Se sui titoli di coda parte Tender dei Blur è forse perché l’umanità di Southland Tales di Richard Kelly dev’essere vista teneramente, non con la tenerezza giudicante di chi la guarda dall’alto in basso ma con la tenerezza empatica di chi sa di far parte di quel mondo. Il secondo film del regista di Donnie Darko, presentato a Cannes dividendo la critica, soggetto a tagli e a brusche manipolazioni – esiste addirittura una Cannes Cut, 14 minuti più lunga di quella theatrical – si conclude dove il kitsch di solito non è in grado di concludersi, su degli imprevisti lidi di tenerezza umana di fronte all’Apocalisse.

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Southland Tales

La complicata coralità di Southland Tales, o almeno quella che è sopravvissuta a più di due ore di complotti, ricatti, omicidi e doppi, tripli, quadrupli giochi, è nel finale risolta e fatta convergere nel cielo sopra Los Angeles. La maggior parte dei personaggi si dimenano dentro il Mega Zeppelin del Baron Von Westphalen (un ghignante Wallace Shawn), il creatore di un avanzato sistema tecnologico denominato Fluid Karma che sfruttando il moto ondoso dell’Oceano Pacifico emette un segnale che può energizzare l’intero Texas.

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Nel suo dirigibile si stanno dispiegando i plot twist che rivelano a Boxer Santaros, un Dwayne “The Rock” Johnson nei pratici panni di se stesso, di essere stato la cavia umana della USIdent in un esperimento sui viaggi nel tempo, e di aver perso la memoria proprio per quella ragione. Ha rimosso il passato, però ha scoperto il futuro: la sceneggiatura scritta a quattro mani da lui e dalla pornostar Krysta Now (Sarah Michelle Gellar senza freni) è profetica, prevede cosa succederà a causa del Fluid Karma, ed è la controprova che in Southland Tales la finzione esonda sempre nella realtà.

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Insieme a Boxer negli esperimenti era però coinvolto anche l’ufficiale di polizia e veterano della guerra in Iraq Roland Taverner, lo Seann William Scott dell’iconico Stifler di American Pie e vittima, durante l’esperimento, di uno sdoppiamento che aveva creato un suo clone adesso a zonzo come lui fra le strade di Los Angeles.

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Mentre Krysta balla di fronte a tutti con Boxer nel Mega Zeppelin, i due Roland si stringono la mano dentro un furgone dei gelati, e la stretta di mano scatena una reazione surreale che comincia a far levitare loro, il furgone e un altro componente del gruppo neo-marxista di cui Krysta fa parte, e che sta cercando di sfruttare il matrimonio di Boxer con la figlia del candidato repubblicano alla vicepresidenza Frost per estorcere dei soldi al politico. Il furgone sorvola il cielo di Los Angeles accanto al Mega Zeppelin; la stretta di mano è la propulsione verticale che permette al ribelle neo-marxista di sparare con il bazooka contro il dirigibile e farlo esplodere.

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Richard Kelly mette a fianco, in una panoramica di efficacia indiscutibile, il dirigibile e il furgone volante. Nel dirigibile la finzione, come già detto, sta prevalendo sulla realtà, e il mondo dello spettacolo, dei blockbuster e della pornografia è diventato regolamento essenziale del funzionamento delle cose. Nel furgone invece la stretta di mano dei due Roland è l’occasione per affrontare il fantasma reale dell’esperienza in Iraq, per elaborare il trauma e per decidere se perdonarsi o spararsi un colpo in testa.

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Il dirigibile esplode con uno scoppio mentre Boxer balla con la moglie che non ricorda di avere e con la pornostar neo-marxista che sa di amare; il furgone forse crollerà o continuerà a salire verso il Paradiso secondo la decisione di Roland, secondo il destino di quella stretta di mano. Così il mondo finisce, se davvero sta finendo.

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Di certo è il collasso che rivela e mostra agli occhi di tutti, con la chiarezza di un cielo stellato, quali sono le strategie e gli alibi con cui gli Stati Uniti nel 2006 rimuovevano i traumi di un Nuovo Millennio apocalittico, come sul perenne orlo di un Millennium Bug. Forse il mondo è già finito ma non ce ne siamo accorti.

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Autore

Marco Grifò

Il suo percorso di studi nulla ha a che vedere col cinema, ma è col cinema che avviene la sua vera formazione: appassionato fin dall’infanzia, autore-amatore nella community di filmtv.it da quando ha 17 anni e frequentatore ipercinetico di festival internazionali da quando ne ha 18. Collabora con la rivista di cinema Lo Specchio Scuro, ha pubblicato su Eidos e su Cinergie e co-gestisce il podcast di cinema Salotto Monogatari dalla fine del 2019. Dall’inizio del 2022 fa parte del team di programmazione del Sicilia Queer FilmFest di Palermo, e crede, a costo di passare per bizzarro, che l’horror found footage sia uno dei fenomeni più importanti e sottovalutati del nuovo millennio.

Il film

locandina Southland Tales

Southland Tales

Fantascienza - USA 2005 - durata 140’

Titolo originale: Southland Tales

Regia: Richard Kelly

Con Dwayne Johnson, Seann William Scott, Sarah Michelle Gellar, Justin Timberlake, Bai Ling, Miranda Richardson