Due ragazze in fuga

Se il cinema fosse matematica, i frutti della separazione dei fratelli Coen svelerebbero l’elementare equazione alla base del loro touch “tragironico”. Nel 2021 il solo Joel ha firmato un Macbeth iper-stilizzato, rigoroso, serissimo, in b/n espressionista. Ora - dopo un doc su Jerry Lee Lewis, a Cannes 2022 ma mai distribuito - il solo Ethan (affiancato in script e montaggio da Tricia Cooke) ci presenta questa commedia on the road, dai colori accesi un po’ neon e un po’ confetto, tra la parodia del noir (con piani olandesi tanto inclinati da sembrar sul punto di ribaltarsi) e un B movie spensierato, denso di libidinoso college humour queer e passione camp.

È un oggetto strano, quasi inspiegabile, questo Drive-Away Dolls, in cui due amiche dai caratteri opposti - la libertina Jamie, una Margaret Qualley cartoonesca nelle movenze e nel calcato accento texano, e l’inesperta Marian, una Geraldine Viswanathan che con sottigliezza contrasta l’overacting della compagna - s’imbarcano in un viaggio di piacere (tra lesbian bar, soprattutto) in un’auto a noleggio, e dentro il bagagliaio trovano la classica valigetta attira-guai.

Sembra quasi uno scherzo, e probabilmente lo è, con l’energia e la frammentarietà di certo cinema indie anni 90 (in cui il film è ambientato), e una leggerezza esibita, una superficialità programmatica, un’allegria che pare determinata a contraddire gli affezionati del cosmico pessimismo coeniano mentre sovverte dall’interno, mettendole in burla, le convenzioni del gangster movie. Correndo il rischio di tutte le prese in giro, quello di fare arrabbiare chi non sta al gioco; ma chiaramente Drive-Away Dolls se ne frega, con una gioia travolgente.

Il film