Giappone, anni 60: l’espansione urbanistica di Tokyo, sulla spinta del miracolo economico, invade i dintorni della capitale con il progetto della Tama New Town, «un’enorme città dormitorio verde e spaziosa in un grande piano di sviluppo mai visto prima in tempi antichi o moderni». Ecco che un esercito di ruspe assalta la collina di Tama, casa di volpi, faine, cerbiatti, tassi, lepri. E dei tanuki, creature del folklore nipponico, protagonisti del capolavoro di Isao Takahata che compie 30 anni (ed è di recente uscito in sala con la rassegna Un mondo di sogni animati di Lucky Red).
Pom Poko è una favola ecologista animata che racconta la lotta di questi canidi simili a procioni contro la sfrenata urbanizzazione, in una battaglia impari tra natura e antropizzazione. La strategia dei tanuki, esperti nel trasformismo, è quella di spaventare gli umani con la grande parata degli spettri - una bellissima sequenza di mirabolanti invenzioni, dove la leggendaria arte della metamorfosi dei tanuki è la perfetta occasione per far librare la creatività di Takahata con un’animazione surreale, liberissima, in continuo movimento da una forma a un’altra. Purtroppo, però, la parata viene rivendicata dal capo di un parco divertimenti come trovata pubblicitaria, vanificando gli sforzi dei pelosi abitanti della collina. Così i tanuki si disgregano di fronte alla sconfitta: c’è chi sceglie di salpare per mortiferi lidi lontani, chi propende per la lotta armata.
C’è poi chi - e arriviamo alla parte conclusiva del film - propone di «provare a gareggiare in illusionismo con gli umani»: il curioso e buono d’animo Shoukichi (che si scopre poi essere il narratore della storia) suggerisce di unire le ultime forze per «riportare il paesaggio a com’era prima». Come per magia, di fronte agli occhi meravigliati di uomini, donne e bambini, le terre rinverdiscono, gli alberi spuntano dal terreno, la natura si riprende i suoi antichi spazi. È un’illusione creata dai tanuki, certo, ma per pochi istanti il nastro si riavvolge, tornando indietro, ripristinando l’habitat che vediamo all’inizio del film, come in un malinconico diorama che ricostruisce uno scenario passato, un eden perduto, un tempo lontano.
Un’illusione per ricordare «com’era prima» e rivivere l’idillio con la memoria, per tollerare un’esistenza di fitti grattacieli e metropolitane affollate. «Diamine, se ammiro gli umani! Come riescono a sopportare una vita come questa?» si chiede Shoukichi quando ormai ha preso la decisione di cambiare forma e vivere in città, lavorando come impiegato. Forse sono proprio le illusioni a far sopravvivere uomini e tanuki, sogni e chimere partorite da quella «cosa terrificante» che è la psiche (come dicono due anziani durante la parata dei mostri).
Nei minuti finali di Pom Poko, Shoukichi, camuffato da uomo, cammina di sera in un vicolo e all’improvviso vede alcuni tanuki attraversargli la strada. Li segue e, in lontananza, riconosce i suoi amici, quelli che, incapaci di trasformarsi, vivacchiano in piccoli lembi di terra tra gli edifici. Stanno cantando e ballando, non hanno perso la vitalità.
Shoukichi sorride e corre loro incontro, risponde al richiamo della foresta, si toglie scarpe, giacca e cravatta - spogliandosi della sua maschera - e si trasforma ancora una volta in tanuki per unirsi ai compagni nella festa.
Un invito ambientalista a vivere in armonia con le forze della natura, a considerare altre specie che non siano solo quella umana in una rispettosa collaborazione uomo-natura, come sostiene l’agricoltore Toshio in Pioggia di ricordi. Nell’ultima scena di Pom Poko, l’inquadratura si allarga fino a mostrare quel minuscolo fazzoletto di verde in mezzo alla sterminata metropoli, microscopico ma resiliente spazio naturale che ancora resiste, che ancora danza in mezzo al cemento.
Il film
Pom Poko
Animazione - Giappone 1994 - durata 119’
Titolo originale: Heisei tanuki gassen pompoko
Regia: Isao Takahata
Al cinema: Uscita in Italia il 11/07/2024
in streaming: su Apple TV Netflix Netflix basic with Ads
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