È indiscutibile che Anselm Kiefer sia uno degli artisti più significativi della contemporaneità. La sua arte, sulla carta così eclettica (combina pittura, installazione, anarchitettura, arte povera: solo il video, significativamente, sembra assente), si pone al tempo stesso come utopia e riflessione sul passato - innanzitutto sul trauma della guerra (Kiefer, figlio di un nazista, nasce l’8 marzo 1945). Un esemplare saggio di Vincenzo Trione (Prologo celeste, Einaudi, 2023) parte dall’esplorazione degli immensi atelier-musei-laboratori di Croissy e di Barjac per ricostruire un’opera che dialoga con la cultura occidentale, dai miti greci al Romanticismo fino a Heidegger e oltre, arrivando ogni volta a intuizioni sconcertanti che ribaltano quella stessa cultura («Dio è anche male», «non credo nella scissione platonica tra spirito e materia»). Come portare tutto ciò sullo schermo? Wenders (che è nato il 14 agosto 1945) è quasi costretto a un metodo altrettanto eclettico di quello di Kiefer.
![scena](/imgbank/GALLERYXL/R202304/ftv45-6437eba6d92b5-ans2.jpg)
Parte dalle riprese spettacolari delle monumentali installazioni di Croissy, realizzate con gli ormai irrinunciabili droni. Mostra l’artista al lavoro nel suo atelier che, come già faceva Yves Klein, usa fuoco e acqua per lasciare tracce sulla tela. Assembla reperti e filmati d’epoca. Ascolta l’artista vivente che non spiega nulla ma rilancia: «L’insostenibile leggerezza dell’essere... L’essere è una parte fondamentale del nulla. Ma si può anche dire che il nulla è parte dell’essere. Sono legati insieme, c’è sempre simultaneità, non una cronologia. Ovviamente è rassicurante, perché se progetti qualcosa di grande, sai che il fallimento ne fa già parte» (Kiefer non guarda la macchina da presa, e alla fine gira la testa. Come se parlasse da un’altra dimensione).
![scena](/imgbank/GALLERYXL/R202305/ftv45-6457d5bc28a3b-an2.jpg)
Evoca ripetutamente i suoi riferimenti culturali, Paul Celan e Ingeborg Bachmann. E crea sequenze di re-enactment (in cui Kiefer bambino è interpretato dal nipote di Wenders e Kiefer giovane dal figlio di Kiefer) per evidenziare il rapporto dell’arte di Kiefer con la Storia. Quando il piccolo Anselm si aggira tra le macerie, è inevitabile il rimando a Germania anno zero di Rossellini, ma le citazioni sono rare. Usa anche il 3D, come fa da tempo, e per cui concepisce le sequenze forse più esornative (Kiefer equilibrista).
![scena](/imgbank/GALLERYXL/R202305/ftv45-6457d5b137808-an4.jpg)
Fa comunque le cose in grande, e commissiona al giovane Leonard Küßner gran parte della colonna sonora. Ma ha il buon senso di mettere tutto ciò al servizio dell’arte di Kiefer, senza parlare mai in prima persona e senza far pesare il proprio tocco d’autore (tanto che in certi momenti si potrebbe pensare di vedere un film di Herzog, e non di Wenders). Il risultato è un documentario che non è didascalico, non è una semplice celebrazione dell’artista, come se ne vedono tante, non è il tentativo di farci sentire vicini a lui; ma lascia che i materiali dialoghino maestosamente tra loro, senza osservare le regole di un prodotto per i canali tematici.
Il film
Anselm
Documentario - Germania 2023 - durata 93’
Titolo originale: Anselm
Regia: Wim Wenders
Al cinema: Uscita in Italia il 01/05/2024
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta