Mentre scorrono i loghi delle case di produzione di Nope possiamo sentire in sottofondo alcune voci, applausi e risate pre-registrate, suoni di una sitcom che s’interrompono bruscamente, sostituiti da flebili grida in lontananza e forti e ripetuti colpi. Poi, su sfondo nero, affiora una citazione biblica, che anticipa, in sintesi, il cuore del terzo lungo di Jordan Peele: «Ti getterò addosso una lordura abominevole, ti renderò vile e ti renderò uno spettacolo». «I make you a spectacle», si legge, farò di te uno spettacolo, cioè un’attrazione, un fenomeno da baraccone da esporre a uno sguardo famelico, insaziabile, predatorio.
È ciò che accade allo scimpanzé Gordy nella sitcom Gordy’s Home con cui si apre il film: un’inquadratura fissa osserva una porzione di set televisivo semi distrutto e sporco di sangue sul quale compare la scimmia (vestita con abiti umani, come un freak, una curiosità), che si ferma, tocca il piede di un corpo senza vita, infine guarda in macchina.
L’incipit rimane, per una prima parte di film, enigmatico, senza una risposta, un puzzle a cui mancano ancora alcuni pezzi - come le aurore dei precedenti lavori di Peele: un ragazzo afroamericano rapito nottetempo in Scappa - Get Out; in Noi, che comincia tra l’altro in un luna park, la protagonista bambina si perde dentro un labirinto degli specchi, dove incontra il suo Doppelgänger. I tasselli andranno al loro posto via via che la storia procede e scopriamo allora che il frame iniziale è il punto di vista del piccolo Jupe, attore bambino e star dello show insieme al primate, unico sopravvissuto alla strage compiuta dall’animale impazzito durante la registrazione di un episodio nel 1998.
Nella opening scene, dunque, Gordy lo scimpanzé rivolge gli occhi in direzione del bimbo impaurito e quello sguardo bestiale è una sorta di testimone che l’animale passa all’uomo, lasciandogli in eredità un trauma da rielaborare attraverso l’ossessione per la spettacolarizzazione: da adulto, Jupe farà suo quello sguardo abominevole, perpetuandolo nel suo parco a tema western, mettendo in mostra un altro freak, l’alieno Jean Jacket, che però, come Gordy, non può essere addomesticato e quindi si ribella, divorando-guardando con le sue “fauci oculari” gli spettatori attorno a lui.
L’occhio è simbolo ricorrente in Nope, lo si capisce fin dall’inizio: dopo la sequenza appena citata, il film prosegue dagli anni 90 all’oggi, nel ranch della famiglia Haywood, da generazioni addestratori di cavalli per produzioni cinematografiche e televisive (sui titoli di testa compare l’esperimento di precinema di Edward Muybridge, la sequenza del cavallo al galoppo montato da un fantino afroamericano, che i protagonisti dicono essere il loro antenato, rivendicando una controstoria delle immagini, appropriandosi di una narrazione che li vuole ai margini).
Qui, una pioggia di oggetti cade dal cielo uccidendo il pater familias, colpito da una monetina proprio in un occhio. Presente c’è il figlio OJ, che però dà le spalle al padre, non vede quando viene ferito: spesso, nel film, lui nega lo sguardo - al contrario di Jupe, che lo ricambia, finendone preda -, perché sa che non guardare negli occhi il predatore è l’unico modo per salvarsi, così sceglie di dire nope.
Smettere di guardare è la vera sfida, non restituire lo sguardo ed evitare di entrare a fare parte di una infinita e smaniosa fiera delle illusioni. E l’incipit del film ci chiede proprio questo, perché quando Gordy la scimmia guarda in macchina, sta rivolgendo la domanda verso di noi, ci sta interrogando: sarete ancora lì a guardare?
Il film
Nope
Horror - USA 2022 - durata 131’
Titolo originale: Nope
Regia: Jordan Peele
Con Barbie Ferreira, Keke Palmer, Michael Wincott, Daniel Kaluuya, Steven Yeun, Donna Mills
Al cinema: Uscita in Italia il 11/08/2022
in streaming: su Google Play Movies Rakuten TV Microsoft Store Apple TV Amazon Video Mediaset Infinity
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