Vent’anni fa usciva il director’s cut di Donnie Darko, una versione allungata di 20 minuti. La stessa versione che da poco (dal 3 al 5 giugno) è tornata al cinema, balzando subito al primo posto del box office (visto il successo dell’uscita evento, Notorious Pictures ha deciso di prolungare la tenitura in sala), a dimostrazione che gli enigmi del lungo d’esordio di Richard Kelly hanno ancora il potere d’irretire gli spettatori (suona la sirena di un inevitabile effetto nostalgia). È l’occasione dunque per tornare sul film, facendo qui riferimento alla versione originale.

Uscito nell’ottobre 2001 senza fare troppo rumore (l’incidente aereo della storia creava una dolorosa analogia con la recente tragedia dell’11 settembre), Donnie Darko si è fatto largo negli anni (grazie soprattutto all’home video), conquistandosi lo status di oggetto di culto, film-puzzle da smontare e interrogare, e su cui costruire interpretazioni e teorie (anticipa, in questo, la mania collettiva che si scatena a partire dal 2004 con Lost).

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Donnie Darko

La prima scena a essere girata è proprio quella iniziale, che si apre su una strada collinare, dove un corpo giace per terra, accanto a una bicicletta. La mdp s’avvicina lenta - come a voler risolvere il primo rebus dell’intreccio - e la figura stesa si muove: è un adolescente in pigiama (con il giovane volto di Jake Gyllenhaal), pare appena svegliatosi da un sogno, guarda il paesaggio e sorride - un sorriso arcano, come se lui fosse a conoscenza di qualcosa che a noi ora sfugge, come se avesse visto oltre, sospeso in una dimensione altra, aliena (gli extraterrestri ci saranno davvero in The Box, ultimo film del regista, inattivo dal 2009).

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Donnie Darko

Poi compare il titolo: è lui Donnie Darko e qui inizia il suo viaggio. Ancora assonnato, il ragazzo inforca la bicicletta e pedala sull’asfalto, in sottofondo suona The Killing Moon degli Echo & The Bunnymen (siamo nel 1988 e la colonna sonora, come l’atmosfera, è nostalgicamente Eighties), canzone che anticipa alcuni dei temi del film (il fato, la predestinazione, le premonizioni... Il ritornello recita: «Destino/contro la tua volontà/nel bene e nel male/aspetterà fino a quando/tu ti consegnerai a lui»).

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Donnie Darko

La camera segue Donnie mentre torna a casa, attraverso le strade di un quartiere residenziale della periferia americana, le villette schierate come bravi soldatini, in ordine. Il tipico scenario suburbano lindo e tranquillo che cela stranezze, misteri, perversioni, dalla Haddonfield di Halloween - La notte delle streghe alla Woodsboro di Scream, passando sopra il prato del giardino delle vergini suicide o tra l’erba di Velluto blu (e proprio a David Lynch sembra guardare ripetutamente il giovane Kelly per i garbugli del suo esordio), fino alla Derry di It, romanzo che vediamo tra le mani della mamma di Donnie, inquadrato proprio nella scena iniziale. Che si conclude con il Nostro dentro casa, davanti al frigorifero, sul quale c’è scritto «dov’è Donnie?» (domanda che, una volta concluso il film, può diventare “in quale dimensione è Donnie, in quale spaziotempo si trova?”).

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Donnie Darko

Con questa ripresa, punteggiata di ralenti, comincia l’avventura-rompicapo, tra horror e sci-fi: si respira un’atmosfera serenamente inquieta, pronta a mostrare gli artigli, a svelare incubi (come quell’origami che apre il romanzo di Stephen King, a proposito di incipit memorabili: «Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato di sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia»).
Ancora, la scena d’apertura imposta una modalità di racconto che ricorre lungo tutto il film, una sorta di schema che si ripete: la camera si muove fluida nello spazio, presentando i personaggi, mentre la musica fa da commento sonoro al posto dei dialoghi. Accade infatti poco oltre, all’arrivo di Donnie a scuola, con un pianosequenza che si aggira nei corridoi, fuori e dentro l’edificio (suona Head Over Heels dei Tears for Fears) e poi sul finale, con il girotondo di figure su Mad World cantata da Gary Jules.

Un incipit che fornisce alcune indicazioni sul futuro, che comincia piano, accompagnando per mano lo spettatore dentro la tana del Frank-coniglio, dentro un film-rifugio per tutti i millennial outsider che si specchiano nel disturbato ma (super)eroico protagonista, nella sua irrequietezza, nel suo oscillare tra le dimensioni, in un loop da cui provare a uscire attraverso la porta sul retro (la cellar door), spezzando il folle cerchio attorno al quale continuiamo a girare: «When people run in circles, it’s a very, very/mad world».

Autore

Giulia Bona

Giulia Bona è nata a Voghera e ha studiato a Milano, dove si è laureata in Lettere moderne e Studi cinematografici con una tesi su Agnès Varda e il riciclaggio creativo. Riempiva quaderni di storie e pensieri, dava inchiostro alla sua penna sul giornalino della scuola, ora scrive per Film Tv. Ama leggere, i sentieri di montagna, la focaccia e sorride quando vede un cane.

Il film

locandina Donnie Darko

Donnie Darko

Fantascienza - USA 2001 - durata 113’

Titolo originale: Donnie Darko

Regia: Richard Kelly

Con Jake Gyllenhaal, Maggie Gyllenhaal, Patrick Swayze, Drew Barrymore, Jena Malone, Mary McDonnell

Al cinema: Uscita in Italia il 26/11/2004

in streaming: su Apple TV Amazon Video Google Play Movies