«Quanti di voi pensano di conoscersi? Quanti conoscono il proprio Sé? E cosa direste se scopriste che il vostro Sé non è invece per nulla vostro ma è frutto di una costruzione, un’illusione, una fiction, un ruolo che avete interpretato per tutta la vita?». È quello che spiega ai suoi studenti Gary Johnson, professore di filosofia e psicologia in un college di New Orleans all’inizio del film. Secondo la più stereotipata concezione americana della filosofia continentale (ricordate Irrational Man di Allen? La filosofia ha sempre qualcosa di losco per l’America liberal!), Gary flirta con Nietzsche e Freud per spiegare che il Sé è sempre e solo una finzione sociale. E allora se è finto perché non cambiarlo, mettendosi nei panni di qualcun altro?
E in effetti il prof ha una seconda vita come poliziotto part-time sotto copertura e i casi della vita hanno finito per fargli “interpretare” un Sé molto più cool: quello di un finto sicario che incastrerà le persone che vogliono uccidere senza avere il coraggio di farlo in prima persona. Ci vuole una certa sospensione dell’incredulità per pensare che in Louisiana vi sia una tale richiesta di killer a pagamento (cosa che il film mette a tema con un inserto “saggistico” da cultural studies esilarante), ma il punto non è questo: il punto è che Gary di mattina insegna la costruzione sociale del Sé, e di pomeriggio la prova sulla sua pelle. E, secondo il più perturbante dei fantasmi hollywoodiani, a un certo punto la finzione prende il sopravvento.
Mentre Gary è sfigato come tutti i professori universitari di filosofia, Ron è sicuro di sé, Ron è un duro ma soprattutto è affascinante e attraente. E lo scopre quando ad assoldarlo è una donna che vuole liberarsi del marito e che lui - in modo non molto professionale - durante l’incontro sotto copertura per incastrarla convince a desistere dal suo piano criminale, per poi iniziare una relazione con lei. Il problema è che la sua carica erotica viene dall’essere Ron, un uomo che flirta con la morte, e non Gary, la cui vita è fatta di libri e animali da compagnia. Il vero punto di riferimento di Linklater per questo film (probabilmente inconsapevole) non è certo né Nietzsche né Freud (in realtà la sua americanizzazione da Ego Psychology, o al massimo Jung) ma G.K. Chesterton. E Chesterton sapeva che dietro a ogni vera figura di legge c’è sempre un potenziale filosofo e un potenziale criminale.
Gary/Ron è colui che incastra le persone che stanno per commettere un crimine o colui che le aiuta a esprimere quello che era solo un loro desiderio inconfessabile e represso? E se fosse lui a incarnare ed esprimere il loro desiderio più che a sanzionarne l’illegittimità (come i suoi travestimenti lasciano intendere)? E se lui fosse la causa del crimine, e la legge non fosse altro che una forma più alta e sublimata di crimine? Insomma la morale del film è proprio quella che ci ha sempre fatto amare Chesterton: mai fidarsi di un filosofo! Perché fanno qualcosa che è molto peggio di quello che fanno i killer, che al massimo mettono in atto un crimine. Loro sono disposti a pensarlo! Che è qualcosa di infinitamente più pericoloso.
Il film
Hit Man - Killer per caso
Azione - USA 2023 - durata 113’
Titolo originale: Hit Man
Regia: Richard Linklater
Con Adria Arjona, Glen Powell, Retta, Austin Amelio, Molly Bernard, Jo-Ann Robinson
Al cinema: Uscita in Italia il 27/06/2024
in streaming: su Google Play Movies Microsoft Store Rakuten TV Amazon Video Mediaset Infinity Timvision Apple TV
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