Bruno Michelucci (Valerio Mastandrea) è un professore di lettere melanconico e dedito all’uso di droghe, in profondo disagio con tutto ciò che contraddistingue il modo di fare “italiano” nella gestione dei rapporti affettivi, specie familiari. In La prima cosa bella (2011) Paolo Virzì usa il personaggio di Bruno per indagare ancora una volta quel groviglio tra psicologie e abitudini sociali che informa gli usi e le storie del nostro paese, attraverso il più classico dei rapporti: quello con la propria madre.

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La prima cosa bella

Anna Nigiotti (da giovane Micaela Ramazzotti, in età matura Stefania Sandrelli) è un vero caso di studio: tanto alternativa come modello genitoriale (specie nell’Italia bacchettona e sessualmente repressa degli anni ‘70, specchio convesso di un cinema che si voleva trasgressivo) quanto estremamente canonica nel suo affetto ammorbante e incondizionato.

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Ed è questo a renderla un personaggio straordinario e attraente, e al contempo intrinsecamente repressivo per un giovane ipersensibile come il figlio Bruno, che per tutta la vita deve competere con un amore così ingombrante, un peso affettivo mai digerito. Fino al momento fatale, che percorre tutto il film e si conclude nel finale.

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Anna vive i suoi ultimi giorni di vita, stroncata da un cancro, come ha vissuto tutti gli altri: prorompente, dinamica, ciarliera, eroticissima e insieme ingenua fino all’infantilismo, spontanea fin troppo, d’una spontaneità che reprime i figli e li mette nei guai o a disagio. E così il prof Bruno deve stordirsi, anche se in modi comici. Per Virzì i traumi vanno vissuti sorridendo, rendendoli buffi, farseschi.

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Modalità che non solo preserva il genere commedia, l’unico dal quale gli italiani si siano lasciati insegnare qualcosa, ma permette di sottolineare l’origine aliena, inspiegabile, della sofferenza di Bruno, che infatti non riesce a ‘dirla’ (tranne nel momento del ballo con la madre, ma anche lì senza riuscire a spiegarsela); e neanche lo spettatore può perché ciò che si vede è difficilmente riassumibile in una diagnosi, è un insieme di cose (mentalità da paese, misoginia interiorizzata, timidezza, anarchia relazionale e molto altro) che però non rendono ragione della sofferenza, sembrano tutti sintomi senza causa.

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Una personalità schiacciata, anche nelle proprie aspirazioni intellettuali, da una madre che non si può non amare e che infatti tutti sembrano amare tranne lui. Tanta sofferenza causata dalla bellezza e dall’amore (e dalla libertà. Altro tema non secondario) invece che dagli abusi e dall’abbandono: ecco il grande paradosso del film.

Nel finale i tre (Anna, Bruno e la sorella Valeria) si trovano al capezzale a ripercorrere una vita avventurosa, con un accento nostalgico che Bruno non riesce a condividere; di nuovo sente lì, come sempre, la madre non rimpiangere nulla e dichiarare che “ci siamo tanto divertiti”. L’incubo di un figlio è la spensieratezza di una madre: una distonia di caratteri e concezioni del mondo rimarchevole.

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Poi Anna muore, fuori campo, ché la finale immobilità di un personaggio così dinamico sarebbe stata “moralmente” irrappresentabile. Per tutto il film la risposta (perfino di un medico) al malessere di Bruno è una sola: vatti a fare un bagno al mare e passa tutto. Semplice, anzi semplicistica, ma è la soluzione finale che si concede Bruno appena subito il lutto. E finalmente sorride, si diverte, è leggero e spensierato. La splendida e dinamica Anna non c’è più: solo con la sua morte può sopraggiungere la felicità. La dolcezza e la raffinatezza del cinicissimo finale di Virzì sono spiazzanti e veicolano un nuovo paradosso: essere sereni è restare orfani.

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Autore

Dario Denta

Nato a Bari nel 1994, ha studiato Matematica e Filosofia tra Perugia e Firenze, caporedattore de Lo Specchio Scuro, è uno dei conduttori del podcast di cinema Salotto Monogatari. Ha scritto su Shiva Produzioni, L’inutile, Ghinea, La Chiave di Sophia, agit-porn e Immoderati e ha dato un piccolo contribuito al Dizionario Mereghetti 2022. Si interessa di estetica del cinema e della videoarte.

Il film

locandina La prima cosa bella

La prima cosa bella

Commedia - Italia 2009 - durata 116’

Regia: Paolo Virzì

Con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Aurora Frasca

Al cinema: Uscita in Italia il 15/01/2010

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