di un’astronave, ambiente antropico, l’iniziale assenza di persone destabilizza e ci pone, già in partenza, al cospetto di qualcosa di alieno. È la stessa percezione che si prova davanti ai resti della nave extraterrestre rinvenuta più avanti nel film, e ancora Fisher sottolinea come l’inquietante sia strettamente connesso a rovine o strutture abbandonate: «Che cosa è avvenuto per originare quelle rovine, quell’assenza? Che genere di entità è coinvolta?».
«L’eerie riguarda l’ignoto», e un continuo confronto con l’ignoto lo mette in scena anche Alien, a cominciare dal suo incipit: cosa c’è di più inquietante di un luogo buio, silenzioso e vuoto, dove nessuno può sentirti urlare?

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Alien

Alien

Fantascienza - Gran Bretagna/USA 1979 - durata 115’

Titolo originale: Alien

Regia: Ridley Scott

Con Sigourney Weaver, Tom Skerritt, Harry Dean Stanton, Veronica Cartwright, John Hurt, Ian Holm

Al cinema: Uscita in Italia il 29/05/2023

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