L’orrore rinato

L’etica del Male è il Male. Si propaga di personaggio in personaggio come un virus. Una maledizione che contagia famiglie, animali, paesaggi, città. E quindi la prima intuizione di questo horror, che non ha paura di “fare” l’horror e quindi di lavorare tanto sulla mostruosità “diretta” dello splatter quanto sulla ridefinizione dei topoi del genere, è quella di scardinare la claustrofobia tipica del prototipo spaziale della possessione (la casa) per allargare geograficamente (e spiritualmente) il campo al road movie, perché di fatto When Evil Lurks è un (im)possibile film di fughe, metaforiche e fisiche, dal Male.

Il film dell’argentino Demián Rugna non a caso prende le mosse da un territorio rurale periferico e imprecisato, una terra di nessuno infestata da conflitti, cadaveri, deformità, superstizioni e maledizioni come fossimo piombati in una riscrittura fiction di Terra senza pane, il documentario “surrealista” di Buñuel del 1933. Qui, in questo spaziotempo dimenticato da Dio, due fratelli, Pedro e Jaime, si imbattono nel corpo marcio e infestato del vicino Uriel. Decidono di abbandonarlo a chilometri di distanza, senza seguire i criteri di “pulizia” dal maligno. E così, inevitabilmente, orrore e morte si propagano con l’obiettivo di dare una nuova nascita e una nuova forma al demone.

When Evil Lurks è, a tutti gli effetti, il work in progress di questa incubazione, scagliata come una freccia, a tutta velocità, nella costituzione di un corpo-horror “rinnovato”. Gli elementi della tradizione stanno lì, certo, ma per essere maciullati e sputati senza troppi fronzoli. Un film di contaminazione ma anche, paradossalmente, di depurazione.

Il film