I rumori di un videoregistratore sui titoli di testa di Aftersun ne anticipano la prima immagine: l’esordio della scozzese Charlotte Wells si apre, infatti, con uno spezzone del filmino girato dall’undicenne Sophie durante le vacanze in Turchia insieme al padre Calum. Mentre le immagini scorrono spontanee e disordinate, intravediamo un’ombra nel video: è il riflesso sullo schermo di una tv della Sophie adulta che, seduta sul divano di casa sua, riguarda quel cimelio venuto da lontano, una danza di spettri digitali.

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Aftersun

Il film comincia così con un gioco di riverberi tra passato e presente, in cui la memoria si muove come uno sgranato nastro magnetico che può essere stoppato e riavvolto. Pausa e riavvolgi: con questi strumenti la Sophie di oggi osserva la sé di ieri e soprattutto conduce una personale, intima indagine sul papà, per provare a catturare quella figura evanescente con cui condivide lo spazio del filmato.

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Aftersun

Aftersun è dunque composto da flashback che raccontano quel viaggio estivo e il flusso di ricordi viene interrotto qua e là da sequenze altre: ci sono i frammenti della vita presente di Sophie e poi i brevi momenti in discoteca, schegge di luce stroboscopica nelle quali si scorge Calum mentre balla, sempre distante, indefinito, scene che sono proiezioni mentali della protagonista - una di queste compare anche nell’incipit, come a mostrare fin da subito la pasta di cui è fatto il film.

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Ma cosa riprende quel video che vediamo all’inizio? Registra il padre nella stanza dell’albergo dove i due alloggiano, la videocamera lo inquadra sul piccolo balcone, appena oltre il vetro della finestra: già in principio, lui appare dall’altra parte, lontano, e durante tutto il film ci sono sottili barriere che si frappongono tra i protagonisti (a partire dal già citato schermo in cui Sophie guarda nel passato, e poi la finestra, più avanti il vetro di una cabina telefonica).

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Aftersun

Questa distanza ci viene suggerita in un altro momento dell’incipit: quando Sophie zooma con la camera sul volto di Calum, lui si gira, distoglie lo sguardo, si allontana. Calum, chiuso nella sua insondabile tristezza (il film è, anche, il racconto della depressione, mai chiamata per nome ma piuttosto suggerita, invisibile eppure pesantissima), è irraggiungibile.

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Aftersun

In questo breve attimo (sottolineato con un freeze frame) è racchiuso il cuore di Aftersun, che narra la spasmodica ricerca di una figlia a caccia del fantasma paterno, il suo desiderio di capire il genitore, di svelare l’enigma che lo avvolge setacciando tra i ricordi, per loro natura inaffidabili.

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Aftersun

È interessante che Charlotte Wells - che ha inserito nella sua opera prima tracce autobiografiche, come nel corto Tuesday - abbia indicato tra le fonti d’ispirazione il documentario Silence Is a Falling Body (2017) dell’argentina Agustina Comedi, un lavoro di found footage in cui la regista monta i videotape realizzati dal padre defunto, cercando, a partire da quell’archivio di VHS, di ricostruire a posteriori l’immagine mancante del padre, proprio come fa Sophie nella fiction di Aftersun.

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Aftersun

Aftersun

Drammatico - Regno Unito, USA 2022 - durata 96’

Titolo originale: Aftersun

Regia: Charlotte Wells

Con Francesca Corio, Paul Mescal, Celia Rowlson-Hall

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